Visione D'Amore. Dawn Brower. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Dawn Brower
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Серия:
Жанр произведения: Исторические любовные романы
Год издания: 0
isbn: 9788835423614
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caro padre non l’avremmo mai ritrovata a Central Park.”

      Hmmm. Interessante. Un aspetto di Lady Vivian che non conosceva affatto. Quindi, da piccola il suo capo era un po’ ribelle. Un momento: ma era la Lady Vivian che conosceva, quella? E che ci faceva da piccola a Central Park…da sola?

      “Mio padre è sempre molto gentile.” mormorò, tenendosi neutra. Sperò di non stare dicendo cretinate.

      “Edward Wegner è un brav'uomo. Spero che gli piaccia il suo nuovo incarico di vice Ambasciatore in Germania.” esclamò a sorpresa il duca. Ripiegò il giornale e lo mise da parte. "Ma credo che non resisterà a lungo, laggiù. Presto l’atmosfera si farà calda, in Germania. Abbiamo già sofferto tanto per una guerra, ma temo che se ne scoppierà un’altra sarà anche peggio.”

      Parole sante! Il duca non sapeva quanto avesse ragione. Anya deglutì a fatica e cercò di mangiare qualcosa. Fece un boccone delle sue uova strapazzate sperando che, se fosse stata impegnata a mangiare, nessuno le avrebbe fatto altre domande.

      "Oh Julian, siete sempre il solito! - esclamò amabilmente la duchessa - Non la spaventate con le vostre farneticazioni. Il viaggio sarà già lungo di suo. Non mettiamole in testa altri pensieri! Siete stato in Germania e me lo avete descritto come un paese adorabile, molto ben organizzato e ricco. Perché dovrebbe covare un’altra guerra?”

      C'era qualcosa che le sfuggiva, nel tono della duchessa. Era stata in Germania? Se Anya ricordava bene, il duca era stato una spia durante la prima guerra mondiale. Probabilmente era stato anche in Germania, ma la duchessa era Americana. Di sicuro lei se n’era rimasta tranquilla a casa. Cosa ne pensava del regime nazista?

      Anya ingoiò il suo boccone, che le scese dolorosamente in gola come se raspasse sulla carta vetrata.

      "Non credo di farle paura. In fondo, va a trovare il suo fidanzato.” disse il duca.

      "Davvero?” pensò Anya. Non era una domanda, quella del duca, ma un’affermazione. Quindi doveva essere così, era fidanzata. Che ci faceva il suo fidanzato in Germania?

      La duchessa sorrise. "Sempre che Anya non abbia ripensamenti. Vostro padre ha detto che è nell'esercito tedesco ... un ufficiale di alto rango. "

      Un ufficiale…nazista? Ma che cosa aveva in testa il suo…presunto padre? “Non saprei…ma non credo.” mormorò. Decise di far credere che era una figlia obbediente e rispettosa. Magari amava davvero il suo fidanzato, chissà…

      "Bene. - disse la duchessa, sempre con quello strano tono - In ogni caso, avete tutta la vita davanti a voi. Ci sono decisioni che richiedono tempo…e fidanzamenti che non possono essere spezzati tanto facilmente.”

      Anya sorrise con cortesia. Non capiva ancora dove volesse arrivare la duchessa. Intendeva…dissuaderla da quel matrimonio? Si pulì la bocca con il tovagliolo e si alzò.

      “Se Vostra Grazia vuole scusarmi, ho bisogno di preparare le ultime cose, prima di partire.” disse.

      "Certamente, mia cara. - rispose la duchessa, senza alzarsi - Odio gli addii, quindi non verrò fuori a salutarvi. Ricordate comunque che in questa casa siete sempre ospite gradita. Fate buon viaggio.”

      Avrebbe dovuto inchinarsi? Per tranquillità Anya optò per una graziosa riverenza ai duchi, poi uscì dalla sala. Aveva bisogno di calma per riflettere. Tutto quello che aveva scoperto non andava affatto bene…Anzi, da quel poco che aveva capito era proprio in un mare di guai.

      CAPITOLO TERZO

       Ottobre 1933

      Anya guardò fuori dal finestrino dell'auto che dalla stazione ferroviaria la stava portando alla sede transitoria dell’ambasciata Americana. Era all’oscuro di tutto. O almeno, di ciò che la riguardava direttamente. Sapeva solo che tutti la credevano Anastasia Wegner, figlia di un membro dello staff dell'ambasciatore William Dodd.

      Da quello che aveva intuito, non somigliava per niente a questa Anastasia. Dall’idea che si era fatta, Ana era una ragazza un po’ succube e senza alcuna ambizione. Aveva persino accettato di fidanzarsi con un ufficiale Tedesco! Si sentì il sangue al cervello, al pensiero di dover sposare un nazista. Lei non avrebbe mai potuto farlo! Era tutto così…strano. L’unica cosa che era rimasta uguale era quell’anello di opale che teneva al dito: era sempre quello che le aveva regalato sua nonna, preciso in tutto, dalla foggia al disegno floreale all’opale rotondo.

      All'inizio non ci aveva fatto caso, tra il mal di testa e tutta quella serie di cose che l’era capitato tra capo e collo…

      Eppure, eccolo lì, come sempre. Poteva trattarsi di una coincidenza, ma qualcosa le diceva che non lo era affatto. Era probabile, invece, che fosse l'anello di fidanzamento di Ana. Solo per questo provava il forte impulso di strapparselo dal dito e buttarlo chissà dove. Ma si trattenne. La dolce Ana non avrebbe mai fatto una cosa del genere. S’impose quindi di mantenere il controllo.

      Sospirò e chiuse gli occhi. Presto sarebbero arrivati all'ambasciata e avrebbe dovuto incontrare il padre di Ana. Quel poco che aveva scoperto su di lui non le aveva fatto per nulla una buona impressione. Forse, aveva conquistato i duchi di Weston con i suoi modi, ma di sicuro sembrava avere un pugno di ferro con la propria famiglia. Tuttavia, lei avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa e fingere di essere la dolce e obbediente ragazza che il padre si aspettava. Altrimenti era sicura che avrebbe dovuto subire pesanti punizioni.

      Più o meno, era questo che aveva capito in quel lungo viaggio con Ida che, sfortunatamente, le faceva da dama di compagnia.

      Dopo che avevano lasciato la casa del Duca e della Duchessa, Ida si era mostrata per quello che era davvero: una brutta acida arpia che intendeva tenerla al guinzaglio, sotto la minaccia di raccontare a suo padre ogni piccola trasgressione. Più di una volta le aveva rinfacciato la maleducazione di quella mattina, quando l’aveva svegliata, e l’aveva ammonita di non permettersi mai più di trattarla a quel modo. Insomma, quella donna era come un mastino, sempre attaccata a lei. Anya avrebbe dovuto trovare un modo per levarsela dai piedi, se sperava di ottenere un minimo di libertà.

      Ma come uscire da quel corpo e tornare nel suo tempo?

      "Siete tornata la brava ragazza di sempre. - le stava dicendo Ida, con grande soddisfazione - Continuate così, signorina. Vostro padre ripone grandi speranze in voi.” Le accarezzò un braccio. “La vostra permanenza a Londra è stata una necessità, ma adesso siete a casa. Questa sarà la vostra nuova patria. Tra pochi mesi vi sposerete e diverrete proprietà di vostro marito. Com’è giusto che sia.”

      Anya si morse la lingua. "Sì, Ida. - rispose Anya, dolce come un agnellino - Farò quello che mi comanda papà. Sarà orgoglioso di me.” Dio, avrebbe voluto uccidere quella brutta arpia! Invece doveva fingere il più possibile, se voleva allentare la presa su di lei. Più imparava a conoscere il suo presunto padre, Edward Wegner, più lo odiava.

      Dopo un lungo tragitto, l’auto si fermò davanti al cancello di un grande edificio completamente recintato con filo spinato. L’autista parlò un attimo con le sentinelle armate, poi una di loro fece cenno all’altra di alzare la sbarra del cancello e di farli passare. L’auto entrò nel grande viale. Anya cominciò a tremare di paura. Il momento di incontrare il suo terribile padre era arrivato.

      Scese dall'auto e si fermò per aspettare Ida. Poi, insieme, entrarono all’'ambasciata. Adesso sì che la presenza di Ida le faceva comodo: altrimenti non avrebbe proprio saputo dove dirigersi.

      Una volta dentro, una guardia le salutò e venne ad accoglierle. L’uomo indossava una divisa nera, quasi della stessa tonalità dei suoi capelli, e i suoi occhi blu argenteo erano davvero magnifici. Ad Anya sembrò una figura familiare. Non riusciva a distogliere lo sguardo da lui, ipnotizzata dalla sua bellezza.

      "Buongiorno, signore. - le salutò il soldato - Signorina Ana, benvenuta. Ho avuto l’incarico da vostro padre di occuparmi di voi. Vi farò da guardia del corpo e vi proteggerò. Vi ricordo che non potrete uscire dall’edificio se non scortata da me o accompagnata da vostro padre o il vostro