Ma chè andiamo noi lambiccandoci il cervello pell'idoneità della superficie d'Italia di mostrare, quando la storia ci fa toccar con mano, che già in certe parti di quella, tal sorta di guerra ad un dipresso si sostenne; di fatti non vediamo noi quei Liguri (come intrepidi e feroci dalle antiche cronache non meno, che da Polibio descritti, non mai sommessi ai Tirreni padroni di quasi tutta l'Italia, nè dai Galli tanto bellicosi soggiogati) avere per ottant'anni continui, col metodo da noi indicato, alla formidabile possanza dei Romani, padroni dell'antica Italia, della Sicilia, d'una parte della Spagna, e delle Gallie ostinatamente resistito? E dove mai fecero tal resistenza? dove si trova un tanto idoneo territorio, per favorire coll'asprezza sua un pugno di valenti, contro i gloriosi eserciti vincitori del mondo? Non sarà certamente a rinvenirsi fuori d'Italia; ecco gli Appennini e i ligustici monti, che ancora fanci dell'antica gloria genovese sovvenire, lo stato dei quali tutta quell'estensione di terreno comprendeva, tra il Pò e l'Appennino esistente; i Genovesi sugl'Appennini, nella parte denominata Lunigiana, e nella Liguria occidentale, in oggi riviera di ponente, sempre in guerra, quasi alla da noi proposta, eguale, con vigore, e successo mantenevansi: tal popolo, dice Tito Livio, al libro trentanove, capitolo primo, era un nemico lesto, ed attivo, che si trovava a tempo, dovunque, che non lasciava ai Romani, nè riposo, nè sicurezza: e Strabone pure, al libro quinto, osserva, che avevano poca cavalleria, ch'erano buoni soldati armati gravemente, ma sopratutto eccellenti alla leggiera: infatti, quegli ottimi valorosi guerrieri, favoriti dalle loro montagnose situazioni, erano dai più numerosi eserciti tanto temuti, che appena osavano quelli ai loro paesi avvicinarsi; e pervenne pur anche la Lunigiana a liberarsi, nell'undecimo secolo dai Barbari, che nella generale invasione d'Italia avevanla soggiogata; i sanniti, attuali abbruzzesi, che tanto nei tempi antichi diedero che fare ai Romani; i Calabresi che nei moderni per molti anni dell'immensa forza del sorgente impero francese, si fecero beffe, oltre tanti, e tanti altri esempi che ancora citar potremmo, tutti l'idoneità del nostro territorio alla guerra di che teniamo ragionamento, assai chiaro confermano. Quanto poi deve il già detto certamente avvalorare, la certezza di fatti, cioè esistenza continua, di tante schiere di banditi che per anni la nostra Italia infestarono, e tuttavia varie parti di quella, ne sono anco in oggi vessate, dimodochè un solo stato in quella, contare non puossi nel quale varie quadriglie di masnadieri, non siansi per lungo tempo mantenute; od attualmente ancor non esistano! Sulle Alpi che dominano il Mondovì, il famoso Michele Mamino per sei o sette anni, contro la gendarmeria, e le numerose colonne mobili francesi spedite a combatterlo si sostenne, aveva egli preso il titolo d'imperatore delle Alpi, e l'autorità sovrana esercitava; facevasi dai villaggi, e fino dalle città circonvicine, puntualmente obbedire; imponeva balzelli, che per paura della sua banda, venivangli a puntino pagati; finchè non cadde per mano d'uno de' suoi compagni da cui fù per tradimento ammazzato. Altra sulle stesse montagne dal ben noto Dragone diretta ebbe pure molti anni di durata, e solo per aver dato alle promesse dei Francesi troppa fede, cessò d'esistere, la non men celebre banda, detta di Narsole: di quanto, grave danno non fù cagione ai francesi che la perseguitavano? E quanti anni non ha essa durato, sebbene altro in realtà non fosse, che una masnada di rubatori che correvano le campagne? e quanti francesi nella Frascea vicino a Pozzuolo, tra Marengo e Novi non caddero, per le mani della quadriglia del rinomato Maïno che per cinque o sei anni esistette? E quella sì fattamente inseguita e temuta: che tanti gendarmi, colonne francesi e dopo il ritorno del tiranno, tanti carabinieri piemontesi distrusse, che sotto la direzione dei due fratelli Bosio, situata sul monte Bracco, alle falde del Monviso dominante il paese di Barge, durò più di dieci anni, e non fù mai possibile di annichilare, se non con la morte data per inganno ad ambi i fratelli da loro stessi parenti, al soldo della polizia sarda! In quanto alle altre parti d'Italia, chi non sa, essere quel territorio, sempre, in ogni dove da tali masnade infestato? Nelle pianure, alle rive dei fiumi, sulle colline, e sulle montagne, trovarsene? La Lombardia, la Toscana, lo Stato Papale, e Napoletano rigurgitarne? Parecchi capi delle quali al punto giunsero di essere quai più famosi briganti d'Europa celebrati? Recentemente un Massaroni nello stato papale, ed i fratelli Verdarello, nello stato di Napoli pochi anni fa, tale celebrità s'acquistarono; i luoghi e le operazioni di quest'ultimi, più specialmente accenneremo, potendosi da quanto venne operato da uno, più o meno il resto agevolmente dedurre.
Gaetano Verdarello, e due suoi fratelli, nativi della città d'Andria nella Puglia, soldati al servizio di Ferdinando, tiranno di Napoli, quando dalle truppe francesi fuori del regno cacciato, avea in Sicilia la sua dimora stabilita, disertarono, e nel territorio napoletano portatisi, una banda a cavallo, di trenta e sei uomini, quasi tutti disertori, misero tosto in piede: la Puglia Basilicata, gli Abbruzzi, il contado di Molise, e più particolarmente