Non Chiamarli
Carlos Ramos
Non Chiamarli
© Carlos Alberto Ramos Zúñiga, 2018
© Tradotto da Andreaceleste Brilli, 2021
© Tektime, 2021
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Per tutti i miei cari che sono venuti a mancare
Indice
Presentazione
Non Chiamarli è una raccolta di dieci racconti di paura. Scaturire il sentimento di paura è molto difficile, perché questo è un genere molto vasto, siamo influenzati da esseri mostruosi e fantastici di qualsiasi tipologia, ma coloro che tratteremo qui sono quelli di cui ci raccontavano da piccoli, solo per divertirsi a spaventarci o perché sono reali. Chi non ricorda le notti tra amici o in famiglia raccontando queste storie? Allo stesso modo, chi non ricorda lo spavento prima di riuscire ad addormentarsi da soli dopo aver ascoltato questi racconti? Perché si tratta di qualcosa di estremamente concreto, a un certo punto restiamo soli con queste parole che risuonano dentro la nostra testa.
L’obiettivo di questi testi è ricordare al lettore le sue più recondite paure e far sì che dopo averli letti si domandi: Sarà vero? Voglio farvi dubitare, farvi parlare di queste storie e che utilizziate la vostra immaginazione per trovare un finale alternativo o almeno uno in linea con le vostre convinzioni. Che giungiate alle vostre conclusioni personali, che scegliate tra la ragione e la logica comune; o al contrario, restiate in compagnia di questi essere fantastici al di fuori di qualsiasi spiegazione.
L’obiettivo di questo libro è ricordare ciò che molti anziani tramandano oralmente, ciò che si diffonde di bocca in bocca tra i vari quartieri. A tutti noi hanno raccontato dello stregone (noto come Nahual), il diavolo e altri esseri che sono lì in agguato, aspettando che giunga la notte. A quasi tutti si sono drizzati i peli dalla paura con una di queste storie e di nuovo il dubbio: Sarà possibile? Per alcuni si tratta solo di storie per divertirsi, per spaventare i bambini o per fornire un insegnamento a livello morale, per altri, per alcuni si tratta solo di idolatria, stregoneria e superstizioni e per qualcun altro, è qualcosa di inspiegabile. Sarà Lei, caro lettore a decidere come avvicinarsi a questi testi. Che, per inciso provengono dal villaggio e così vengono tramandate, mischiandosi con ciò che si racconta al di fuori dei nostri confini e i nostri miti e leggende. Che sia vero o meno, ciò che si racconta qui lo facciamo nostro. Vi invito a leggere questi dieci racconti, a godere di loro e giudicare la loro veridicità o semplicemente ad intrattenervi con queste storie. Non Chiamarli si aggiunge agli altri libri del genere suspense, che alla fine, se con qualcuno di questi racconti vi si drizzeranno i peli delle braccia, allora avremo raggiunto il nostro obiettivo. Approfittate di questi testi scritti con un linguaggio estremamente semplice e che parlano del Messico.
In questi racconti che si inseriscono nel mezzo tra la realtà e la fantasia, noterete, che non mi sbilancio verso nessuna delle due opzioni, racconto solo ciò che mi hanno detto.
Carlos Ramos
Non Chiamarli
Per Adán, Hugo y Ramón,
per quel viaggio al Xicuco
Cosa avrò avuto in mente quella volta? Non comprendevo quale fosse stata la ragione che mi avesse spinto ad andare con loro quella mattina. Avevo visto quella collina un’infinità di volte, mi avevano raccontato del diavolo e della sua tana, ma in fin dei conti ciascuna collina ha una tana con un diavolo.
Camminammo molto, non eravamo stanchi e mancava poco per raggiungere la cima da dove avremmo potuto vedere tutta la città. Proprio in quel momento cominciammo a cercare la tana, perché nessuno di noi sapeva dove fosse di preciso, addirittura pensavamo fosse solo una diceria della gente del luogo. Non conoscevamo nemmeno il suo aspetto, non so se sia stato per istinto, curiosità o perché fosse nostro interesse, tuttavia trovammo la strada giusta.
La cosa che a prima vista mi fece restare sbalordito fu la forma del suo ingresso, è come se si trattasse dell’intimità della collina, in seguito, vedemmo una grande quantità di oggetti di stregoneria sparsi ovunque. Non chiamarli per favore, sentì in quel momento, ma nessun altro lo aveva sentito.
Continuammo cercando di non calpestare o spostare nulla, senza leggere i messaggi scritti sulle pareti. Sentì un odore tremendo, non riuscivo a decifrare cosa fosse esattamente. Sentì anche la pressione di qualcuno che respirava in modo più profondo e agitato, mi girai ad ascoltare, non chiamarli.
All’interno, forse per pura suggestione, qualcuno disse che si sentiva frastornato, qualcun altro che aveva mal di testa, il terzo disse che sentiva un dolore salirgli lungo la gamba nel preciso istante in cui si rese conte che stava calpestando i resti di un fuoco e quelle che all'apparenza erano caramelle sciolte. Io non mi sentivo male, ero solo un po’ stanco. A volte durante la notte, cercavo di non ripensare a quello che era nascosto nella tana, mio nonno diceva che non si deve restare attaccati alle cose brutte che incontriamo lungo il nostro cammino, dobbiamo allontanarle, non pensarle, né nominarle. A dire il vero entrammo soltanto nella prima insenatura della tana, non andammo oltre perché era necessario arrampicarsi ed era troppo buio. Il nostro viaggio aveva avuto talmente tanti imprevisti che avevamo a malapena acqua e cibo a sufficienza. Nessuno ha pensato di portare con sé qualcosa per illuminare. Con il flash del telefonino cercavamo di far luce nella stanza successiva come meglio potevamo, ma non riuscivamo a vedere molto.
Inoltre, le persone che abbiamo incontrato lungo la strada ci hanno consigliato di fare molta attenzione, perché in molti si erano persi, invece altri erano riusciti a trovare anche del denaro, preferimmo scendere per via dei vari dolori che accusavamo.
Ci dovemmo fermare per raccogliere delle bacche e passarcele lungo il corpo, come si era soliti fare per scacciare gli spiriti maligni. Gli altri iniziarono a “pulirsi” ma io non lo feci perché sentì che molto vicino stava passando un camion, quindi preferì correre dietro al rumore. Era un furgoncino che trasportava una famiglia intera, gli spiegai da dove venivamo e gli chiesi di portarci dove erano diretti loro, altrimenti avremmo dovuto camminare molto.