Dunque, su una cosa almeno dovremmo essere tutti d'accordo: nel non fare sconti a chi aggredisce le donne, anche se con un pretesto politico. E torno alla Boldrini. Questa giovane signora in fondo avrebbe potuto prendere molto più sportivamente di quanto abbia fatto gli insulti in rete, i fotomontaggi che cercavano di umiliare la sua dignità, le sudice allusioni e insomma quel clima canagliesco di caccia in branco contro una vittima donna che è purtroppo moneta corrente dell'inferno on-line. Avrebbe potuto prevederlo, assumendo l'importante carica e sapendo di essere una donna di aspetto attraente, perché in rete, sul mitico web, tutto è così: offese, manipolazioni, falsità. Invece, la neo presidente della Camera ha deciso di gridare e di agire, perché certamente non intendeva difendere soltanto se stessa, ma difendere un principio: dire no in maniera dura e ferma alla macelleria, al femminicidio sia pure in effigie.
Che ieri alcune donne, colpevoli di esprimere la propria appartenenza politica e la propria solidarietà nei confronti di Berlusconi, siano state pubblicamente trattate da «donne orizzontali», dunque prostitute, e molto peggio se dovessimo fare l'antologia degli epiteti rivolti contro la Santanchè ed altre, non è un fatto che possa essere registrato nella lista delle curiosità. E neanche delle comprensibili intemperanze che caratterizzano ogni scontro politico, specialmente in piazza.
Qui ci troviamo di fronte alla scelta, compiuta perfino da altre donne tra le file dei contestatori, di selezionare come bersagli le figure femminili e colpire quei bersagli con insulti sessisti. Non so se è chiaro a lorsignori che gli insulti contro le donne, anche se travestiti da insulti politici, sono insulti razzisti, come quelli di cui giustamente si lamenta la ministra di origine africana. Insultare per il colore della pelle non è peggio che insultare per il genere cui si appartiene, anche perché l'unico genere che raccoglie insulti e umiliazioni è sempre quello femminile.
Certo, per la presidente Boldrini deve essere questo un momento di imbarazzo, visto che i capofila dei contestatori che hanno aggredito verbalmente le donne e manualmente alcuni uomini, sembrano appartenere allo stesso Sel che l'ha messa in lista ed eletta alla Camera dove è diventata presidente. È imbarazzante, ce ne rendiamo conto. Ma proprio per questo, oggi e non domani è il momento di dire con voce forte e chiara da che parte si sta rispetto ai principi. Presidente Boldrini, è l'ora della schiena dritta e delle parole chiare. Se dovesse tacere, chi potrà più crederle su questo tema cruciale dell'inviolabilità della dignità femminile?
Da: Il Giornale.
Paolo Bracalini - Lun, 13/05/2013
Boldrini solidale, ma a denti stretti
Dopo l'aggressione alle donne del Pdl, la presidente fa intervenire solo il portavoce. Però quando è lei nel mirino...
Roma - Solidarietà a scoppio ritardato e per interposta persona. Non è direttamente la presidente della Camera Laura Boldrini, come richiesto a ripetizione dal centrodestra, a solidarizzare con le donne del Pdl insultate a Brescia (raffiche di «Troie!» e altre galanterie del genere), ma il suo portavoce Roberto Natale, già candidato di Sel non eletto e ripescato dalla Boldrini come portavoce (insieme alla figlia dell'ex governatore Pd della Calabria Loiero, alla figlia dell'ex parlamentare Pd Tana de Zulueta e al genero del professor Asor Rosa).
Il presidente della Camera, Laura Boldrini
Neanche una parola dalla Boldrini, anche se è il tema a lei più caro, la violenza contro le donne, verbale e non solo. Ma come, silenzio dalla stessa Boldrini che, dopo essere stata presa di mira dagli energumeni di internet, aveva invocato nuove leggi per regolare il web? La stessa Boldrini che, offesa dai fotomontaggi volgari su Facebook, ci avvertiva che «quando una donna riveste incarichi pubblici si scatena contro di lei l'aggressione sessista, che assume sempre la forma di minaccia sessuale», e che questa è «una questione grande, collettiva»? Sì la stessa presidente della Camera, che però, davanti a una raffica di «puttana!» urlata a qualche deputata del Pdl non si è sentita di dire nulla, e quel poco lo ha fatto dire, dopo un giorno e controvoglia, al suo staff.
Non parliamo di una nota, per quanto indiretta, di solidarietà alle donne offese dalle aggressioni sessiste a Brescia (non sono state picchiate solo perché protette dalla polizia), ma di una riga in fondo ad un comunicato di rimbrotto al direttore del Giornale.
«Le volgarità e gli insulti pronunciati da Sallusti contro la presidente della Camera non meriterebbero (considerato lo stile del personaggio) neanche risposta» scrive il portavoce della presidente Boldrini. Il riferimento è a quanto detto da Sallusti a In Onda la sera prima: «Dalla Boldrini, che mobilita la polizia della Camera e la magistratura per difendersi da un insulto su internet e non dice una parola in difesa delle sue deputate che vengono aggredite e insultate, dimostra di essere di parte, indegna di ricoprire il ruolo che ha, e da domani non ci rompa più i coglioni. La Boldrini non è lì per difendere solo se stessa, deve difendere tutte le donne».
Un attacco a cui la Boldrini non replica, lascia che lo faccia il suo portavoce («anche se Sallusti non lo meriterebbe»), secondo cui l'accusa di parzialità è faziosa, perché «Sallusti sbaglia, come è ovvio: l'uso dell'insulto a sfondo sessuale è incivile da qualunque parte provenga». Ma perché la Boldrini non è intervenuta per gli insulti sessisti a Brescia? Il suo portavoce ci assicura che «alle donne del Pdl che sono state offese con volgarità sessiste, la presidente Boldrini manifesta la sua solidarietà. Se tutti e tutte condivideremo questo principio, avremo fatto un passo avanti nella qualità del dibattito pubblico. Chissà se lo farà anche il Giornale». La cui grave colpa è di aver raccontato per primo della retata pretesa dalla Boldrini per le foto offensive. Poche ore per far arrivare la Digos a casa dei blogger (uno subito indagato dalla Procura di Roma). Un giorno, invece, per la solidarietà, solo tramite portavoce, alle donne di serie B del centrodestra.
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