Capitolo 5
La casa di Godfrey a Deal era in un piccolo cul-de-sac lungo il Church Path che andava in città partendo dalla chiesa di San Leonardo. Era tranquilla, arredata con sobrietà ma confortevole, con un piccolo giardino dove suo nonno coltivava uva spina, zucche e patate.
I suoi genitori si erano spostati nella grande stanza libera e a Godfrey era stata data la piccola camera da letto di fianco. Crebbe in quella stanza, che era nata come una stanza per un neonato con una culla e dei peluche, e la condivise per un certo periodo di tempo con la sua sorellina. Più tardi quando a Elizabeth – Lizzie – fu data la sua camera, divenne la tipica camera da letto di un ragazzo con modellini di navi e aeroplani che coprivano il vecchio cassettone dove teneva i suoi vestiti.
Aveva adorato suo nonno – mentre aveva trovato sua nonna un po’ tirannica. Sgridava suo marito perché viziava Godfrey se gli comprava un giocattolo o un gelato, e questo Godfrey lo trovava un po’ ingiusto. Gli volevano però bene e aiutavano Ernest e Margaret facendogli da babysitter quando volevano uscire. La nonna morì nel 1927 e poco dopo il suo adorato nonno la seguì.
Sin dalla più tenera età, Godfrey veniva portato sul lungomare e poi sul vecchio pontile. Da lì suo padre gli indicava gli alberi delle navi affondate alle Goodwin Sands e, in una giornata limpida, la costa della Francia a sole venti miglia, o poco più, di distanza. Dopo di questo c’era un gelato al bar di fronte e una camminata a casa per andare a prendere il tè. Chiedeva sempre a suo padre di raccontargli di quei relitti. "Le navi sono affondate durante la guerra?"
"Alcune, forse, ma le Goodwin hanno fatto affondare parecchie navi anche molto tempo prima."
"Eri su una nave durante la guerra, papà?"
“Sì”, rispondeva suo padre, ma non diceva nulla di più. Godfrey cercò di portare la conversazione su quell’argomento per parecchie volte ma ogni volta suo padre cambiava argomento.
"La tua nave è stata affondata?"
"Sì, ma andiamo a prendere un gelato – con 'i vermicelli al cioccolato'!"
Quell’invito di solito distraeva Godfrey, ma poi non si arrendeva e di nuovo suo padre non parlava della guerra. Tutto quello che seppe Godfrey, quando divenne più grande, fu che Ernest aveva delle cicatrici che provenivano dalle ferite che aveva subito nello Jutland. Era ancora in Marina, ma lavorava in un ufficio a Dover e non andava in mare.
“Perché non sei su una nave?” chiedeva.
“Non tutti gli ufficiali navali lavorano sulle navi. In effetti, ci sono un sacco di navi a terra.”
“Navi a terra – che non galleggiano?”
“Sì. Ad alcuni edifici navali vengono dati i nomi delle navi.”
“È proprio sciocco,” diceva Godfrey.
Prima che imparassero a nuotare, Ernest and Margaret portavano i bambini alla vicina St Margaret’s Bay, dove i nuotatori della Manica, rivestiti di grasso d’oca, partivano per fare il loro gelido viaggio fino alla Francia. C’era una spiaggia sabbiosa poco profonda ideale per imparare a nuotare, ma era sempre la loro madre, Margaret, che veniva in acqua a insegnare.
“Perché papà non nuota?” chiese un giorno Lizzie.
“Oh, sai, non gli piace l’acqua.”
“Ma perché se è così bello? Ti piace, vero mamma?”
“Sì certo, tesoro, ma papà si è molto spaventato durante la guerra, tutto qui.”
“Cosa è successo?”
“Oh, è caduto in acqua dalla nave e hanno dovuto salvarlo.”
“Ed è lì che si è procurato tutte quelle cicatrici?”
“Sì, tesoro – ma sai che non gli piace parlarne, perciò, per favore, non tormentarlo. Comunque tutti e due state nuotando veramente bene ora, no?”
Quando fu cresciuto a Godfrey e a sua sorella fu permesso di andare a piedi in città da soli. D’estate facevano il bagno presso la scoscesa spiaggia di ciottoli – anche se Lizzie non accompagnava suo fratello quando nuotava lontano dalla spiaggia preferendo restare dove toccava. I barcaioli locali cominciarono a conoscerli e avvertirono Godfrey delle forti correnti che potevano prenderti e portarti nelle acque profonde visto che il letto del mare scendeva molto rapidamente. Godfrey, però, era diventato un nuotatore sicuro e stava attento a non spingersi troppo al largo. Se veniva preso dalla corrente sapeva che doveva nuotare attraverso e non contro.
I bambini erano delusi per il fatto che loro padre non volesse mai nuotare con loro. In realtà, Ernest sembrava oltremodo preoccupato per il fatto che Godfrey nuotasse, si agitava e si raccomandava che stesse attento ogni volta che entrava in acqua.
“Puoi andare in spiaggia, certo. Ma, per favore, fa’ molta attenzione quando nuoti lì. Potresti non toccare e molto velocemente essere portato al largo.”
“Lo so, papà, ma sono un buon nuotatore, lo sai”.
“Sì, ma mi preoccupo lo stesso. E prenditi cura di Lizzie – non è una nuotatrice brava quanto te.”
“Perché sei così preoccupato?”
“Penso di avere un po’ paura dell’acqua, tutto qui.”
Poco dopo la nascita di Godfrey, i suoi genitori parlarono della sua istruzione. “Credo che dovremmo mandarlo a una scuola privata,” disse Ernest.
“Possiamo permettercelo?”
“Credo di sì. Mio padre si è offerto di aiutarci con le rette e io guadagno un salario discreto. So che hai dovuto lasciare il lavoro, ma possiamo farcela.”
“Hai in mente una scuola in particolare?”
“C’è una buona scuola qui nelle vicinanze, King’s Canterbury. Mi è stato detto che è la più vecchia scuola al mondo ancora attiva – è stata fondata nel 597, pare, da Sant’Agostino.”
“597? Spero che abbiano aggiornato i programmi da allora! Ma, seriamente, non credi che le scuole private siano un po’ da snob?”
Margaret, che non aveva frequentato le scuole private, non era impressionata dalla reputazione di “caccia, pesca e polvere da sparo” della scuola privata.
“Beh, io ci sono andato. Sono uno snob?”
“Certo che lo sei!” disse lei, guadagnandosi un buffetto amichevole dal suo affezionato marito. “In ogni caso è veramente troppo giovane perché si debba decidere ora.”
“In realtà no, dobbiamo prenotare un posto per tempo. Iscriviamolo alla scuola elementare – è a Sturry, vicino a Canterbury; vediamo come va lì e, se gli piace, può andare alle scuole successive. Altrimenti possiamo trovargli una scuola qui.”
Margaret fu d’accordo e ne fu felice di averlo fatto, perché Godfrey andò bene. Nella scuola primaria si interessò allo scoutismo e divenne un valido giocatore di rugby, diventando un componente dei “lupetti” e giocando nella squadra della scuola.
Si iscrisse alla King’s School nel 1934, indossando il tipico vestito con pantaloni a righe, giacca nera e collo a coda di rondine. Era un ragazzo socievole, bravo negli sport, diligente anche se non eccessivamente studioso, e popolare tra i suoi compagni. Aveva ereditato le abilità linguistiche di suo padre e sua madre. La sua materia migliore era il francese e il suo insegnante di lingue lo introdusse al tedesco che imparò velocemente con l’aiuto a casa di suo padre.
Essendo già robusto quando arrivò al King’s, si trovò a far parte della squadra junior di rugby già al primo trimestre, giocando come mediano di mischia. Fu in genere in grado di evitare il bullismo a cui erano sottoposte la maggior parte delle matricole. La scuola aveva ancora l’usanza per cui le matricole ricevevano una piccola paga per fare i servitori dei ragazzi più grandi, ma Godfrey non era interessato. Tuttavia, i ragazzi più vecchi spesso trascinavano i ragazzi più giovani