Così nascosta, così riparata dal resto del mondo, Gwen non poteva immaginare come qualcosa di brutto potesse mai capitare a quel luogo.
Il re sospirò.
“Difficile immaginare che questo posto stia morendo,” disse, e lei si rese conto che stava pensando come lei.
“Difficile immaginare,” aggiunse, “che io sto morendo.”
Gwen si voltò verso di lui e vide i suoi occhi azzurri e sofferenti, pieni di tristezza. Provò un’ondata di preoccupazione.
“Di quale malattia, mio signore?” gli chiese. “Sicuramente, di qualsiasi cosa si tratti, è qualcosa che i guaritori possono trattare.”
Scosse lentamente la testa.
“Sono stato da ogni guaritore,” le rispose. “I migliori del regno, ovviamente. Non hanno nessuna cura. È un tumore che si sta diffondendo dentro di me.”
Sospirò e guardò verso l’orizzonte e Gwen si sentì oppressa dalla tristezza per lui. Perché accadeva sempre, si chiese, che le persone buone venivano colpite dalla tragedia mentre i malvagi in qualche modo riuscivano a rigogliare?
“Non provo pietà per me stesso,” aggiunse il re. “Accetto il mio destino. Ciò che ora mi preoccupa non è me stesso, ma la mia famiglia. I miei figli. Il mio regno. Questo è tutto ciò che conta adesso. Non posso progettare il mio futuro, ma almeno posso programmare il loro.”
Si voltò verso di lei.
“Ed è per questo che ti ho chiamata.”
Gwen si sentiva spezzare il cuore per lui e sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarlo.
“Per quanto io voglia,” gli rispose, “non vedo come possa aiutarti. Hai un intero regno a tua disposizione. Cosa posso offrire io che non possano fare già gli altri?”
Lui sospirò.
“Abbiamo in comune gli stessi obiettivi,” le disse. “Tu desideri vedere l’Impero sconfitto e anche io. Tu desideri un futuro per la tua famiglia, per il tuo popolo, un luogo di salvezza e sicurezza, lontano dalle grinfie dell’Impero. Lo desidero anche io. Ovviamente abbiamo questa pace qui e adesso, dietro al riparo del Crinale. Ma non è una vera pace. La gente libera può andare ovunque, noi no. Non saremo mai liberi fino a quando ci nasconderemo. C’è una differenza sostanziale.”
Sospirò di nuovo.
“Ovviamente viviamo in un mondo imperfetto e questo potrebbe essere il meglio che abbiamo da offrire. Ma io penso di no.”
Fece silenzio a lungo e Gwen si chiese dove volesse andare a parare.
“Viviamo le nostre vite nella paura come mio padre fece prima di me,” continuò alla fine. “Paura di essere scoperti, che l’Impero ci trovi qui nel Crinale, che arrivino e portino la guerra alle nostre porte. E i guerrieri non dovrebbero mai vivere nella paura. C’è una linea sottile tra sorvegliare un castello ed avere paura di uscire tranquillamente allo scoperto. Un grande guerriero può fortificare i cancelli e difendere il suo castello, ma un guerriero ancora più grande può spalancarli e affrontare senza paura chiunque bussi.”
Si voltò verso di lei e vide la determinazione regale nei suoi occhi, poté sentire la forza che emanava e in quel momento capì perché era re.
“Meglio morire affrontando il nemico, coraggiosamente, che aspettare al sicuro che arrivi alle nostre porte.”
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