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aperta.

      Entrato di corsa all’interno, aveva subito visto ciò che stava succedendo.

      Un uomo aveva aggredito April, la figlia di Riley: aveva gettato la ragazza a terra, e lei stava divincolandosi in tutti i modi, respingendolo e prendendolo a pugni.

      Blaine si era buttato su di loro e aveva staccato l’assalitore da addosso ad April. Aveva lottato contro l’uomo, provando a sopraffarlo.

      Blaine era più alto dell’assalitore, ma non più forte, e nemmeno così agile.

      Aveva cercato di colpirlo con i pugni, ma la maggior parte dei colpi era andata a vuoto e quelli che erano andati a segno non sembravano aver avuto alcun effetto.

      Improvvisamente, l’uomo aveva colpito l’addome di Blaine con un pugno, facendogli uscire l'aria dai polmoni. Era caduto, non riuscendo a respirare.

      Poi, l’assalitore gli aveva sferrato un rapido colpo al volto …

      … e il mondo si era offuscato.

      Blaine, quando era rinvenuto, si era reso conto di essere all’ospedale.

      E ora, mentre si avvicinava a Riley, Blaine tremava a quel ricordo.

      Provò a controllarsi.

      Quando raggiunse Riley, non seppe che cosa fare. Stringerle le mani sembrava un po’ ridicolo. Doveva abbracciarla?

      Vide che il viso della donna era rosso per l’imbarazzo. Neanche lei sapeva che cosa fare.

      “Ciao, Blaine” Riley disse.

      “Ciao.”

      Restarono entrambi lì a guardarsi per un momento, poi risero un po’ per il proprio imbarazzo.

      “Tutte e due le nostre ragazze stanno giocando bene oggi” esordì Riley.

      “Specialmente la tua” Blaine replicò.

      Il goal di April, poc’anzi, lo aveva davvero colpito.

      “Sei qui con qualcuno?” Riley chiese.

      “No. E tu?”

      “Solo Jilly” Riley rispose. “Immagino che tu non la conosca. Jilly è … ecco, è una lunga storia.”

      Blaine annuì.

      “Ho sentito parlare di Jilly da mia figlia” lui disse. “Adottarla è davvero una cosa grandiosa.”

      Blaine ricordò un’altra cosa che Crystal gli aveva detto. Riley stava provando a tornare insieme a Ryan. Blaine si chiese come stesse procedendo. Ma Ryan non era lì ad assistere alla partita.

      Piuttosto timidamente, Riley disse: “Ascolta, siamo sedute lì in alto sugli spalti. C’è un po’ di spazio in più. Ti piacerebbe guardare il resto della partita con noi?”

      Blaine sorrise.

      “Mi piacerebbe” le rispose.

      Raggiunsero gli spalti e occuparono i loro posti. Una ragazzina magra sorrise quando vide Riley avvicinarsi. Ma non sembrò felice, quando si accorse che era in compagnia di Blaine.

      “Jilly, questo è il mio amico Blaine” lo presentò Riley.

      Senza dire nulla, Jilly si alzò dalla panchina, e iniziò ad allontanarsi.

      “Siedi con noi, Jilly” Riley la invitò.

      “Vado a sedermi con i miei amici” Jilly replicò, facendosi spazio, superandoli e proseguendo giù lungo le scale. “C’è posto per me.”

      Riley ne fu scioccata e turbata.

      “Mi dispiace” disse a Blaine. “E’ stata molto maleducata.”

      “No, va BENE” rispose semplicemente.

      Riley sospirò quando si sedettero entrambi.

      “No, non va BENE”ribatté lei. “Molte cose non vanno BENE. Jilly è arrabbiata, perché sono seduta insieme a qualcuno che non è Ryan. Era tornato a stare con noi, e lei si è molto legata a lui.”

      Riley scosse la testa.

      “Ora Ryan se ne andrà di nuovo” spiegò. “Non ho avuto ancora la possibilità di dirlo alle ragazze. O forse, non ho trovato il coraggio di farlo. Ne saranno entrambe devastate.”

      Blaine si sentì un po’ sollevato allo scoprire che Ryan era tornato fuori dai giochi. Aveva incontrato il bel ex marito di Riley un paio di volte, e la sua arroganza l’aveva allontanato. Oltre a questo, dovette ammettere che sperava che Riley fosse libera da relazioni sentimentali.

      Ma si sentiva anche in colpa per quei pensieri.

      La partita riprese di nuovo, rapidamente. April e Crystal stavano giocando bene, e Blaine e Riley esultavano di tanto in tanto.

      Ma, in tutto questo, Blaine continuava a pensare all’ultima volta che aveva visto Riley. Era stato subito dopo essere tornato a casa dall’ospedale. Aveva bussato alla sua porta per dirle che lui e Crystal stavano per traslocare. Blaine aveva fornito a Riley una noiosa scusa. Le aveva detto che la città era troppo distante dal ristorante che possedeva e gestiva.

      Lui aveva anche provato a far sembrare che il trasferimento come un evento poco importante.

      “Sarà come se nulla fosse cambiato” le aveva detto.

      Naturalmente, non era vero, e Riley non se l’era affatto bevuta.

      Ne era rimasta molto dispiaciuta.

      Questo sembrava un buon momento per tirare fuori l’argomento.

      Con voce esitante, iniziò: “Ascolta, Riley, mi spiace per come sono andate le cose l’ultima volta che ci siamo visti. Quando ti ho detto che stavo per trasferirmi, intendo. Non ero al mio meglio.”

      “Non mi devi alcuna spiegazione” Riley rispose.

      Ma Blaine non era d’accordo.

      Le disse: “Ecco, penso che sappiamo entrambi il motivo per cui io e Crystal ci siamo trasferiti.”

      Riley alzò le spalle.

      “Sì” Riley rispose. “Temevi per l’incolumità di tua figlia. Non ti biasimo, Blaine. Dico davvero. Sei stato solo saggio.”

      Blaine non sapeva che cosa dire. Riley aveva ragione, naturalmente. Aveva temuto per la sicurezza di Crystal, non per la sua. E anche per il benessere mentale della ragazza. L’ex moglie di Blaine, Phoebe, era una violenta alcolizzata, e Crystal stava ancora affrontando le cicatrici emotive di quel rapporto. Non aveva bisogno di ulteriori traumi nella sua vita.

      Riley sapeva tutto di Phoebe. In realtà, aveva salvato Crystal da uno degli attacchi di rabbia della madre ubriaca.

      Forse comprende davvero, pensò.

      Ma non riusciva a capire come si sentisse davvero lei.

      Proprio allora, la squadra delle loro figlie segnò un altro goal. Blaine e Riley applaudirono ed esultarono. Poi tornarono a guardare la partita in silenzio per alcuni istanti.

      Infine Riley riprese: “Blaine, ammetto di essere stata delusa da te quando te ne sei andato. Forse ero persino un po’ arrabbiata. Mi sbagliavo. Non è stato giusto da parte mia. Mi dispiace per quello che è successo.”

      Fece una pausa e poi proseguì.

      “Mi sento malissimo per quello che ti è successo. E in colpa. Ancora oggi. Blaine, io …”

      Per un momento, sembrò lottare con i suoi pensieri e sentimenti.

      “Sento che non riesco a fare altro che portare pericolo a chiunque incroci il mio cammino. Odio questo del mio lavoro. Odio questo di me stessa.”

      Blaine tentò di negare.

      “Riley, non devi …”

      Riley lo fermò.

      “E’