Sebbene il Midwest fosse reputato terra di salubri valori tipicamente americani, in qualche modo, non la sorprese che le persone commettessero degli omicidi lì. Per quanto la riguardava, solo la campagna sarebbe stata sufficiente a fare impazzire una persona.
In parte per allontanare la sua mente dal paesaggio, Riley tirò fuori il cellulare, per inviare un messaggio a tutta la sua famiglia, composta da April, Jilly, Liam e Gabriela.
Sono arrivata sana e salva.
Rifletté per un momento, poi aggiunse …
Già mi mancate tutti. Ma probabilmente tornerò prima che ve ne accorgiate.
Dopo circa un’ora che erano sulla strada a doppia corsia, Doty svoltò su una sterrata.
Mentre continuava a guidare, disse: “Stiamo arrivando alla terra di George Tully ora.”
Riley si guardò intorno. Il panorama era sempre uguale: vasti ettari di campi non coltivati interrotti da canali, recinzioni e file di alberi. Notò una sola grande casa nel bel mezzo del tutto, proprio accanto ad un fienile diroccato. Immaginava che dovesse trattarsi dell’abitazione di Tully e della sua famiglia.
Era una casa dall’apparenza strana, che sembrava essere stata allargata nel corso degli anni, probabilmente nell’arco di diverse generazioni.
Dopo poco videro dinnanzi a loro il veicolo del coroner, parcheggiato sul bordo della strada. Diverse altre auto erano ferme nelle vicinanze. Doty parcheggiò proprio dietro il furgone del coroner, e Riley e Jenn seguirono lui e il più giovane partner in un campo recentemente coltivato.
Riley vide tre uomini fermi, accanto a un punto in cui la terra era stata scavata. Non riuscì a stabilire che cosa fosse stato trovato lì, ma intravide un pezzo di stoffa dai colori vivaci fluttuare nella brezza primaverile.
E’ lì che è stata seppellita, realizzò.
Ed in quel preciso momento, Riley fu colpita da una strana sensazione.
L’idea che lei e Jenn non avrebbero fatto nulla in quel posto era svanita.
Avevano del lavoro da fare: una ragazza era morta, e non si sarebbero fermate fino a quando il killer non fosse stato trovato.
CAPITOLO DIECI
Due persone erano ferme accanto ad un corpo, che era stato appena scoperto. Riley si diresse verso uno di loro, un uomo robusto di circa la sua età.
“Il Capo Joseph Sinard, presumo” lei disse, offrendogli la mano.
L’uomo annuì e le strinse la mano.
“La gente di qui mi chiama semplicemente Joe.”
Sinard indicò un uomo obeso e dall’espressione annoiata sulla cinquantina, che era accanto a lui: “Questo è Barry Teague, il coroner della contea. Voi due siete le agenti dell’FBI che stavamo aspettando, immagino.”
Riley e Jenn mostrarono i loro distintivi e si presentarono.
“Ecco la nostra vittima” Sinard disse.
Indicò un punto in fondo al buco poco profondo, dove una ragazza giaceva a terra con indosso un prendisole arancione acceso. Il vestito era tirato su fin sopra le cosce, e Riley vide che le era stata tolta la biancheria. Non indossava le scarpe. Il viso era insolitamente pallido, e la bocca spalancata conteneva ancora della terra. Gli occhi anche erano spalancati. Il corpo sporco di terra era privo di colore, non aveva più quello tipico di un essere umano.
Riley tremò un po’. Raramente provava alcuna emozione, vedendo un cadavere: ne aveva visti talmente tanti nel corso degli anni. Ma questa ragazza le rammentava troppo April.
Riley si rivolse al coroner.
“E’ giunto a qualche conclusione, Signor Teague?”
Barry Teague si accovacciò accanto alla buca, e Riley fece lo stesso.
“La situazione è brutta, molto brutta” disse con una voce priva di emozione.
Indicò le cosce della vittima.
“Vede quei lividi?” lui chiese. “Mi fanno pensare che sia stata stuprata.”
Riley non lo disse, ma era certa che l’uomo avesse ragione. A giudicare dall’odore, immaginò anche che la ragazza fosse morta la notte precedente, e che fosse rimasta sepolta per la maggior parte di quel tempo.
Poi, chiese al coroner: “Quale pensa sia la causa della morte?”
Teague emise un verso che esprimeva impazienza.
“Non lo so” rispose. “Forse se voi federali mi lasciaste portare il corpo via da qui, facendomi fare il mio lavoro, potrei scoprirlo.”
Riley era incollerita dentro di sé. Il risentimento dell’uomo nei confronti della presenza dell’FBI era palpabile. Lei e Jenn Roston stavano per trovare molta resistenza da parte dei locali?
Si rammentò che era stato il Capo Sinard a richiedere la loro presenza. Almeno, poteva contare sulla sua collaborazione.
Poi, si rivolse di nuovo al coroner: “Può portarla via ora.”
Si rimise in piedi e si guardò intorno. Vide un uomo anziano a circa quindici metri di distanza, sporgersi contro un trattore e guardare verso il corpo.
“Chi è quello?” chiese al Capo Sinard.
“George Tully” fu la risposta di Sinard.
Riley ricordò che George Tully era il proprietario di quella terra.
Lei e Jenn lo raggiunsero e si presentarono. Tully sembrò a malapena notare la loro presenza. Continuava a guardare verso il corpo, mentre la squadra di Teague si preparava attentamente a rimuoverlo.
Riley gli disse: “Signor Tully, so che è stato lei a trovare la ragazza.”
L’uomo annuì, quasi annoiato, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal cadavere.
Riley proseguì: “So che è difficile. Ma per favore, potrebbe raccontarmi che cos’è successo?”
Tully si espresse con voce vaga e distante.
“Non c’è molto da dire. Io ed i ragazzi siamo usciti stamattina presto per seminare. Ho notato qualcosa di strano nel suolo, lì. Il suo aspetto mi ha preoccupato, perciò ho iniziato a scavare … e poi, l’ho trovata.”
Riley sentiva che Tully non sarebbe stato in grado di dirle molto.
Jenn chiese: “Ha idea di quando il corpo possa essere stato sepolto qui?”
Tully scosse la testa senza aggiungere nulla.
Riley si guardò intorno per un istante. Il campo sembrava essere stato recentemente arato. “Quando avete arato il campo?” insisté con una nuova domanda.
“L’altro ieri. No, ancora prima. Stavamo appena cominciando a seminarlo oggi.”
Riley cominciò a riflettere. Sembrava reggere la sua ipotesi che la ragazza fosse stata uccisa e poi sepolta la notte precedente.
Tully diede un’occhiata veloce, mentre continuava a fissare davanti a sé.
“Il Capo Sinard mi ha detto il suo nome” l’uomo disse. “Katy, il cognome era Philbin, mi sembra. Stranamente, non riconosco quel nome. E non riconosco nemmeno lei. Una volta …”
Poi fece una pausa di un istante.
“Una volta conoscevo piuttosto bene tutte le famiglie in città, e anche i loro figli. I tempi sono cambiati.”
C’era un’insensibile, dolorosa tristezza nella sua voce.
Riley riuscì a sentire il suo dolore ora. Era sicura che avesse sempre vissuto lì, così