Orlando Furioso. Lodovico Ariosto. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Lodovico Ariosto
Издательство: Public Domain
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Жанр произведения: Поэзия
Год издания: 0
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ricche gemme un splendido monile

      gli discendea dal collo in mezzo il petto;

      e ne l'uno e ne l'altro già virile

      braccio girava un lucido cerchietto.

      Gli avea forato un fil d'oro sottile

      ambe l'orecchie, in forma d'annelletto;

      e due gran perle pendevano quindi,

      qua' mai non ebbon gli Arabi né gl'Indi.

55

      Umide avea l'innanellate chiome

      de' più suavi odor che sieno in prezzo:

      tutto ne' gesti era amoroso, come

      fosse in Valenza a servir donne avezzo:

      non era in lui di sano altro che 'l nome;

      corrotto tutto il resto, e più che mézzo.

      Così Ruggier fu ritrovato, tanto

      da l'esser suo mutato per incanto.

56

      Ne la forma d'Atlante se gli affaccia

      colei, che la sembianza ne tenea,

      con quella grave e venerabil faccia

      che Ruggier sempre riverir solea,

      con quello occhio pien d'ira e di minaccia,

      che sì temuto già fanciullo avea;

      dicendo: – È questo dunque il frutto ch'io

      lungamente atteso ho del sudor mio?

57

      Di medolle già d'orsi e di leoni

      ti porsi io dunque li primi alimenti;

      t'ho per caverne ed orridi burroni

      fanciullo avezzo a strangolar serpenti,

      pantere e tigri disarmar d'ungioni

      ed a vivi cingial trar spesso i denti,

      acciò che, dopo tanta disciplina,

      tu sii l'Adone o l'Atide d'Alcina?

58

      È questo, quel che l'osservate stelle,

      le sacre fibre e gli accoppiati punti,

      responsi, auguri, sogni e tutte quelle

      sorti, ove ho troppo i miei studi consunti,

      di te promesso sin da le mammelle

      m'avean, come quest'anni fusser giunti:

      ch'in arme l'opre tue così preclare

      esser dovean, che sarian senza pare?

59

      Questo è ben veramente alto principio

      onde si può sperar che tu sia presto

      a farti un Alessandro, un Iulio, un Scipio!

      Chi potea, ohimè! di te mai creder questo,

      che ti facessi d'Alcina mancipio?

      E perché ognun lo veggia manifesto,

      al collo ed alle braccia hai la catena

      con che ella a voglia sua preso ti mena.

60

      Se non ti muovon le tue proprie laudi,

      e l'opre eccelse a chi t'ha il cielo eletto,

      la tua succession perché defraudi

      del ben che mille volte io t'ho predetto?

      deh, perché il ventre eternamente claudi,

      dove il ciel vuol che sia per te concetto

      la gloriosa e soprumana prole

      ch'esser de' al mondo più chiara che 'l sole?

61

      Deh non vietar che le più nobil alme,

      che sian formate ne l'eterne idee,

      di tempo in tempo abbian corporee salme

      dal ceppo che radice in te aver dee!

      Deh non vietar mille trionfi e palme,

      con che, dopo aspri danni e piaghe ree,

      tuoi figli, tuoi nipoti e successori

      Italia torneran nei primi onori!

62

      Non ch'a piegarti a questo tante e tante

      anime belle aver dovesson pondo,

      che chiare, illustri, inclite, invitte e sante

      son per fiorir da l'arbor tuo fecondo;

      ma ti dovria una coppia esser bastante:

      Ippolito e il fratel; che pochi il mondo

      ha tali avuti ancor fin al dì d'oggi,

      per tutti i gradi onde a virtù si poggi.

63

      Io solea più di questi dui narrarti,

      ch'io non facea di tutti gli altri insieme;

      sì perché essi terran le maggior parti,

      che gli altri tuoi, ne le virtù supreme;

      sì perché al dir di lor mi vedea darti

      più attenzion, che d'altri del tuo seme:

      vedea goderti che sì chiari eroi

      esser dovessen dei nipoti tuoi.

64

      Che ha costei che t'hai fatto regina,

      che non abbian mill'altre meretrici?

      costei che di tant'altri è concubina,

      ch'al fin sai ben s'ella suol far felici.

      Ma perché tu conosca chi sia Alcina,

      levatone le fraudi e gli artifici,

      tien questo annello in dito, e torna ad ella,

      ch'aveder ti potrai come sia bella. —

65

      Ruggier si stava vergognoso e muto

      mirando in terra, e mal sapea che dire;

      a cui la maga nel dito minuto

      pose l'annello, e lo fe' risentire.

      Come Ruggiero in sé fu rivenuto,

      di tanto scorno si vide assalire,

      ch'esser vorria sotterra mille braccia,

      ch'alcun veder non lo potesse in faccia.

66

      Ne la sua prima forma in uno istante,

      così parlando, la maga rivenne;

      né bisognava più quella d'Atlante,

      seguitone l'effetto per che venne.

      Per dirvi quel ch'io non vi dissi inante,

      costei Melissa nominata venne,

      ch'or diè a Ruggier di sé notizia vera,

      e dissegli a che effetto venuta era;

67

      mandata da colei, che d'amor piena

      sempre il disia, né più può starne senza,

      per liberarlo da quella catena

      di che lo cinse magica violenza:

      e preso avea d'Atlante di Carena

      la forma, per trovar meglio credenza.

      Ma poi ch'a sanità l'ha ormai ridutto,

      gli vuole aprire e far che veggia il tutto.

68

      – Quella donna gentil che t'ama tanto,

      quella che del tuo amor degna sarebbe,

      a cui, se non ti scorda,