Con quella pelle così pura e morbida, desiderava ardentemente esplorarne ogni centimetro.
Richard cacciò indietro i suoi pensieri lascivi e si sedette di fronte a lei.
“Il suo drink, signora.
Spero che ti piaccia il merlot”.
Eva prese il bicchiere di vino e nel farlo con la sua mano delicata sfiorò quella di Richard.
“Adoro il merlot”.
Lui sollevò il bicchiere per brindare con la pelle che formicolava ancora per quel lieve contatto.
“Anch’io.
Salute”.
Bevvero un sorso senza lasciare lo sguardo l’uno dell’altra.
“Da quanto tempo lavori alla Sub Rosa?”
Richard prese un paio di sottobicchieri dalla tasca e li posò sul tavolo.
“Da due anni.
Ho iniziato come assistente e ho iniziato l’incarico attuale circa sei mesi fa.
E tu?”
Lei abbassò il bicchiere, mentre una goccia di vino color rosso sangue cadeva sulla carta bianca andando a formare una macchia a forma di cuore.
O forse era una... Frena.
Il suo personale test con le macchie sembrava essere rivelatore, estremamente rivelatore, tanto che non serviva uno psicologo per scoprire cosa gli frullasse per la testa.
Richard smise di fissare l’interpretazione a luci rosse della macchia di vino e scacciò il desiderio residuo dalla sua gola.
“Ho iniziato solo sei settimane fa, si può dire che sia ancora in luna di miele”.
Non gli sarebbe dispiaciuto essere in luna di miele con lei in quel momento...
L’immagine di se stesso e di Eva nudi si aggrovigliò nel suo cervello e si allentò la cravatta per avere un po’ di sollievo dalla temperatura sempre più alta.
Eva sorrise, apparentemente ignara dei suoi pensieri osceni.
“Il tuo settore sembra interessante,
non riesco a immaginarlo come un ambiente noioso”.
La brillantezza setosa del gloss che le copriva le labbra era un’esca perfetta che lo invitava a leccare e assaggiare... Non pensare al sesso.
O se ne sarebbe accorta
e sarebbe fuggita.
Gattini e cagnolini, gattini e cagnolini, gattini e cagnolini.
“Hai ragione,
la cosa bella della Sub Rosa è che offre molta scelta e possibilità di ricerca, per cui perdere interesse è molto difficile”.
Lui prese un bel sorso di vino, quindi il suo sguardo tornò a lei, come se i suoi occhi fossero una bussola e lei il nord.
“Sei veramente bellissima, lo sai?”
Le parole gli sfuggirono dalle labbra prima che potesse fermarle.
E non poteva dare la colpa al vino,
non ne aveva ancora bevuta la metà.
Eva afferrò il bicchiere e bevve ciò che rimaneva del suo rosso.
La sua bellezza, in combinazione con la sua vicinanza fisica, funsero da ariete abbattendo le inibizioni di lui.
“Scusa,
forse sto correndo troppo”.
“No. Sì.
Ma grazie”.
Le guance di lei divennero rosse come il vino.
E deliziosamente sexy.
Come se la musica volesse sottolineare i suoi pensieri, iniziò Baby I’m Yours di Barbara Lewis.
Un inarrestabile desiderio di stringerla nuovamente a sé lo rese impaziente, così si alzò porgendole la mano.
“Posso avere questo ballo?”
Lei sfiorò il palmo con il suo ed entrambi rabbrividirono.
Chissà se anche lei sentiva la potenza della loro connessione.
Richard la condusse nuovamente verso la pista da ballo.
Il sorriso sul suo volto doveva apparire come se fosse in un qualche viaggio erotico.
“Anch’io adoro questa canzone”, disse lei con le labbra a portata di bacio.
“Non è solo una grande canzone, ma un sentimento bellissimo se dimostrato con le azioni e non solo con le parole”.
Lui la strinse a sé, anche più di prima, come se fossero due pezzi di un puzzle 3D che si incastravano alla perfezione.
“Sì...” Lei lo guardò come se avesse appena detto la cosa più rivoluzionaria e allo stesso tempo poetica del mondo.
Era il volume della musica ad essere aumentato o era la sua consapevolezza di lei ad essersi amplificata?
La fisica della situazione suggeriva entrambe le cose.
Si avvicinò all’orecchio di lei per farsi sentire al di sopra del suono della band.
“Come torni a casa?”
Con mano tremolante, lei indicò la sua amica accerchiata da un gruppo di ragazzi.
“Con Greer,
mi ha dato un passaggio”.
Dannazione.
Anche se la sua amica non aveva smesso di flirtare, come se non le dispiacesse l’idea di appartarsi per la notte.
Forse poteva offrirsi di accompagnare Eva a casa, testare il terreno.
Ora che avevano parlato, si era completamente invaghito.
“Uhm...” Esitò, con le parole sulla punta della lingua.
I grandi e brillanti occhi di lei lo incoraggiarono a proseguire.
“Potrei accompagnarti a casa.
Se ti fa piacere”.
Lei distolse lo sguardo, ma non si allontanò.
“Oh... Uhm...”
“Se non vuoi lo capisco,
è solo... Ecco, non sarebbe un problema.
Anzi, sarebbe un piacere”.
Continuavano a ballare, ma lei non gli rispondeva.
Ci stava ancora pensando o il suo non rispondere significava semplicemente no?
Se solo avesse potuto leggere la sua mente.
La canzone finì e lei lo guardò negli occhi.
“Ok”.
Aveva detto di sì?
“Ok?” le chiese, giusto per essere sicuro di aver capito bene.
“Sì, mi piacerebbe che mi accompagnassi a casa.
Grazie”.
Lei inghiottì nervosamente.
“Aspetta qui,
vado a dirlo a Greer”.
Richard rimase a lato della pista gustandosi il dondolare dei fianchi di lei che correva ad avvertire la sua amica.
Eva richiamò la sua attenzione battendole sulla spalla, scambiarono qualche parola e infine lo guardò.
Greer strillò, sussurrò qualcosa nell’orecchio di Eva - molto probabilmente la stava mettendo in guardia contro i pericoli dello sbaciucchiarsi e accarezzarsi nell’abitacolo di un’automobile - facendola