“Stai bene?” chiese Ramirez.
“Sì,” rispose lei. “Ho passato una bella giornata con Rose.”
“Credi che le cose inizino finalmente a diventare normali?” domandò lui.
“Tutt’altro che normali,” rispose Avery. “Ma ci stiamo avvicinando. E a questo proposito…”
Si fermò, confusa dal motivo per cui le era tanto difficile dire quello che voleva. Con tutto quello che aveva passato, sapeva di essere emotivamente forte... quindi perché le era così complicato esprimere la vera se stessa quando era importante?
“Ti sembrerà sdolcinato,” iniziò Avery. “Quindi per favore, sopportami e tieni a mente la mia estrema vulnerabilità.”
“Okay…” disse Ramirez, chiaramente confuso.
“È da un po' di tempo che so che devo fare qualche cambiamento. La parte più grossa parte di questo cambiamento è stato cercare di aggiustare le cose con Rose. Ma ci sono anche altre questioni. Questioni che ho quasi avuto paura di ammettere con me stessa.”
“Tipo quali?” chiese Ramirez.
Lei capì che stava iniziando a sentirsi a disagio. In precedenza erano stati sinceri l'uno con l'altra, ma mai fino a quel punto. Era molto più difficile di quanto si fosse aspettata.
“Senti… lo so che praticamente ho rovinato le cose tra di noi,” ammise Avery. “Tu sei stato molto paziente e comprensivo mentre io mi occupavo dei miei problemi. E so che ti ho lasciato avvicinare un po' per poi respingerti.”
“È piuttosto accurato, sì,” disse Ramirez con una punta di divertimento.
“Non riuscirò mai a scusarmi abbastanza per questo,” continuò Avery. “Ma se tu trovassi la forza nel tuo cuore di perdonare la mia esitazione e le mie paure... mi piacerebbe molto avere un'altra occasione.”
“Un’occasione per cosa?” domandò Ramirez.
Vuole che ceda e lo ammetta, pensò. E me lo merito.
La sera volgeva al tramonto e rimanevano solo poche persone lungo i sentieri e le passeggiate che si snodavano attorno al fiume. Era una scena pittoresca, come tratta da uno di quei film che solitamente detestava guardare.
“Un’occasione per noi due,” disse Avery.
Ramirez si fermò ma tenne la mano nella sua. La guardò con grandi occhi scuri e sostenne il suo sguardo. “Non può essere solo un’occasione,” affermò. “Deve essere una cosa vera. Una cosa sicura. Non puoi continuare a spingermi e a tenermi sempre in sospeso.”
“Lo so.”
“Quindi se riesci a spiegarmi che cosa intendi dire con noi due, potrei anche pensarci.”
Lei non riusciva a capire se era serio o se stava cercando di fare il difficile. Distolse lo sguardo e gli strinse la mano.
“Accidenti,” esclamò. “Hai intenzione di farmela pagare, non è vero?”
“Beh, credo di…”
Avery lo interruppe attirandolo a sé e baciandolo. In passato, i loro baci erano stati brevi, goffi e pieni della sua solita esitazione. Invece quella volta si lasciò travolgere. Lo strinse a sé il più possibile e lo baciò con maggior passione avesse messo in qualsiasi contatto fisico dopo l'ultimo anno felice di matrimonio con Jack.
Ramirez non cercò di opporsi. Lei sapeva che lo voleva da molto ormai e riusciva a sentire il desiderio che gli scorreva in tutto il corpo.
Si baciarono come adolescenti innamorati sulla riva del fiume Charles. Fu un bacio tenero e appassionato allo stesso tempo, elettrizzato dalla frustrazione sessuale che da mesi era sbocciata tra di loro.
Quando le loro lingue si incontrarono, Avery si sentì come attraversata da una corrente di energia, un'energia che sapeva di voler usare in una determinata maniera.
Interruppe il bacio e appoggiò la fronte sulla sua. Si guardarono per diverso tempo in quella posizione, godendosi il silenzio e il peso di ciò che avevano appena fatto. Avevano oltrepassato una linea. E nel silenzio teso, entrambi percepirono che ce n'erano ancora molte altre da superare.
“Ne sei certa?” chiese Ramirez.
“Sì. E mi dispiace che mi sia servito tanto tempo per rendermene conto.”
Lui l’attirò a sé e l’abbracciò. Avery percepì qualcosa di simile al sollievo nel corpo del partner, come se gli si fosse sollevato un enorme peso dalle spalle.
“Voglio provarci,” dichiarò Ramirez.
La lasciò andare e la baciò di nuovo, piano, sul lato della bocca.
“Penso che dovremmo festeggiare l'occasione. Vuoi andare a cena?”
Lei sospirò e gli lanciò un sorriso tremante. Aveva già superato una barriera emotiva confessandogli i suoi sentimenti. Che male poteva fare ormai continuare a essere spudoratamente sincera con lui?
“Credo anche io che dobbiamo festeggiare,” gli rispose. “Ma adesso, in questo preciso momento, non sono molto interessata a mangiare.”
“Quindi cosa hai voglia di fare?” domandò lui.
La sua innocenza era fin troppo adorabile. Avery si appoggiò a lui e gli sussurrò all'orecchio, godendosi la sensazione di quell’uomo contro il proprio corpo e dell'odore della sua pelle.
“Andiamo a casa tua.”
Lui si allontanò di scatto e la guardò con la stessa espressione seria di prima, ma in più c'era anche qualcos'altro. Era un'espressione che aveva già visto sul suo volto di quando in quando, qualcosa che somigliava molto all'eccitazione e nasceva dal desiderio fisico.
“Davvero?” chiese lui incerto.
“Davvero,” ripeté lei.
Mentre correvano sull'erba verso il parcheggio in cui avevano lasciato le auto, entrambi stavano ridacchiando come bambini. Era giusto, dato che Avery non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui si era sentita così sollevata, emozionata e libera.
***
La passione che avevano provato in riva al fiume covava ancora mentre Ramirez apriva la porta del suo appartamento. C'era una parte di Avery che voleva saltargli addosso lì e subito, prima ancora che lui avesse il tempo di chiudere la porta dietro di sé. Avevano continuato a toccarsi delicatamente per tutto il viaggio fino a casa sua e ora che erano arrivati, Avery si sentiva come se fossero all'inizio di una svolta.
Dopo che Ramirez ebbe chiuso la porta e girato la chiave, lei si sorpresa che non l’avvicinasse subito. Invece il partner attraversò il soggiorno fino alla sua modesta cucina, dove si versò un bicchiere d’acqua.
“Acqua?” le offrì.
“No, grazie,” rispose lei.
Lui bevve tutto il suo bicchiere e guardò fuori dalla finestra della cucina. Era scesa la notte e le luci della città brillavano attraverso i vetri.
Avery si unì a lui nella cucina e gli tolse maliziosamente di mano il bicchiere. “Quale è il problema?” chiese.
“Non voglio dirlo,” rispose lui.
“Hai… beh, hai cambiato idea su di me?” volle sapere. “Dopo tutta quell'attesa non mi vuoi più?”
“Dio, no,” esclamò lui. Le mise le braccia attorno alla vita e lei capì che stava cercando di trovare le giuste parole.
“Possiamo aspettare,” disse lei, sperando che lui non accettasse.
“No,” rispose lui, con una certa urgenza. “È solo che... merda, non lo so.”
Quella fu una sorpresa per Avery. Con i corteggiamenti