© 2019 AURELIA HILTON
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono il frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a persone esistenti o esistite, attività, aziende, avvenimenti o luoghi è del tutto casuale.
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INTRODUZIONE
Congratulazioni e grazie per aver scaricato Desiderio e Devozione. Questo libro non è adatto ai puristi appassionati di Jane Austen. Più che altro, è per gli appassionati di Jane Austen che amano i personaggi di Elizabeth e del signor Darcy di Orgoglio e Pregiudizio e sono curiosi di scoprire cosa accadrebbe se i personaggi andassero in luna di miele.
Non aspettarti di leggere pagine sulla Reggenza inglese. Rilassati e goditi una storia spensierata. Una delle coppie più amate della letteratura vivrà una luna di miele spinta, per poi approdare alla vita dei novelli sposi.
Non serve conoscere Orgoglio e Pregiudizio per apprezzare questa lettura erotica, sebbene gli appassionati gradiranno i riferimenti disseminati e le battute per pochi.
Versati un bicchiere di vino, preparati del tè o fatti un bel bagno schiumoso. Ti aspetta un’esperienza appagante!
1° CAPITOLO
“Uff, Jane, torna sul tuo lato del letto” Elizabeth borbottò assonnata. Jane non si spostò, anzi la tirò a sé con più forza. Che strano. Il petto di Jane sulla sua schiena sembrò sorprendentemente ampio e deciso. E cos’è che le premeva contro il sedere? Mentre prendeva lentamente conoscenza, Elizabeth si accorse che in realtà non si trovava nel letto che da piccola condivideva con sua sorella. Era nel letto con il suo nuovo marito!
Elizabeth si mise comoda nelle braccia del signor Darcy, mentre sorrideva e arrossiva al ricordo della notte precedente, quando avevano consumato il loro matrimonio.
Il giorno prima
Mai schiavi dell’abitudine, Elizabeth e il signor Darcy partirono direttamente dal loro matrimonio e viaggiarono fino alla località balneare di Brighton. Quella di saltare il tradizionale banchetto fu una decisione scandalosa, ma la fortuna del signor Darcy e di Elizabeth dava loro quella libertà impensabile per le coppie meno abbienti. Sostanzialmente, destò scalpore tra le donne del villaggio di Longbourn. La cosa sembrava non preoccupare i novelli sposi. Le signore trovavano sempre qualcosa di cui sparlare.
I novelli sposi viaggiavano nella loro miglior carrozza, trainata dai cavalli più veloci, sfrecciando verso Brighton. Quella nella carrozza era la prima volta in cui rimasero realmente da soli con un po’ di intimità. La tensione era alle stelle e l’eccitazione così forte che la si poteva quasi toccare. Per la prima volta, Elizabeth si sentiva molto nervosa in compagnia dell’uomo che ora era suo marito. Anche se lo amava da morire e del quale si fidava ciecamente, sapeva che, dopo quella sera, lei non sarebbe stata più la stessa. Quella mattina, era figlia, sorella e ragazza nubile. Non sarebbe mai più stata la signorina Bennet. Ora era la signora Darcy. Quella sera, avrebbe completato la trasformazione da ragazza a donna, da sposa a moglie.
Durante il viaggio in carrozza, la coppia parlò del matrimonio, ridendo delle continue dichiarazioni della signora Bennet sul fatto che non avrebbe mai pensato che questo giorno sarebbe arrivato. Quando baciò il signor Darcy per fargli gli auguri, lo ringraziò per averle risparmiato altro stress. Chiacchierata a parte, Elizabeth era ancora preoccupata. Aveva solo una vaga idea di cosa ci si aspettasse da lei quella sera. La madre non era d’aiuto. L’unica cosa che diceva a sua figlia era di assecondare i desideri del marito. Sua sorella più piccola Lydia, sposata con un vero furfante, aveva provato a scioccarla con aneddoti riguardanti moglie e marito nel letto coniugale. Sopraffatta dall’ansia, le domande affollarono la sua mente alla velocità della luce. «Farà molto male? Cosa dovrei fare? Soddisferò mio marito? Rimarrò incinta? Sono pronta per avere un figlio?»
Era calata la notte quando i Darcy raggiunsero Castle Inn, dove avrebbero alloggiato per la durata della luna di miele. Mentre uscivano dalla carrozza, Elizabeth inspirò quanta più aria fresca possibile, nel tentativo di calmarsi. Il signor Darcy le porse la mano e un lampo di eccitazione e calore si unì al suo già ricco bagaglio di emozioni.
«Benvenuto, signor Darcy! Signora Darcy! Che piacere vedervi, finalmente» un uomo corpulento ma ben vestito li accolse calorosamente, inchinandosi dinanzi a entrambi. «Sono il signor Herbert, il maggiordomo di questa elegante dimora. I nostri inservienti più fidati si occuperanno della carrozza, dei cavalli e dei bagagli. Lasciate che vi accompagni in camera, dove dal balcone si gode di un’adorabile vista sull’oceano. Prego, seguitemi».
«Grazie, signore, che piacere» rispose il signor Darcy, che seguiva il signor Herbert e tirava la moglie per la mano. Elizabeth avanzava in una realtà che le sembrava si muovesse al rallentatore. Ora si trovava davanti all’edificio dove avrebbe perso la verginità. Oppure, come disse l’indecente Lydia, “sarebbe stata devastata dalla bestia dai due dorsi”. Non era sicura di voler sapere cosa avesse in mente.
Mentre il trio camminava per la pensione, diretto agli alloggi dei Darcy, il signor Herbert blaterava sulla storia di Castle Inn e delle tante attrazioni che attiravano molti esponenti dell’alta società nella località balneare di Brighton. Elizabeth era troppo presa dai pensieri per rispondere. Prendendo le distanze dai suoi consueti modi distaccati ma cordiali, il signor Darcy si sentiva euforico e portava avanti la conversazione per entrambi.
Dopo quel che sembrò un’eternità, ma anche in un batter d’occhio, il signor Herbert versò loro del vino nei bicchieri, prima di inchinarsi e uscire. Il signor Darcy accompagnò il signor Herbert alla porta e il forte scatto del chiavistello destò Elizabeth dal proprio stupore. Sobbalzò per la sorpresa, versando un po’ di vino lungo lo scollo del suo abito da sposa. Quale modo migliore per iniziare il soggiorno! Mentre sorrideva con imbarazzo, incrociò lo sguardo del suo nuovo marito. Lui la stava guardando come se potesse guardare attraverso l’abito e fosse capace di trasformarsi in una bestia che l’avrebbe inghiottita intera. Si accese una scintilla di calore tra le gambe di lei.
Il calore si diffuse fin sulle guance di Elizabeth, lei si voltò, mandando giù nervosamente il vino rimasto nel bicchiere. Il signor Darcy andò da lei con decisione e riempì il suo bicchiere di vino. La sua vicinanza, il suo profumo mascolino e la sua generosità erano travolgenti. Improvvisamente, la stanza ben arredata sembrò stretta e opprimente.
«Usciamo sul balcone, Fitzwilliam» squittì Elizabeth con una voce che non le apparteneva. Il signor Darcy annuì e le poggiò la mano sulla cintola, guidandola fuori. Elizabeth era certa che, quando lui avrebbe tolto la mano, l’impronta sarebbe rimasta impressa sul suo vestito nuovo.
Sul balcone, Elizabeth riprese a inspirare profondamente. Il profumo salmastro, l’aria fresca e il suono delle onde la calmarono come nulla avrebbe mai potuto fare. Si rilassò poggiandosi sul corpo del marito e lui le avvolse la cintola con le braccia. Mentre guardavano le onde danzare nell’oscurità, sorseggiavano il loro vino. Elizabeth riusciva a sentire solo l’infrangersi ritmico delle onde e il respiro di suo marito nell’orecchio. A volte sembrava un po’ troppo irregolare, tanto che Elizabeth si chiedeva se anche lui fosse nervoso.
Strano a dirsi, questo pensiero tranquillizzò e rassicurò Elizabeth. Non era una donna ingenua; sapeva che raramente uomini del calibro del signor Darcy arrivavano vergini al matrimonio. La popolarità dei bordelli garantiva questa tendenza! Tuttavia, nonostante la sua aria distaccata, lei sapeva che era un uomo sensibile. Di certo, con lei, sarebbe stato diverso. È chiaro che, con la persona amata e con la quale si intende condividere la propria vita, sarebbe speciale.
Come se riuscisse a leggerne i pensieri, il signor Darcy fece girare Elizabeth lentamente verso di lui. Prese delicatamente il bicchiere di vino dalla sua mano e mandò giù il contenuto in un sorso. «Attento, amore mio. Voglio che ricordiamo entrambi questa notte. Cerchiamo di non intossicarci troppo» disse lui con