«E io l’ho vista volare a cavallo di una scopa!», disse un giovane, sollevando l’ilarità di molti.
«È una strega, mettiamola subito al rogo!»
«Al rogo, al rogo!»
Il Cardinale non avrebbe mai pensato che gli fosse potuta capitare un’occasione simile, servita su un piatto d’argento. Queste accuse inaspettate rendevano tutto più facile. Alzò un braccio per richiamare il popolo all’ordine e al contempo fece un cenno alle guardie che presidiavano la navata laterale destra.
«La giustizia farà il suo corso. Sia mai che una persona venga giustiziata senza essere stata sottoposta a processo e aver avuto la possibilità di difendersi dalle accuse. Guardie! Conducetela nelle segrete del Torrione di Mezzogiorno. I prossimi giorni verificheremo le accuse e, se rea, confesserà di certo anche i nomi dei suoi complici. Sia fatta la volontà del Signore!»
Mentre le guardie conducevano Elena fuori della chiesa, qualcuno le sputò addosso, altri fecero scongiuri, qualche contadino più superstizioso, che aveva dell’aglio in tasca, lo cercò per stringerlo tra le mani. Uno, che stava seguendo la funzione dal sagrato della Chiesa, ne passò alcuni spicchi alla moglie e ai due figlioletti, sussurrando loro: «Tenetelo stretto, tiene lontano il demonio, e sembra che oggi Belzebù in persona sia qui tra noi!»
Allontanata la strega e ritornata la calma tra i fedeli, la Santa Messa poté andare avanti e concludersi con le esequie dei morti. Era stata una funzione lunga, allungata ancora di più dal fatto imprevisto, e Artemio era stanco, ma nonostante ciò, già mentre era in sagrestia a spogliarsi dei paramenti, la sua mente era impegnata a studiare le migliori strategie per sfruttare la situazione. La sorella Elena sarebbe stata condannata come strega, perfetta come vittima, a dimostrare a tutti che lui non guardava in faccia a nessuno, neanche ai membri della propria famiglia, se ce ne fosse stato bisogno. Ma Elena doveva portarsi dietro qualche complice sul patibolo, perché doveva essere palese che il complotto c’era stato, e lei ne era stata l’artefice insieme ad altri nomi eccellenti. Quale occasione migliore per liberarsi dei suoi nemici e di alcune persone che erano diventate per lui scomode?
Quella sera stessa convocò nel suo studio Padre Ignazio Amici, il Capitano delle sue guardie Carlo Balistreri, e il luogotenente delle Guardie del Capitano del Popolo, Antonio Capoferri. Quest’ultimo, rimasto orfano del suo signore, era stato costretto d’autorità dal Cardinale a passare al suo servizio. Per il Capoferri un padrone valeva l’altro, per cui aveva fatto buon viso a cattivo gioco, e aveva unito la sua milizia a quella del Cardinale, attirando su di sé la gelosia del Balistreri. Pertanto i due, riuniti nella stessa stanza, si guardavano in cagnesco, ma pendevano comunque entrambi dalle labbra del porporato, per sapere quali ordini avrebbe loro impartito. Il Baldeschi indicò ai tre delle poltroncine, invitandoli a sedersi, e chiuse la porta della stanza.
«Ciò che è successo in questi giorni è di estrema gravità. Il Demonio, nelle sue più svariate sembianze, sembra essersi impadronito di questa città, ma noi lo cacceremo, vero Padre Ignazio?»
«Certo!», rispose il Domenicano, con lo sguardo esaltato di chi si sente custode di importanti verità. «Dalle mie deduzioni, sembra che qualcuno abbia invocato e fatto materializzare il demonio Baal. Egli è un re, insegna ogni genere di conoscenza, e il suo stato si trova a Oriente. Si manifesta con tre teste, una di uomo, una di rospo e una di gatto. Ha una voce roca e conosce l'arte di rendersi invisibile, che può insegnare a chi lo evoca. Ha al comando 66 legioni di diavoli. E noi abbiamo giusto contato nei giorni scorsi 66 legioni del nemico, sia pure ognuna costituita da un manipolo di uomini, invadere la città. Coincidenza? No! Ma sembra che ora abbiamo in mano chi ha invocato il demonio.»
«Assurdità, da dare in pasto a dei poveracci per giustificare un complotto in realtà molto più semplice», lo interruppe il luogotenente Capoferri. «I duchi di Ancona e di Urbino avevano bisogno di un buon bottino e lo hanno ottenuto. Sembra infatti che non gli sia interessato più di tanto mantenere l’occupazione della città e, terminato il saccheggio, si sono dileguati.»
Conoscendo la verità sulla mediazione del Cardinale con i Duchi, il Balistreri guardò il luogotenente con sufficienza, ma si astenne dal fare commenti. Lasciò che fosse il Cardinale a riprendere le fila del discorso.
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