“Signore, ci sono novità.”
Elden si voltò e vide una delle reclute, Merek, l’ex-ladro, correre verso di lui con gli occhi sgranati. Interrotto nel mezzo delle sue riflessioni, Elden si innervosì.
“Ragazzo, ti ho detto di non interrompere mai…”
“Ma signore, non capite! Dovete…”
“No, sei TU che non capisci,” ribatté Elden. “Quando le reclute si stanno allenando, non…”
“GUARDATE!” gridò Merek afferrandolo e indicando con una mano.
Elden, furioso, stava per afferrare Merek e scagliarlo via, ma poi guardò all’orizzonte e rimase pietrificato. Non riusciva a comprendere ciò che vide. Lì, in lontananza, salivano in aria grandi nuvole di fumo nero. Venivano dalla direzione della Corte del Re.
Elden sbatté le palpebre, non capendo. Poteva essere mai possibile che la Corte del Re stesse andando a fuoco? E come?
Forti grida si levavano all’orizzonte, le grida in un esercito, insieme al rumore di cancelli che venivano abbattuti. Il cuore di Elden gli affondò nel petto: i cancelli della Corte del Re erano stati divelti. Sapeva che questo poteva significare solo una cosa: un esercito vero e proprio aveva invaso. Quel giorno, il Giorno del Pellegrinaggio, la Corte del Re era stata presa d’assedio.
Conven e O’Connor scattarono in azione, gridando alle reclute di interrompere ciò che stavano facendo e di rimanere in gruppo.
Le reclute si affrettarono a ubbidire e Elden si portò accanto a Conven e O’Connor che, in silenzio e sull’attenti, attendevano istruzioni.
“Uomini,” gridò Elden. “La Corte del Re è stata attaccata!”
Si levò un mormorio sorpreso e agitato tra le file dei ragazzi.
“Non siete ancora parte della Legione e di sicuro non siete soldati dell’Argento né forti guerrieri cui sarebbe richiesto di affrontare un esercito vero e proprio. Quegli uomini stanno invadendo per uccidere e se li affronterete potreste perdere la vita. Io, Conven e O’Connor abbiamo il dovere di proteggere la nostra città e dobbiamo ora partire per andare in guerra. Non mi aspetto che nessuno di voi si unisca a noi. A dirla tutta, vi dissuado dal farlo. Ma se qualcuno volesse, si faccia avanti ora, consapevole del fatto che potrebbe ben facilmente morire sul campo di battaglia oggi stesso.”
Seguì qualche momento di silenzio, poi improvvisamente ogni singolo ragazzo davanti a loro fece un passo avanti, con coraggio e fierezza. Elden si sentì estremamente orgoglioso.
“Siete diventati tutti uomini oggi.”
Elden montò a cavallo e gli altri lo imitarono: lanciarono tutti un grido di battaglia e si lanciarono all’unisono, da uomini, pronti a rischiare la vita per il loro popolo.
*
Elden, Conven, e O’Connor facevano strada seguiti da un centinaio di reclute, tutti al galoppo, con le armi sguainate, verso la Corte del Re. Mentre si avvicinavano Elden fu scioccato di vedere numerose migliaia di McCloud che oltrepassavano i cancelli. Un esercito ben organizzato che aveva scelto il Giorno del Pellegrinaggio per tendere un’imboscata alla Corte del Re. Erano in minoranza, almeno dieci a uno.
Conven sorrideva portandosi avanti a tutti.
“Proprio il genere di situazioni che piacciono a me!” gridò, lanciando un urlo di battaglia e galoppando davanti a tutti, intenzionato ad attaccare per primo. Conven sollevò in aria la sua ascia da guerra ed Elden lo guardò con ammirazione e preoccupazione insieme, dato che pareva intenzionato ad attaccare l’esercito dei McCloud completamente da solo.
I McCloud ebbero poco tempo per reagire mentre Conven roteava la sua ascia come un folle, colpendo due soldati alla volta. Una volta trovatosi nel mezzo della folla, si lanciò da cavallo e atterrò mandando a terra altri tre soldati, facendoli cadere dalle loro cavalcature.
Elden e gli altri erano subito dietro di lui. Si scontrarono con il resto dei McCloud che furono troppo lenti a reagire, non aspettandosi un attacco alle spalle. Elden brandì la spada con rabbia e destrezza, mostrando alle reclute della Legione come si doveva fare e usando tutta la sua forza per colpire un uomo dopo l’altro.
La battaglia si fece fitta e corpo a corpo man mano che il loro piccolo gruppo costringeva i McCloud a cambiare direzione e a mettersi sulla difensiva. Tutte le reclute della Legione si buttarono nella mischia, lanciandosi temerariamente in battaglia e scontrandosi con i McCloud. Elden vedeva con la coda dell’occhio i ragazzi che combattevano ed era fiero di notare che nessuno di essi esitava. Erano tutti in guerra e si battevano come veri uomini anche se in minoranza. Nessuno sembrava curarsene. I McCloud cadevano da una parte e dall’altra, presi alla sprovvista.
Ma lo slancio cambiò presto direzione, non appena l’esercito dei McCloud riprese forza e la Legione si trovò ad affrontare veri soldati professionisti. Alcuni della Legione iniziarono a cadere. Merek ed Ario vennero colpiti da dei fendenti di spada, ma rimasero a cavallo, continuando a battersi e disarcionando i loro avversari. Ma poi vennero colpiti da dei mazzafrusti roteanti e caddero a terra. O’Connor, che cavalcava accanto a Merek, scoccò diverse frecce con il suo arco, colpendo diversi soldati attorno a sé, prima di essere a sua volta colpito da uno scudo e disarcionato. Elden, completamente circondato, perse alla fine l’elemento sorpresa e ricevette un fortissimo colpo alle costole da un martello, oltre a un colpo di spada al braccio. Si voltò e fece cadere i due avversari da cavallo, ma subito apparvero altri quattro uomini. Conven, a terra, combatteva disperatamente roteando selvaggiamente la sua ascia contro cavalli e uomini, ma alla fine venne colpito alle spalle da un martello e cadde a terra con la faccia nel fango.
Arrivarono altri rinforzi per i McCloud, soldati che abbandonarono il cancello per far fronte all’attacco inaspettato. Elden vide pochi dei suoi uomini e capì che presto sarebbero stati tutti spazzati via. Ma non gli interessava. La Corte del Re era sotto assedio e lui avrebbe volentieri rinunciato alla sua vita pur di difenderla, pur di difendere quei ragazzini della Legione che lo rendevano così fiero combattendo. Che fossero ragazzi o uomini non contava più: stavano dando il loro sangue accanto a lui. In quella giornata epica, vivi o morti, erano tutti fratelli.
*
Kendrick scendeva al galoppo il monte del pellegrinaggio, conducendo un migliaio di soldati dell’Argento, tutti lanciati più veloci che mai, diretti verso il fumo nero che si levava all’orizzonte. Kendrick si rimproverò, pensando che non avrebbe dovuto lasciare i cancelli privi di sorveglianza. Non si sarebbe mai aspettato un attacco in un giorno come quello, meno che meno da parte dei McCloud che pensava ormai in condizione di pace sotto il governo di Gwen. Gliel’avrebbe fatta pagare per aver invaso la città e per averlo fatto in un giorno sacro come quello.
Tutt’attorno a lui anche i suoi fratelli erano lanciati al galoppo, forti, ad assecondare l’ira di tutto l’Argento rinunciando al loro sacro pellegrinaggio, determinati a mostrare ai McCloud cosa l’Argento era in grado di fare, facendola loro pagare una volta per tutte. Kendrick giurò che per quando tutto fosse finito nessun McCloud sarebbe rimasto in vita. La loro parte di Altopiano non sarebbe risorta mai più.
Mentre si avvicinavano, Kendrick guardò davanti a sé e vide le reclute della Legione che combattevano valorosamente, vide Elden, O’Connor e Conven, tutti in tremenda minoranza, ma nessuno intenzionato a cedere ai McCloud. Il suo cuore si gonfiò di orgoglio. Però tutti, lo vedeva bene, stavano per essere sconfitti.
Kendrick gridò e spronò il cavallo a galoppare ancora più forte, conducendo i suoi uomini in quell’ultimo devastante attacco. Prese una lancia lunga e quando fu sufficientemente vicino la tirò. Uno dei generali McCloud si voltò giusto in tempo per vedere la lancia in aria che finiva conficcata nel suo petto: un lancio tanto forte da perforargli l’armatura.
I mille cavalieri alle spalle di Kendrick lanciarono un forte grido: l’Argento era arrivato.
In McCloud si voltarono,