Venezia. Ciminiere Ammainate. Alfredo Aiello. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Alfredo Aiello
Издательство: Tektime S.r.l.s.
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Год издания: 0
isbn: 9788873042457
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relativa di produzione integrata rimane al Petrolchimico, ma il dibattito aperto sulle prospettive della chimica a Porto Marghera appare foriero di ulteriori ridimensionamenti che possono finire per rendere del tutto marginali le produzioni integrate.

      

      

      L’ultimo cambiamento strutturale riguarda la crescita delle attività economiche nel settore del terziario.

      

      

      

      

       Il peso crescente del terziario: il caso della chimica

      

      

      Terziario è un termine eccessivamente generico. Si possono collocare in questo settore quelle attività che erogano servizi che non hanno come oggetto una produzione. Servizi personalizzati, continuativi e misurabili con tecniche contabili. È, questa, una descrizione e non una definizione, in quanto persiste il limite di considerare “terziarie” tipologie di servizi non omogenee. Nel nostro caso parliamo di servizi alla produzione ( business service) e non di servizi al consumo. Le attività terziarie sono sorte grazie alla nascita di nuove professionalità all’interno del più generale processo di ristrutturazione industriale avvenuto nel Paese. Si è assistito allo sviluppo di una produzione immateriale che va dall’ideazione alla progettazione alle indagini di mercato. A Porto Marghera il rimodellamento strutturale dell’organizzazione produttiva ha contribuito a espandere queste attività: formazione professionale, servizi finanziari, software house, servizi nel campo della comunicazione, certificazione di bilanci, servizi di logistica alle imprese, ecc. Sono tutte attività scorporate dalle “aziende madri” e affidate a imprese esterne che si sono progressivamente specializzate. Chi ha governato questo processo? Nella prima metà degli anni Novanta il sindacato, ma anche i partiti politici veneziani, hanno tentato di incidere sullo svolgimento di questo processo. Gli interventi di sindacalisti e delegati al seminario della Filcea-Cgil di Venezia del 4-5 aprile 1989 (46. Filcea-Cgil Venezia, Ipotesi di costituzione della società dei servizi nell’area chimica di Porto Marghera, aprile, 1989, dattiloscritto.) mostrano un approccio ancora articolato e contraddittorio, nella fase in cui, per la prima volta, il sindacato tentava di elaborare una proposta sistematizzata. Da un lato si coglieva l’importanza strategica dell’argomento ma, nello stesso tempo, dal dibattito emergeva una ancora imprecisa cognizione della natura del processo, con ovvie conseguenze sulla linea rivendicativa. Si legge dalla relazione introduttiva al seminario:

      

      

       “... non vogliamo sostituirci alle aziende cui spetta il compito di presentare un progetto di politica industriale anche sui servizi”.

      

      

      E oltre si denuncia

      

       “una sottovalutazione del problema servizi, in riferimento ai quali si parla solo in termini di “riduzione dei costi fissi”... è stata fatta [dal sindacato] una riunione a Bologna che ha tentato di discutere del problema dei servizi a dimensione di area padana... la sensazione... ricavata... è che un’integrazione dei servizi in un’area così vasta richiede un tempo di attuazione più lungo, ma che tuttavia tale dimensione possa essere più efficace dal punto di vista delle economie di scala. Da qui l’esigenza di cominciare a discutere e disegnare un progetto per un’area omogenea più piccola come Porto Marghera”.

      

      

      In uno degli interventi si sostiene che

      

       “il Petrolchimico ha una meta ambiziosa: quella di proporre i propri servizi per la manutenzione di tutta Marghera”.

      

      

      E un altro degli intervenuti:

      

       “Siamo partiti dal ragionamento sulla società dei servizi perché volevamo controllare un processo di esodo strisciante con interessi anche di vari partiti e di varie componenti sindacali... realizzare la struttura della società dei servizi che deve fondamentalmente servire, oltre che all’azienda, per l’autotutela e per la garanzia delle condizioni di sicurezza di salario e di potere contrattuale in fabbrica...”.

      

      

      Ma c’era anche chi voleva tentare

      

       “... di uscire da questo limite, rompendo un’idea vecchia delle imprese, secondo cui i servizi sono un costo, sul quale si può agire esclusivamente per ridurne il peso”.

      

      

      E ancora un altro degli intervenuti insiste:

      

       "Non confo ndiamo i processi di terziarizzazione con i processi di razionalizzazione, sono due cose diverse. Le terziarizzazioni sono l’uscita con la costituzione di aree di business di pezzi importanti di produzione di servizi finali, mentre le pulizie e il facchinaggio ecc. sono processi di razionalizzazione... che possono... diminuire i costi, attraverso la riduzione degli organici e una minore tutela dei lavoratori”.

      

      

       Da queste poche e semplici considerazioni riportate si possono ricavare alcuni spunti importanti per una sintesi sulle posizioni che venivano emergendo in una parte significativa del sindacato:

      

      

       1. a Porto Marghera il governo del processo di terziarizzazione doveva essere diretto dal gruppo industriale più forte, cioè il gruppo chimico allora facente capo alla società Enimont. Il termine terziarizzazione è qui usato impropriamente se si considera la definizione di terziario di inizio paragrafo, in quanto ci si riferisce alla esternalizzazione anche di servizi e attività che hanno come oggetto la produzione. Tuttavia, ciò nulla toglie all’acquisizione nel sindacato della consapevolezza di un processo che non va ostacolato ma possibilmente diretto e governato o almeno co-determinato;

       2. una società di servizi serve non solo a ridurre i costi di Enimont, ma è un’opportunità imprenditoriale, che può e deve dispiegarsi su un territorio più vasto individuato nel territorio veneziano;

       3. la costituzione di una struttura centralizzata è funzionale anche a un’estensione delle sue attività su un territorio ancora più vasto e cioè “l’area padana” (Ferrara, Mantova, Ravenna), ove sono insediati altri siti chimici;

       4. se questo processo è guidato da Enimont, si possono contrattare gli effetti occupazionali della ristrutturazione tutelando gli esuberi di Enimont con il reinserimento nella nuova società di servizi;

       5. si nota anche una distinzione tra servizi e servizi: sembrano esservi servizi nobili, come «aree di business di pezzi importanti di produzione di servizi finali» e servizi poveri, come «le pulizie e il facchinaggio ecc.».

      

      

       Come si vede è un’idea che nasce da Marghera e resta Margherochimicocentrica .

       Con riferimento alle professionalità necessarie a guidare questo processo, si pensava di immettere dentro la “società dei servizi” adeguate figure