Il 1984 è l’anno nel quale avvenne il mio primo intervento in Spagna. Infatti López Estrada mi invitò a partecipare a un incontro sul teatro medioevale. Ri cordo ancora l’emozione che provai, quando, nel grande paraninfo della Complutense affollato di giovani, introdussi la proiezione di alcune registrazioni di spettacoli viterbesi. Informato della mia presenza, il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, Miele, mi facilitò una serie di visite e interventi negli Istituti di italianistica dell’Università di Salamanca, Siviglia e Valencia.
A Valencia fui accolto cordialmente dal professor Joaquín Espinosa, dalla vivace connazionale Anna Giordano Gramegna e da alcuni ispanisti con cui avrei avuto poi intensi rapporti. In quello stesso anno, al nostro VIII Convegno, sulle Origini del dramma pastorale in Europa, López Estrada illustrò «La comedia pastoril en España».
Nel 1985, al ix Convegno su Ceti sociali ed ambienti urbani nel teatro religioso europeo del ′300 e del ′400, il cattedratico di Valencia Joan Oleza parlò su «Teatralidad cortesana y teatralidad religiosa. Vinculaciones medievales» e, in quell’occasione, nacque una simpatia vicendevole. Mercedes de los Reyes Peña illustrò «Algunos reflejos de la sociedad española del siglo xvi en el Códice de Autos Viejos». Quello fu l’ultimo nostro convegno che si svolse a Viterbo, dove, nonostante il grande interesse suscitato anche dagli spettacoli, la situazione politica locale non ci consentì di continuare a operare nella città, che, dieci anni prima ci aveva invitato.
Il nostro X Convegno, nel 1986, quindi si svolse a Roma su Teatro comico fra Medio Evo e Rinascimento: la farsa. Parteciparono López Morales con «Farsa y caricatura en el nacimiento de la comedia castellana» e Javier Huerta Calvo con «El entremés o la farsa española».
Il 1987 fu un anno importante per me, durante il quale potrei arricchire le mie conoscenze su diversi aspetti della cultura e del teatro contemporaneo spagnolo. Infatti, l’Ente Teatrale Italiano, del quale ero consigliere di amministrazione, insieme all’ITI, in previsione di un convegno sulla drammaturgia spagnola, mi incaricarono di contattare, nelle principali città, i protagonisti della vita teatrale. Anche quella volta fu il dr. Miele che mi procurò i contatti con importanti scrittori, critici e registi. A Madrid ritrovai gli amici Sito Alba, López Estrada, la sua assistente Ana Vian, l’italianista Ángel Chiclana Cardona, Manolo Nieto e Nicasio Salvador Miguel; a Barcellona conobbi il celebre regista Ricard Salvat e il giovane studioso del teatro catalano Francesco Massip.
Il soggiorno più lungo e stimolante lo feci a Valencia. Josep Lluís Sirera mi accolse all’arrivo, e mi presentò i colleghi José Luis Canet, Gómez Grande; ritrovai poi —oltre Espinosa e la Giordano— Joan Oleza che mi presentò la sua colta e graziosa giovane moglie Teresa Ferrer. Essi organizzarono, nell’Aula Magna dell’Istituto di Filologia dell’Università, la presentazione del Dittico d’Erode rappresentato a Viterbo.
Al nostro XI Convegno su Mito e realtà del potere nel teatro: dall’antichità classica al Rinascimento, vennero invitati José María Díez Borque, che parlò sul «Teatro del poder en la España del siglo xvi: la imagen del emperador Carlos v», e l’amico Sirera che presentò «Cristóbal de Virués y su visión del poder».
Sempre nel 1987 venne realizzato a Maratea, località marittima nel Sud, l’Incontro di drammaturgia europea dedicato alla Spagna. Numerosi gli autori, registi, critici che parteciparono, oltre la Direttrice Generale della Cultura Carmen Alborch, Ricard Salvat, César Oliva cattedratico dell’Università di Murcia e direttore della compagnia teatrale, e fra i valenciani: l’autore Rodolf Sirera —fratello di Josep Lluís— e il regista Antonio Tordera.
L’interesse degli ambienti italiani verso il teatro spagnolo fu intenso, in quell’anno, infatti l’AGIS e l’Ente Cattolico dello Spettacolo, organizzarono a Roma, presso l’Istituto Spagnolo di Cultura diretto da Sito Alba, l’avallo del professor Julian Donado addetto culturale e del solerte Luis Quirante, un vivace incontro sulla produzione drammatica.
Infine, la collega e amica Anna Giordano, impegnata a condurre uno studio comparativo sui tragici italiani e spagnoli, trascorse un periodo di tempo come ricercatrice presso la mia cattedra al Magistero.
Nel 1988 si svolse il nostro XII Convegno su Diavoli e mostri in scena dal Medio Evo al Rinascimento. Vi parteciparono Teresa Ferrer, che illustrò «La dos caras del diablo en el teatro antiguo español» e Nicasio Salvador Miguel che descrisse «Animales fantásticos en La Celestina».
Quell’anno venne organizzato a Barcellona un grande Simposio Internacional de Historia del teatro, programmato da Salvat sul tema El teatro popular en la Edad Media y en el Renacimiento. Vi parteciparono studiosi e registi di vari paesi. Là incontrai Sirera, Oliva, Massip, Nel Diago e il madrileno Díez Borque. Presentai la proiezione di Guarda bene disciplinato leggendo «Variantes populares sobre un tema de la tradición culta ecclesiastica: María a los pies de la cruz».
Il 1989 fu l’anno in cui vissi la più lunga permanenza in Valencia, grazie agli inviti che ebbi dai colleghi e dall’Assessorato della Generalitat per tenere un Corso specialistico per giovani attori e registi. In una sala del Teatro Rialto illustrai diverse registrazioni di spettacoli, tecnicamente assistito da Tordera, e alla simpatica presenza di Oleza, Sirera ed altri che poi mi invitarono al Congreso Internacional sobre teatro y practicas escénicas en los siglos XVI e XVII. Vi parteciparono vari specialisti fra cui l’inglese John Varey, cui venne conferita, nei giorni seguenti, la «laurea honoris causa», nella splendida Aula Magna dell’antica Università.
Oleza, che mi accompagnò, fu, in quei giorni un magnifico anfitrione: dopo una cena squisita con i colleghi, mi condusse nei quartieri antichi della città e mi illustrò i luoghi e i monumenti architettonici resi suggestivi della luce notturna. Inoltre egli e Teresa mi ospitarono gentilmente nella loro villa in campagna. Anche Sirera mi mostrò musei e chiese valenciane di varie epoche e Anna Giordano mi invitò a trascorrere con i suoi familiari ore tranquille; a pranzo mi presentò Evangelina Rodríguez specialista del «Siglo de Oro», mi fece incontrare anche il direttore editoriale dell’editrice «Cátedra» illustrando la mia opera Teatro in Europa nell’ipotesi di una traduzione, e mi indirizzò alla Cattedrale dove, in quei giorni, si celebrava la Festa della «Virgen de los Desemparados» che culmina in una vivacissima sfilata processionale.
La mia presenza in Spagna continuò poi in estate quando, invitato al Corso della Complutense all’Escorial (17-21 luglio), sul tema La Edad Media fantástica: Los bestiarios y la Edad Media española parlai del «Fantastico biblico» e proiettai la Coena Cypriani. Là incontrai —oltre Nicasio Salvador Miguel, ideatore del Corso— Ana Vian e Pérez Priego. In quell’occasione incontrai anche una giovane studiosa, Irene Romera Pintor, italianista poliglotta che avrebbe poi frequentato i nostri convegni.
Ana Vian parlò poi al nostro XIII Convegno su Il Carnevale: dalla tradizione arcaica alla traduzione colta del Rinascimento: «Una aportación hispánica al teatro carnavalesco medieval y renacentista: las Églogas de Antruejo de Juan del Encina», e, per la prima volta il colto italianista Giulio Ferroni, studioso del teatro comico, ci intrattenne brillantemente su «Morti dal ridere e carnevali letterari». E anche, per la prima volta, il mio ex assistente e collega Tadeusz Lewicki era presente.
In ottobre poi, a Maratea, nell’Incontro sulle traduzioni, incontrai gli amici Oleza e Salvat. In quel mese ebbi la possibilità di programmare un invito a Sirera, presso l’Università Maria Assunta, a tenere un corso sul teatro medioevale spagnolo, che venne effettuato poi nell’aprile del 1990, e seguito con grande interesse.
Il 1990 fu un anno di grandi novità per il nostro «Centro Studi» per l’intensificarsi dei rapporti coi colleghi spagnoli. Infatti il XIV Convegno si svolse a Vicenza sul tema Nascita della tragedia di poesia nei Paesi Europei e lo spettacolo: la Sofonisba del Trissino venne rappresentata nello storico Teatro Olimpico. Tra i relatori italiani Renzo Cremante, il cattedratico che aveva, con i suoi studi e le raccolte di testi, surclassato il mio giovanile lavoro su Il teatro tragico italiano. Egli