La donna sorrise al ricordo. La torta era stata decorata in maniera vivace, con dei sombrero e un messaggio: Buen Viaje, Hallie e Rupert!
Rupert era il nome del suo marito immaginario. Le sarebbe mancato parlare così affettuosamente di lui.
Terminò il suo muesli, e continuò a sorseggiare il suo delizioso tè fatto in casa, derivato da una vecchia ricetta di famiglia, diversa da quella che aveva condiviso con Cody, e naturalmente, priva degli ingredienti speciali che aveva aggiunto per lui.
La donna iniziò svogliatamente a cantare …
Lontano da casa,
Tanto lontano da casa —
Questo piccino è lontano da casa.
Ti struggi
Di giorno in giorno
Troppo triste, troppo triste per giocare.
Quanto amava quella canzone, Cody! Così come tutti gli altri pazienti. E molti altri ancora in futuro l’avrebbero fatto. Quel pensiero le scaldò il cuore.
Proprio allora, sentì un colpo alla porta. Si precipitò ad aprirla e guardò fuori. Sulla fredda scalinata, giaceva il quotidiano del mattino. Tremante per l’emozione, raccolse il giornale, si precipitò in cucina e lo aprì sugli annunci mortuari.
Come previsto, eccolo:
SEATTLE — Cody Woods, 49, di Seattle …
Si fermò per un momento. Era strano. Avrebbe giurato che lui le avesse detto di avere cinquant’anni. Poi, lesse il resto …
… al South Hills Hospital, Seattle, Wash.; Pompe Funebri e Cremazioni Sutton-Brinks, Seattle.
Era tutto. Era conciso, persino per un semplice annuncio mortuario.
Sperava in un bel necrologio nei giorni successivi. Ma temeva che forse non sarebbe stato così. Chi l’avrebbe scritto, dopotutto?
Lui era rimasto solo al mondo, almeno per quanto lei ne sapesse. Una moglie era morta, l’altra lo aveva lasciato, e i suoi due figli non gli parlavano. Le aveva fatto appena qualche cenno ad altri, amici, parenti, colleghi di lavoro.
A chi importa? si chiese.
Sentì una rabbia, amara e familiare, salirle in gola.
Rabbia contro tutte le persone nella vita di Cody, a cui non importava se vivesse o morisse.
Rabbia contro il personale sorridente del Signet Rehab, che aveva finto di apprezzare e sentire la mancanza di Hallie Stillians.
Rabbia contro tutti, ovunque, con le loro menzogne, i loro segreti e meschinità.
Come faceva spesso, s’immaginò di volare sopra il mondo con ali nere, seminando morte e distruzione sui malvagi.
E tutti erano malvagi.
Tutti meritavano di morire.
Persino lo stesso Cody Woods si era dimostrato malvagio e meritava di morire.
Perché, quale genere di uomo era stato in realtà, per lasciare il mondo senza essere amato da un solo essere umano?
Senz’altro un uomo terribile.
Terribile ed odioso.
“Gli sta bene” la donna brontolò.
Poi, uscì dal suo stato di rabbia. Provava vergogna per aver pronunciato una tale frase ad alta voce. Non la pensava, dopotutto. Rammentò a se stessa che non provava altro che amore e gratitudine verso tutti.
Inoltre, era quasi ora di andare a lavorare. Oggi sarebbe stata Judy Brubaker.
Specchiandosi, si assicurò in maniera accurata che la parrucca castana ramata fosse allineata appropriatamente, e che la morbida frangia le scendesse in modo naturale sulla fronte. Si trattava di una parrucca costosa, e nessuno si era mai accorto che non fossero capelli veri. Sotto la parrucca, i capelli biondi e corti di Hallie Stillians erano stati tinti di castano scuro, e acconciati in uno stile diverso.
Non restava alcun segno di Hallie, neanche nel suo guardaroba e nei suoi modi.
Prese un paio di occhiali da lettura alla moda e li agganciò ad un vivace laccio intorno al collo.
Sorrise con soddisfazione. Era stata una mossa intelligente investire in accessori appropriati, e Judy Brubaker meritava il meglio.
Tutti amavano Judy Brubaker.
E tutti amavano la canzone che lei spesso cantava, una canzone intonata ad alta voce, mentre si cambiava per il lavoro …
Non piangere,
Sogna a lungo e profondamente.
Gettati tra le braccia del sonno.
Non sospirare più,
Chiudi gli occhi
E tornerai a casa nel sonno.
Traboccava di pace, abbastanza da condividerla col mondo intero. L’aveva data a Cody Woods.
E presto, avrebbe dato pace a chiunque altro ne avesse bisogno.
CAPITOLO QUATTRO
Il cuore di Riley batteva forte e i polmoni le bruciavano per il respiro forte e rapido. Una frase familiare continuava a ripetersi nella mente.
“Segui la strada di mattoni gialli …”
Per quanto fosse stanca e avesse il fiato corto, Riley non riusciva a fare a meno di divertirsi. Era mattino presto, faceva freddo e stava facendo il percorso ad ostacoli di 9 km di Quantico.
I Marines, che l’avevano costruita, le avevano dato il soprannome di Strada dei Mattoni Gialli; infatti avevano messo dei mattoni gialli per segnare ogni chilometro. Le reclute dell’FBI, che sopravvivevano alla corsa, ricevevano un mattone giallo come ricompensa.
Riley aveva vinto il suo mattone giallo anni prima. Ma ogni tanto, rifaceva il percorso, solo per assicurarsi di averne ancora le capacità. Dopo lo stress emotivo degli ultimi due giorni, Riley aveva bisogno di una fatica fisica capace di annullare ogni pensiero, per schiarirsi le idee.
Finora, aveva superato una serie di ostacoli impegnativi, e aveva passato tre mattoni gialli lungo il percorso. Aveva scalato pareti ripide, superato ostacoli e si era lanciata attraverso finestre finte. Solo un momento prima, aveva scalato una parete rocciosa appesa ad una corda, e ora stava scendendo.
Quando toccò il suolo, guardò in alto e vide Lucy Vargas, una giovane e brillante agente, con cui era bello lavorare e allenarsi. Lucy era stata felice di essere la partner di Riley quella mattina. Era in cima alla parete rocciosa, affannata, e guardava in basso, verso Riley.
Riley la chiamò: “Non riesci a tenere il passo con una vecchia ciabatta come me?”
Lucy rise: “Me la sto prendendo con calma. Non voglio che tu faccia troppi sforzi, non alla tua età.”
“Ehi, non usarmi come alibi” replicò Riley. “Dai tutto quello che hai.”
Riley aveva quarant’anni, ma non aveva mai fallito nell’allenamento fisico. Potersi muovere in fretta e colpire forte poteva essere cruciale nella lotta contro i mostri umani. La sua grande forza fisica aveva salvato delle vite, inclusa la sua, più di una volta.
Nonostante tutto, fu presa dallo sconforto quando davanti a sé vide l’ostacolo successivo, una pozza poco profonda di acqua gelida e torbida, con sopra del pungente filo spinato.
Le cose stavano per farsi difficili.
Lei era ben attrezzata per il clima invernale, e indossava una giacca a vento impermeabile. Ma, nonostante questo, strisciare nel fango l’avrebbe lasciata bagnata e congelata.
Non