Le Cacciatrici Di Mostri. Gemma Cates. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Gemma Cates
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Серия:
Жанр произведения: Ужасы и Мистика
Год издания: 0
isbn: 9788835430988
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dell’onestà.

      Ero in grado di smascherare un bugiardo persino meglio che scovare un mostro. Questo tizio non mi stava mentendo.

      Merda. E ora ero davvero bagnata.

      Questo coglione doveva andarsene dal mio ufficio.

      Così avrei potuto lavorare al caso.

      Risolvere il caso.

      La mia testa doveva essere nel gioco, la mia concentrazione sul caso.

      E dopo aver eliminato Mark Jared, sarei uscita e mi sarei fatta una scopata. Ovviamente, era passato fin troppo tempo.

      Il caso…

      Avevo tamburellato sui fascicoli con un dito. Rafe mi aveva appena assegnato questo caso, ma ciononostante era bastata una rapida occhiata per vedere lo schema. Il killer colpiva di notte.

      “Sono le dieci. Questo tizio non aggredisce nessuno durante il giorno. A meno che tu non sappia dove posso trovare Jared o quale sarà il suo prossimo bersaglio, sarà meglio che porti via il culo dal mio ufficio e mi lasci lavorare.”

      Non si era mosso.

      Poi le sue narici si erano spalancate.

      Non era umano.

      Era un quasi-mostro.

      Lo avevo capito nel momento in cui era entrato nel mio ufficio. Lo chiamavo il mio radar dei mostri, ma in realtà era quel po’ di magia che avevo dentro, che tutte le Van Helsing avevano dentro, che ci permetteva di vedere creature, bestie, esseri magici – coloro che sarebbero diventati mostri con alcune scelte sbagliate.

      Barrett Miller non era umano.

      Era un licantropo, con tutti i conseguenti vantaggi fisici dell’essere quella bestia… compreso un acuto olfatto.

      Il mio sguardo era scivolato dal feroce sorriso che aveva in faccia alla violenta erezione che stava manifestando. Barrett Miller era dotato più come un cavallo che come un lupo. Un fatto che avrei preferito non conoscere.

      Era seduto di fronte a me, eccitato dall’odore della mia eccitazione.

      Gli avevo lanciato un sorriso freddo. “Fuori.”

      Se n’era andato, ma non prima di sistemarsi la sua erezione. Non aveva nemmeno finto un tentativo di discrezione. Cazzo, ero piuttosto sicura che si fosse dato una rapida tirata, il coglione.

      Pure il breve accenno della sua grossa mano sul suo uccello rigido, e mi venivano in mente dei pensieri. Pensieri sconci su Barrett Miller, sul suo uccello, sulle sue mani, sulla sua lingua, sulle sue dita…

      Sembrava come quando qualcuno deve masturbarsi prima di poter concludere un qualsiasi lavoro.

      Io ero così.

      Avrei dovuto masturbarmi.

      E decisamente, quando l’avessi fatto avrei avuto in testa del sesso con qualcuno che si odia, nel mio caso un certo licantropo.

      Piccolo problema: non ero sicura contro chi fosse diretto quell’odio. Contro di lui, per avermi eccitata? O contro di me, per essere così eccitata? Ero scivolosa e pronta per una sveltina con un fottuto mostro-in-attesa.

      Due orgasmi.

      Quel fottuto stronzo mi aveva distratta così tanto che avevo dovuto chiudere a chiave la porta del mio ufficio, farmi un ditalino e stuzzicarmi il clitoride per avere due orgasmi completi. E non avevo nemmeno aspettato che Eric andasse a pranzo per farlo.

      Quella roba non era normale per me, e decisamente mi faceva sentire come se avessi fatto il culo a Barrett fottuto Miller.

      Non avevo tempo per due fottuti orgasmi.

      Ma dopo quello, me lo ero tolto di mente. Dovevo dare la caccia a un mostro.

      Erano passate due ore, e avevo letto dettagliatamente ciascuno dei fascicoli. Inoltre, Eric era riuscito a farsi dare da Rafe il quarto fascicolo, sebbene lui non lo considerasse parte del caso, poiché mancavano prove fisiche che puntassero alla morte dell’uomo scomparso.

      Era possibile che la sua riluttanza avesse più a che fare con il fatto che l’uomo non era umano. Era un mannaro. Una specie di gatto, non lupo, ma come Barrett Miller e Mark Jared, trasformato, non nato.

      Doveva essere difficile vivere all’interno dei confini cittadini di Austin. I texani potevano scambiare il profilo indistinto di un lupo per un cane, ma in nessun modo avrebbero scambiato un grosso gatto selvatico per un randagio.

      Cane, gatto, lupo, a Rafe non importava. Lui provava un odio scatenato per tutti i mostri. Almeno, così sembrava.

      Strano, riflettendoci.

      Rafe, come me, non era del tutto umano. I mostri erano definiti da più della loro mancanza di umanità. I mostri davano la caccia agli umani, e le persone come Rafe, le mie sorelle e me proteggevano l’umanità. Detto ciò, noi non eravamo umani ma nemmeno mostri, bensì una via di mezzo.

      Pur non essendo interamente umano, lui mostrava un’interessante propensione per i casi che coinvolgevano crimini commessi contro gli umani. Personalmente, a me non piaceva alcun tipo di creatura, bestia o essere che uccideva, indipendentemente dal tipo di vittima.

      Quali che fossero i problemi di Rafe, lui aveva ceduto il fascicolo del mannaro felide scomparso. Non ero sicura che sarebbe stato d’aiuto, purtroppo. Pur considerando la potenziale quarta vittima, non vedevo il collegamento.

      Era il momento di chiamare Barrett Miller e di conoscere i retroscena di cui lui era stato così avaro. Fottuto dilettante. Stava soltanto ritardando l’indagine con le sue cocciute stronzate.

      Già, la mia pressione sanguigna stava già salendo solo al pensiero di dover avere a che fare con lui.

      Avrei affrontato Miller dopo pranzo.

      Non volevo avere a che fare con quell’arrogante stronzo a stomaco vuoto. Portava la mia fame a un livello completamente nuovo.

      Motivo per cui, quindici minuti dopo, avevo finito col camminare lungo South Congress. Il piccolo spazio, uso ufficio, che avevo affittato era grande abbastanza solo per Eric e me, in tutto una trentina di metri quadri, e decisamente non era abbastanza grande per ospitare una cucina. Il nostro mini-frigo a malapena aveva spazio per le bevande. Inoltre, io non ero esattamente il tipo di persona che si porta la borsa col cibo, che ci sia spazio nel frigo oppure no.

      A metà strada tra l’ufficio e la mia panineria preferita, l’avevo sentito; un formicolio alla nuca.

      Sebbene l’avessi riconosciuta, non era una sensazione che sperimentavo con una certa frequenza. Io ero la predatrice, non la preda. Come cacciatrice di mostri, il mio lavoro era dare la caccia ai mostri e ucciderli.

      Il terrore della notte aveva paura di me.

      Quale creatura aveva le palle per darmi la caccia in pieno giorno?

      Mi ero rifugiata in un autosilo. Se qualche stupida creatura voleva darmi la caccia, chi ero io per negarle la oh-così-breve gioia di pensare di avermi messa all’angolo?

      Mentre sgattaiolavo tra le auto e stavo accovacciata in attesa, riflettevo sul mio attuale carico di lavoro.

      Avevo sette casi aperti, tutti di Classe C, riguardanti creature inferiori che non avrebbero osato gironzolare per le strade alla luce del giorno. Di sicuro, niente che potesse vedermi come una vulnerabile, potenziale vittima.

      L’unica eccezione, il mio caso di più alto livello, era Mark Jared.

      “Non per interrompere la tua meditazione quotidiana, ma hai un momento?” aveva chiesto Miller, dietro di me.

      Barrett Miller si era avvicinato di soppiatto a me.

      Ma. Che. Cazzo.

      Mi aveva colto di sorpresa.

      Mi ero fatta cogliere di sorpresa.