“Se sputi sangue a me sembra abbastanza serio,” rispose il capitano. “Dovresti andare a cercarti un guaritore. Non puoi spendere l’oro se sei morta.”
Era probabilmente un buon consiglio, ma Felene non era mai stata tipa da dare ascolto a cose del genere. Soprattutto non quando aveva cose migliori da fare. Se si fosse trattato solo di oro, avrebbe potuto fare proprio come quell’uomo le consigliava.
“Così dicono,” scherzò. “Io dico che non ci provano bene.”
Lasciò che il capitano della nave ridesse. Aveva cose più importanti da fare.
Era ora di uccidere Stefania ed Elethe.
CAPITOLO SETTE
Ogni giorno la carovana di ex matricole attraversava la campagna che circondava Delo e ogni giorno Sartes si trovava a guardare Leyana, cercando di trovare un modo di dirle come si sentisse ad averla vicina.
Ogni giorno Sartes passava tempo nel tentativo di mettere in parole i suoi sentimenti, pensando alle cose che qualcuno più eloquente avrebbe potuto dire. Cosa avrebbe detto Tano? O Akila? O… o qualsiasi altro che fosse mezzo innamorato e non sapesse cosa fare?
Trascorreva il tempo tra il pensiero di Leyana e il pensiero delle cose che doveva fare. Andavano di villaggio in villaggio, passando loro i rifornimenti che avevano, restituendo matricole che erano state strappate alle loro case, e rassicurando la gente meglio che potevano che la ribellione non si sarebbe rivelata un altro gruppo di tiranni.
Ogni giorno cercava di mettere insieme qualcosa da dire, e ogni giorno si trovava al punto di accamparsi senza averlo fatto.
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