Folgorazione. Блейк Пирс. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Блейк Пирс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Серия: Gli Inizi di Riley Paige
Жанр произведения: Современные детективы
Год издания: 0
isbn: 9781094342900
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che aveva atteso a lungo era finalmente arrivato.

      In quel momento, il suo partner più anziano, l’Agente Speciale Jake Crivaro, era in procinto di testimoniare all’udienza di Larry Mullins. Riley guardò in fondo all’aula, e vide il volto del suo partner, basso e dal largo torace, contrarsi con impaziente aspettativa.

      L’esito del processo era in dubbio, ma lei era sicura che la testimonianza di Crivaro avrebbe portato una svolta.

      Riley ricordò che era trascorso esattamente un anno da quando Crivaro era entrato nella sua vita, indirizzandola ad una carriera nel BAU. Una vittoria legale sarebbe stata un bel modo di festeggiare.

      Ma parve che qualcosa d’inaspettato stesse accadendo. Il procuratore e l’avvocato difensore di Mullins si erano avvicinati e parlavano fitto tra loro, sussurrando.

      Che cosa succede? Riley si chiese.

      Qualunque cosa fosse, dubitava che fosse positiva.

      Infine, il procuratore tornò al banco e si rivolse al giudice.

      “Vostro Onore, io e l’avvocato della difesa vorremmo conferire con lei in privato.”

      Il Giudice Tobias Redstone corrucciò tristemente il volto.

      Con un colpo di martelletto, disse: “La corte farà una breve pausa, mentre conferirò in privato.”

      Tutti i presenti nell’aula si alzarono, mentre l’usciere e gli avvocati seguirono il Giudice Redstone fuori dall’aula. Poi, un mormorio si sollevò da giurati e spettatori, che si sedevano nuovamente.

      Fiancheggiato da guardie, Larry Mullins era ancora seduto al tavolo della difesa. Sebbene fosse ammanettato, era ben vestito: indossava una giacca su una camicia e una cravatta, e si presentava come un uomo rispettabile.

      Riley sapeva che il suo avvocato aveva avuto molte difficoltà per fare in modo che non comparisse a processo con una tuta arancione. Mullins non appariva come un uomo malvagio. Era ben pulito e lucido, e sfoggiava una coscienziosa aria di innocenza. La commedia sembrava funzionare. Riley sentiva che la giuria era ancora incerta in merito alla sua colpevolezza.

      Ecco perché la testimonianza di Crivaro sarebbe stata cruciale. Se c’era qualcuno in grado di convincere la giuria che Mullins non era il personaggio incompreso che dichiarava di essere, allora quella persona era proprio Crivaro. Ma, mentre aspettavano il ritorno del giudice e degli avvocati, Riley si chiese se, alla fin fine, il partner non avrebbe testimoniato.

      Fu scossa da un profondo brivido, mentre Mullins la guardò dritto negli occhi, mostrando un sorriso compiaciuto sul suo volto infantile. Poi, lo osservò voltarsi verso Crivaro, rivolgendogli la medesima espressione. Le labbra di Crivaro si serrarono bruscamente, e per un istante, Riley temette che il partner balzasse attraversando l’aula su Mullins.

      Non lo faccia, pensò.

      Vide Crivaro distogliere il volto, e capì che stava faticando a tenere sotto controllo la propria rabbia.

      Riley sperava solo che riuscisse a controllarsi dinnanzi a quell’espressione autocompiaciuta.

      Alcune persone all’interno dell’aula ritenevano senza dubbio che Larry Mullins fosse un vero mostro. Riley e Crivaro erano due di loro. Tra gli altri che la pensavano allo stesso modo c’erano i genitori delle due vittime, seduti insieme e visibilmente ansiosi. La loro speranza comune era che Mullins ricevesse l’ergastolo senza possibilità di ottenere libertà o sconti di pena, o che fosse persino condannato a morte.

      Sicuramente, si disse, il caso era sufficiente a garantire una condanna. Analizzò gli elementi di prova nella sua mente.

      Larry Mullins faceva il babysitter, come amava definirsi lui stesso, quando era stato arrestato per la morte di Ian Harter, un bambino affidato alle sue cure. Quando Riley e Crivaro erano stati mandati ad indagare sulla morte di Ian, avevano scoperto rapidamente che un altro bambino, Nathan Betts, era morto in circostanze identiche sotto la cura di Mullins in un’altra città. Entrambi i bambini erano stati soffocati a morte, ovviamente assassinati.

      Mullins si era dichiarato innocente per entrambe le accuse di omicidio, ammettendo di aver perso di vista i due bambini al momento delle loro morti, e mettendo in piedi una vuota dimostrazione di rimorso per la sua negligenza.

      Riley non aveva mai creduto per un solo istante che la loro morte, mentre erano affidati a Mullins, fosse stata una mera coincidenza, men che meno che un altro omicida fosse ancora a piede libero. Ma dimostrare la colpevolezza di Mullins di là da ogni ombra di dubbio era stata davvero un’altra questione.

      Sin dall’inizio del processo, il pubblico ministero, Paxton Murawski, aveva avvisato Riley e Crivaro che questo sarebbe stato un caso duro. Nonostante tutti i tentativi, gli agenti e la polizia non avevano trovato alcuna prova che dimostrasse in modo inconfutabile il fatto che Mullins fosse la sola persona che aveva avuto modo di avvicinarsi ai bambini, quando erano stati uccisi.

      “Dobbiamo stare attenti, altrimenti il bastardo se la caverà” Murawski aveva detto a Riley e Crivaro.

      Né Riley e né Crivaro avevano compreso che cosa avesse inteso esattamente Murawski, dicendo di stare “attenti”. Ma sapeva che doveva esserci stato un tentativo di patteggiamento dietro le quinte, tra accusa e difesa. E, ora, sospettava che l’intera aula avrebbe appreso i risultati di tale trattativa.

      Sarà libero dopotutto? si chiese.

      Rabbrividì alla possibilità, e anche al ricordo del momento in cui lei e Crivaro avevano tratto Mullins in arresto.

      Proprio quando Riley gli aveva messo le manette e gli aveva letto i suoi diritti, l’uomo aveva girato la testa, rivolgendole un sorrisetto malvagio, con un’espressione d’autocompiacimento che, ai suoi occhi, dimostrava la sua colpevolezza.

      “Buona fortuna” aveva detto, ovviamente confidando nel fatto che sarebbe stato difficile condannarlo.

      Riley digrignò i denti, mentre le parole riecheggiavano nella sua mente.

      Buona fortuna!

      Non credeva di essere mai stata infuriata tanto quanto lo era stata in quel momento. Aveva davvero desiderato di uccidere Mullins in quello stesso istante. In effetti, aveva portato la mano alla sua Glock. Ma Crivaro l’aveva toccata sulla spalla, ammonendola con lo sguardo, e lei aveva portato a termine l’arresto nella maniera appropriata.

      Riley si chiese se Larry Mullins sarebbe stato vivo in quel momento, senza l’intervento del suo partner? Naturalmente, sarebbe stata accusata lei stessa di omicidio, e avrebbe potuto passare il resto della sua vita in prigione. Ma ne sarebbe valsa la pena, pur di sbarazzarsi di un ripugnante essere umano di quella fatta?

      Riley si ritrovò a desiderare di essere stata costretta a ucciderlo, al momento dell’arresto.

      E ora, a giudicare dall’espressione furiosa di Crivaro, quello stato d’animo era comune anche al suo partner.

      L’usciere ritornò e chiese a Mullins di raggiungere l’avvocato difensore nella stanza del giudice. Ancora fiancheggiato dalle guardie, l’imputato si alzò e lo seguì fuori dall’aula.

      Riley fu presa dallo sconforto.

      Non è affatto un buon segno.

      Trascorsero diversi lunghi minuti, prima che l’usciere tornasse e chiedesse a tutti i presenti in aula di alzarsi di nuovo in piedi. Il Giudice Redstone rientrò, seguito dagli avvocati e da Mullins.

      Il Giudice Redstone annunciò all’aula: “Gli avvocati della difesa e dell’accusa hanno raggiunto un accordo. Se l’imputato acconsente a dichiararsi colpevole per due accuse di omicidio di secondo grado, non premeditato, questo processo non sarà necessario e l’imputato riceverà una condanna  conforme.”

      Riley sussultò ad alta voce, come molti alti dei presenti in aula.

      Omicidio non premeditato?

      La sola idea non aveva alcun senso per lei.

      Rivolgendosi accigliato a Mullins, il giudice gli chiese: “Larry Mullins, si dichiara colpevole?”

      “Sì,