Ora e per sempre . Sophie Love. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Sophie Love
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Серия: La Locanda di Sunset Harbor
Жанр произведения: Современные любовные романы
Год издания: 0
isbn: 9781632918932
Скачать книгу
la casa e vedere cosa contenesse, se mai c’era qualcosa. La casa era così buia la sera prima che non era riuscita a dare tanto un’occhiata in giro, ma adesso con la luce del giorno era una cosa più facile a farsi. Andò prima in cucina, guidata istintivamente dallo stomaco che brontolava.

      La cucina era ancora più disastrata di quanto le fosse sembrato la sera prima. Il frigorifero – un Prestcold originale color panna degli anni Cinquanta che suo padre aveva trovato a un mercatino estivo dell’usato – non funzionava. Cercò di ricordare se lo avesse mai fatto, o se fosse stato un altro fastidio per sua madre, un’altra di quelle cose inutili con cui suo padre aveva riempito la casa. Emily trovava le sue collezioni noiose quando era piccola, ma adesso faceva tesoro di quei ricordi, aggrappandosi a essi più forte che poteva.

      Dentro al frigo Emily trovò solo un odore terribile. Lo chiuse subito, assicurando bene la porta prima di mettersi a esaminare il contenuto delle credenze. Lì trovò una vecchia scatoletta di mais con l’etichetta completamente scolorita dal sole, e una bottiglia di aceto di malto. Considerò brevemente di prepararsi qualcosa da mangiare con quelle cose, ma decise di non essere ancora così disperata. L’apriscatole era bloccato dalla ruggine comunque, quindi neanche volendo avrebbe potuto mangiare il mais.

      Poi andò nella lavanderia, dove si trovavano la lavatrice e l’asciugatrice. La stanza era buia, la finestrella coperta dal compensato come molte altre della casa. Emily premette il bottone delle macchine ma non si sorprese nel vedere che non funzionavano. Sempre più frustrata dalla situazione, Emily decise di passare all’azione. Si arrampicò sulla credenza e tentò di strappare via un pezzo di compensato. Era più difficile di quanto si aspettasse, ma lei era determinata. Tirò e tirò, usando tutta la forza delle sue braccia. Alla fine l’asse cominciò a spaccarsi. Emily diede un ultimo strattone e il compensato cedette, venendo completamente via dalla finestra. Ci aveva messo così tanta forza che Emily cadde dal piano, la pesante asse le scivolò dalle mani e oscillò contro la finestra. Emily sentì il rumore della finestra che si rompeva nello stesso momento in cui si schiantava sul pavimento, attorcigliandosi su se stessa.

      L’aria gelida entrò subito nella lavanderia. Emily gemette e si rimise a sedere prima di controllare il corpo ammaccato per assicurarsi di non avere niente di rotto. Le faceva male la schiena e se la strofinò mentre guardava la finestra rotta che lasciava entrare un fioco fiume di luce. La frustrò vedere che nel tentativo di risolvere un problema aveva solo peggiorato le cose.

      Fece un respiro profondo e si mise in piedi, poi con attenzione raccolse l’asse dalla credenza dove era caduta. Pezzetti di vetro caddero a terra e si ruppero. Emily controllò l’asse e vide che i chiodi erano completamente ricurvi. Anche se fosse stata in grado di trovare martello – cosa di cui dubitava fortemente – i chiodi erano comunque troppo ricurvi. Poi vide di essere riuscita a spaccare la cornice della finestra mentre strappava il compensato. Doveva cambiare tutto.

      Emily aveva troppo freddo per rimanere nella dispensa. Attraverso la finestra rotta si confrontò con lo stesso e infinito bianco panorama nevoso. Agguantò la coperta dal pavimento e se la rimise sulla spalle, poi lasciò la dispensa e si diresse nel soggiorno. Almeno lì era in grado di accendere il fuoco e scaldarsi un po’ le ossa.

      Nel soggiorno, l’odore confortante del legno bruciato era ancora nell’aria. Emily si accucciò davanti al caminetto e si mise ad accatastare frasche e ciocchi su piramidi. Questa volta si ricordò di aprire la canna fumaria, e fu un sollievo quando la prima fiamma prese vita.

      Tornò sui talloni e si scaldò le mani infreddolite. Poi si accorse del pentolino dove Daniel aveva preparato il tè seduto davanti al fuoco. Non aveva rimesso in ordine, e il pentolino e le tazze erano ancora dove le avevano lasciate la notte precedente. Le attraversarono la mente i ricordi di lei e Daniel che condividevano il tè, parlando della vecchia casa. Le brontolò lo stomaco, ricordandole la fame, e decise di preparare un po’ di tè proprio come Daniel le aveva mostrato, pensando che le avrebbe calmato la fame almeno per un po’.

      Non appena terminato di sistemare il pentolino sul fuoco, sentì lo squillo del telefonino venire da qualche punto della casa. Anche se si trattava di un suono familiare, fece un salto a sentirlo suonare adesso, con l’eco che rimbombava nei corridoi. L’aveva lasciato perdere quando si era accorta che non prendeva, quindi lo squillo era davvero una sorpresa.

      Emily balzò in piedi, abbandonò il tè e seguì il rumore. Trovò il cellulare sul mobile dell’ingresso. La chiamava un numero sconosciuto, e rispose un po’ confusa.

      “Oh, um, ciao,” disse l’anziana voce da uomo all’altro capo del filo. “È lei la signora che sta al quindici di West Street?” Il segnale non era buono e la voce dolce ed esitante dell’uomo si sentiva appena.

      Emily si accigliò, confusa dalla telefonata. “Sì. Lei chi è?”

      “Mi chiamo Eric. Io, ecco, io consegno il gasolio in tutte le proprietà dell’area. Ho sentito che sta alla vecchia casa così ho pensato di passare per una consegna. Cioè, se, be’, se le serve.”

      Emily poteva crederci a stento. Le notizie ci avevano messo ben poco a girare nella piccola comunità. Ma un attimo; come aveva avuto Eric il suo numero di cellulare? Poi si ricordò che Daniel le aveva guardato il telefono quando gli aveva detto di aver problemi con la linea. Doveva averlo visto e memorizzato, con l’idea di passarlo a Eric. Addio orgoglio, poteva a malapena contenere la sua gioia.

      “Sì, sarebbe fantastico,” rispose. “Quando può venire?”

      “Be’,” rispose l’uomo con la solita voce nervosa e quasi imbarazzata. “A dire il vero sono già sul furgone e sto venendo lì.”

      “Sul serio?” balbettò Emily, non riuscendo a credere alla sua fortuna. Diede un’occhiata all’ora sul cellulare. Non erano neanche le otto. O Eric si recava al lavoro prestissimo normalmente, o stava facendo questo viaggio proprio per lei. Si chiese se l’uomo che le aveva dato un passaggio la scorsa notte si fosse messo in contatto con l’azienda del gasolio per conto suo. O era stato lui o… Daniel?

      Scacciò il pensiero dalla mente e riportò l’attenzione alla conversazione telefonica. “Riuscirà ad arrivare qui?” chiese. “C’è molta neve.”

      “Di questo non si preoccupi,” rispose Eric. “Il furgone può sopportare la neve. Si assicuri che ci sia la strada libera fino alla cisterna del gasolio.”

      Emily si spaccò il cervello cercando di ricordare se aveva visto una pala da qualche parte in casa. “Okay, farò del mio meglio. Grazie.”

      Cadde la linea ed Emily si mise in azione. Corse di nuovo in cucina, controllando ogni credenza. Non c’era nulla che neanche si avvicinasse a ciò di cui aveva bisogno, quindi provò con tutte le credenze della dispensa, e poi quelle della lavanderia. Alla fine trovò una pala da neve puntellata contro la porta sul retro. Emily non aveva mai pensato in vita sua di potersi sentire così emozionata all’idea di vedere una pala, ma ci si aggrappò come a una cima di salvataggio. Era così elettrizzata che quasi si dimenticò di indossare delle scarpe. Ma come la sua mano passò sopra al chiavistello per aprire la porta sul retro, vide le sue scarpe da ginnastica che facevano capolino da una borsa che aveva lasciato lì. Le indossò velocemente e poi tirò la porta, tenendo stretta la preziosa pala.

      Subito, la gravità e la portata della tempesta di neve le divennero chiare. Guardare la neve dalla finestra era una cosa, ma vedere il cumulo di novanta centimetri che le si stagliava davanti come un muro di ghiaccio era un’altra.

      Emily non sprecò tempo. Mandò a sbattere la pala contro il muro di neve e ghiaccio e cominciò a scolpire un passaggio fuori dalla casa. Era difficile; nel giro di pochi minuti sentì il sudore gocciolarle lungo la schiena, le braccia doloranti, ed era sicura che avrebbe avuto le vesciche alle mani una volta finito.

      Dopo aver attraversato novanta centimetri di neve, Emily cominciò a trovare il ritmo. C’era qualcosa di catartico in quel lavoro, sullo slancio necessario a spalare la neve. Persino la sgradevolezza fisica sembrava importare meno quando cominciò a vedere come i suoi sforzi la stessero ripagando. A New York il suo sport preferito era correre sul tapis roulant, ma questo era l’allenamento