La carità del prossimo. Bersezio Vittorio. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Bersezio Vittorio
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066072650
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in un giorno in cui quella brutta e cattiva Mimì stesse poco bene!… Allora non c'è da aver speranza… Ma lei, signor Martino, ha già preparata l'ampollina. Dia qui, e vado tosto a farne bere un cucchiaio alla padrona.

      —Se non vuole incomodarsi a portarla lei, disse Agapito, io gliela manderò, ed all'istante, pel servitore.

      E il signor Giannello, rotando di bel nuovo gli occhi peggio che prima:

      —O gliela porterò io stesso… e avrò così l'onore e il piacere di accompagnarla.

      —No, no, grazie, non occorre. Siamo qui a quattro passi, in due salti ci giungo. Serva loro, signori.

      Lo speziale e i garzoni s'inchinarono salutando. Ella in un balzo fu all'uscio e l'aprì; ma allora, come per nuovo avviso sopraggiunto, si fermò e si rivoltò indietro:

      —Ah! mi raccomando… Di quanto ho detto silenzio per amor del cielo!… Chè, se Grisostomo avesse a sapere che io ho chiacchierato, povera me!

      —Non si dubiti!

      —Stia tranquilla!

      —Muto come un pesce!

      Gridarono in coro il principale ed i garzoni; e la giovane sgattaiolò lesta fuor dell'uscio a vetri, e sparì nella strada.

      —Che ghiotto boccon di ragazza eh? disse Agapito accennando dietro a

       Carlotta e strabuzzendo furbescamente degli occhi.

      —Ah, che cara personcina! esclamò il signor Giannello, levando lo sguardo al soffitto.

      —Che fior di roba! sospirò il signor Martino giungendo le mani al petto.

      —Signor Agapito: saltò su allora Vanardi; se non le rincresce, ripiglieremo il discorso che ci ha interrotto la venuta di quella giovane.

      —Ah sì, ben volentieri. Ella mi diceva…

      —Io voleva parlarle di quei due dipinti che ho avuto l'onore di fare per lei.

      —Ah, ah! Ippocrate e Galeno?

      —Giusto.

      —Sono là che meditano all'aria con tutta la desiderevole gravità.

      —Un artista di raro acconsente a fare di questi lavori…. Ed io se l'ho fatto…. Poichè in fine in fine, quella non è che una specie d'insegna….

      —Eh! quest'insegna insegnerà al pubblico il suo merito insigne….

       Ah, ah! non è cattivo il bisticcio; ah, ah, ah!

      —Io l'ho fatto, prima per l'amicizia verso di lei….

      —Grazie tante, caro signor Vanardi: e gli strinse la mano.

      —Poi per la dura necessità in cui pur troppo mi trovo.

      Lo speziale che incominciò a capire dove Antonio volesse andare a parare, divenne serio e lasciò la mano del pittore, il quale continuava con tutto il coraggio di cui era capace:

      —Ed è appunto questa necessità che mi spinge a forza a venirle domandare un compenso di quel mio lavoro.

      Antonio si asciugò dalla fronte il sudore che vi aveva chiamato lo sforzo che aveva dovuto fare su sè medesimo per tirar fuori queste parole. Messer Agapito si grattò la punta acuta del suo lungo naso. Poi lo speziale andò presso al braciere, ne tolse il coperchio della campana sotto cui era, e ne mosse i carboni colla palettina; e vi sedette presso con aria di profonda meditazione.

      —Ah! un compenso! diss'egli: va benissimo.

      Trasse di tasca la sua tabacchiera di corno bigio, ne battè con piccoli colpi secchi il coperchio ed i lati, l'aperse, col polpastrello delle dita radunò il tabacco nel centro, coll'unghia dell'indice fece ricadere quello che era rimasto nella scanalatura del coperchio e nella mastiettatura, e rimestandolo anche un pochino, ne trasse poi una grossa presa.

      —Ne piglia? domandò porgendo la tabacchiera aperta ad Antonio.

      —No, grazie.

      Agapito serrò la scatola serrando il pugno: appoggiò quest'ultimo sul ginocchio e si mise a fiutare fragorosamente la sua presa; quindi mandò un gran sospirone: col rovescio delle quattro dita rinettò il panciotto dai granelli di tabacco che v'erano caduti, e volgendosi con un mezzo giro sulla sua seggiola verso il pittore, ripetè:

      —Un compenso? Niente di più giusto. Anzi questa mattina, parlando io con sua moglie…. La signora Rosina non le ha detto nulla?

      —Sì: mi ha detto ch'ella ci aveva gentilmente offerto i suoi servigi. Ed io ne la ringrazio tanto. Ma, com'ella sa, signor Agapito, io mi trovo in cattive acque…. E un po' di denaro sarebbe per me la manna del cielo…. Epperò sono venuto a domandarle dell'opera mia un discretissimo prezzo.

      Lo speziale pose la tabacchiera in tasca e cacciò le dita delle due mani nelle scarselle del panciotto, rimenandovele come per farvi scorrere il denaro che contenevano.

      —Va bene, va bene… Veramente io non ci pensava, ma… purchè questo prezzo sia discreto… com'ella dice…

      —Ci ho messo tutta la mia abilità, e non fo per dire, ma quelle due figure mi sono riuscite per benino.

      Agapito trasse una mano dal borsellino per grattarsi la punta del naso.

      —Veniamo alla cifra, diss'egli.

      —S'io fossi un ricco e celebre pittore, che perciò non avesse bisogno di nulla, potrei chiedergliene mille lire per cadauna…

      Lo speziale fece un salto sulla sua seggiola.

      —Due mila lire! Misericordia! esclamò egli spaventato, levando anche l'altra mano dal taschino.

      —Ma siccome sono un poveraccio, che ho necessità di tutto, continuava Antonio, che non ha pane per sè e per la sua famiglia, che avrebbe giusto bisogno di quella somma per aggiustare a dovere i fatti suoi, così nè io oso chiederle tanto, nè lei me ne darebbe.

      —Insomma, a farla breve, qual è l'ultimo prezzo?

      —Duecento cinquanta lire.

      —Beuh! È matto lei: disse bruscamente lo speziale, e s'alzò da sedere. Duecento cinquanta lire per l'impiastricciamento di due tavole di legno.

      S'accostò all'uscio a vetri e guardò traverso ad esso le due figure che mascheravano i battenti aperti.

      —Le pare che quelle faccie da scomunicati valgano cotanto?

      Antonio fu punto nel suo amor proprio, di artista.

      —Può darsi, rispose egli atteggiandosi il più dignitosamente che seppe nel suo mantello, che la mia opera sia cattiva, ed ella ha tutto il diritto di trovarla pessima. Lasci però a me quello di non accettare per autorevole il giudizio d'uno spacciatore di medicine.

      La bizza fe' venir rossa la punta del naso al signor Agapito: parve in sul punto di ribattere con risentite parole; ma un altro sentimento, che ben presto vedremo qual sia, lo fe' fermarsi.

      —Via, via, diss'egli tutt'amichevole; non la voglio mica offendere, caro signor Vanardi. Ma duecento cinquanta lire!… Corbezzoli! vede bene anche lei!… Sia buono con me che… che… non voglio mica vantarmene… era mio dovere… ci avevo troppo compenso nel piacere stesso che ne provavo… Oh che? noi si fa il bene per far bene… Ma insomma non mi sono rifiutato mai per quello che ho potuto in suo vantaggio… E alla nascita dell'ultimo figliuolo, se non fosse stato di me… senza contare che ho fornito allora delle medicine e dei cordiali…

      Vanardi stava tutto immelensito non osando contraddire e non volendo accettar per vere le cose dette dallo speziale; e questi battendogli sulle spalle, continuava con un suo cotal sorriso che voleva essere piacevole ed affettuoso.

      —Ci aggiusteremo all'amichevole, non è vero? Oh ci aggiusteremo. Pensi anche lei che in queste stagioni i denari scappan via come l'acqua dal ramaiuolo bucherato; l'affitto,