Specie Dominante. A.J. Mitar. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: A.J. Mitar
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Серия:
Жанр произведения: Зарубежная фантастика
Год издания: 0
isbn: 9788885356801
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tempo di studiare le strategie degli assalitori, appresi che agivano sempre nel medesimo modo: dilaniavano le loro prede per poi sotterrarsi appena possibile, dopo dieci passi al massimo (stimai).

      Evidenti le loro capacità di esseri scavatori, ma la velocità con cui si sotterravano presupponeva una rete di gallerie preesistente.

      Non c’era altra scelta; per sperare di colpirli era necessario continuare con le armi esplodenti.

      Esitai, troppo!

      Il tempo di un gelido respiro e il primo-attendente Alkoe emanò un grido atroce. Misi a fuoco i pezzi del suo corpo che cadevano insieme al sangue scrosciante dalle amputazioni; si trovava in cima a un aghifoglie alto trenta passi, ma era stato raggiunto e smembrato un pezzo per volta. Le urla cessarono quando tutti e sei gli arti vennero staccati dal corpo.

      Il milite Tieen commise l’errore di uscire allo scoperto. Data la posizione, doveva aver assistito all’uccisione del suo amico e commilitone Alkoe.

      Ingrandendo i dettagli del suo volto, notai i suoi occhi vitrei, i filamenti protesi; era in preda al panico.

      «Tieen non fare lo sciocco… corri verso un riparo» fu il mio ordine perentorio, attraverso il comunicatore.

      Ma non m’ascoltò. Correva brandendo il suo fucile, sparando a qualunque cosa si muovesse; gli alberi si contorcevano al calore dei raggi energetici, le foglie danzavano nell’aria, udivo il frastuono di mille ramoscelli che precipitavano al suolo.

      Poi, un’ombra sfrecciò sulla sua sinistra e Tieen rovinò al suolo; tentò di rialzarsi, ma tre gambe gli erano state tranciate di netto. Le cercò sulla neve; forse, pensò che avrebbero potuto riattaccargliele. Ma il collo si piegò indietro e poi, un liquido denso cominciò a colargli dalle narici mischiandosi con le lacrime e con la neve. Rimase immobile, riverso nel suo stesso sangue.

      Alla vista di quell’efferate uccisioni la rabbia m’invase. Riguadagnai tutta l’audacia e decisi che era giunta l’ora di uscire allo scoperto.

      Impugnai saldamente tutte le armi, ero deciso a riversare sul nemico tutta la potenza di fuoco di cui disponevo.

      Forse, questo è il giorno in cui la vita e la morte s’incontrano, mi dissi.

      «Fuoco, fuoco continuato con tutti i razzi a disposizione, fuoco senza pietà!» urlai espandendo al massimo la mia cassa toracica. Tutti i miei sensi erano all’attacco, non potevo permettere che ci sopraffacessero con simile facilità.

      Le mie braccia vibrarono ripetutamente, i razzi partirono dalle bocche di fuoco, puntando la luna. Frammentati in decine di piccoli proiettili esplosivi, sibilarono in ogni direzione alla ricerca del loro DNA-bersaglio.

      Mille esplosioni devastanti, la terra sussultò a lungo; mi appiattii al suolo per non essere colpito da schegge vaganti. Poi la valle si inabissò in un silenzio immobile.

      Dal mio prezioso visore-bracciale appresi che nessun terraneo era stato colpito.

      Sembrava che né il freddo né la neve alta ostacolassero la loro rapidità.

      In preda all’ira, corsi verso il terraneo a terra.

      Almeno ne ucciderò uno!

      Giaceva sotto il peso di un ramo e sembrava inerme.

      Nell’occhio sinistro vi era conficcata una grossa scheggia legnosa, mentre l’altro era spalancato e fisso verso il cielo. La vita l’aveva abbandonato; nemmeno la soddisfazione di una terapeutica vendetta.

      Quel volto era insolitamente alieno.

      È assurdo… mi dissi incredulo.

      Qualcosa di più impellente richiamò la mia attenzione.

      A circa settanta passi dalla mia posizione, dietro una boscaglia sparsa, intravidi alcune case bruciare come fornaci inquiete.

      Fiamme traballanti s’innalzavano, ravvivando la notte con colori più saturi.

      «Miliziani, dobbiamo aiutare i residenti» chiamai a raccolta tutti i superstiti.

      I piedi sprofondavano nella neve che rallentava la mia corsa. Il sentiero serpeggiante fra la vegetazione disomogenea mi condusse a ridosso delle fiamme; un fumo grigio mi annebbiava la vista e la mente.

      Il crepitio della combustione, in sottofondo, si mescolava alle grida e alle richieste d’aiuto. Il pacato villaggio di Leevanie era stato catapultato in uno scenario infernale.

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