nati prima della rivoluzione informatica e importati in banche dati digitali (per es. l’archivio storico di un quotidiano o di una biblioteca),
medio in quelli scritti con l’ausilio del supporto digitale ma concettualmente non dissimili dal testo tipografico (un articolo per una rivista scientifica, una tesi di laurea),
alto in testi concepiti per la rete e inconcepibili al di fuori di essa (una conversazione in chat, un blog, i post sui social media). In queste ultime scritture, che si propone di definire ‘native digitali’, si concentrano le maggiori innovazioni. Grazie alla definizione a grana più fine dei parametri mediali di Koch e Oesterreicher che proporremo nel paragrafo 5 (Tabelle 1 e 2), possiamo riprendere questa tassonomia basata sul gradiente di digitalità non come generica affermazione di principio, ma come risultato (misurabile) di specifiche differenze nelle condizioni comunicative e nell’utilizzo del canale e applicarla in futuri studi come chiave per la classificazione delle varie forme di scrittura digitale. In questo saggio ci concentreremo su una sola di queste: la messaggistica istantanea.