Ed eccomi dodici anni più tardi, pronta a salire in scena per la prova generale della Bella addormentata nel bosco. Interpretare la principessa Aurora era il mio sogno da bambina e domani, alla prima, ci sarà anche la nonna, ai primi posti nei palchi. Abiterà da me per qualche giorno, prima di tornare a casa sua, e questo periodo ci permetterà di riportare i contatori a zero e di cancellare la mancanza reciproca che avevamo sentito durante quei mesi di separazione. Ci saranno anche i miei genitori, ma ci sono troppi rancori inespressi a fare da barriera ai nostri rapporti. Il mio ingresso alla scuola di danza e la mia borsa di studio mi hanno permesso di prendere rapidamente il volo, e nello stesso tempo di diventare indipendente. I rimproveri si sono susseguiti rapidamente ed il mio status di figlia ingrata si è affermato. Ce l'avevano con me perché li avevo costretti ad abbandonare la Florida e non concedevo loro mai del tempo, e neppure la considerazione alla quale avevano diritto in quanto genitori. Quando ero più giovane, replicavo che avevo chiesto di andare a New York, ma non avevo mai preteso che mi seguissero. Come se dei genitori degni di quel nome potessero essere capaci di mandare una bambina di dieci anni a migliaia di chilometri di distanza, da sola! Le cose sono peggiorate rapidamente ed ora è troppo tardi per rimediare, inoltre la gelosia per il mio rapporto meraviglioso con la nonna ha assunto proporzioni catastrofiche. In fondo al cuore, li ringrazio di avermi dato così tanto, ma non sono capace di esprimere la mia riconoscenza e ormai è troppo tardi perché possano comprenderlo. All'improvviso mi sono rivelata una delusione per loro, nonostante il mio incredibile successo, e la rinuncia ad un secondo figlio che avrebbe potuto dar loro più di me, si fa ormai sentire.
La mia felicità sarebbe completa se la mia celebrità (seppur relativa, lo ammetto, il mondo della danza non è certamente Hollywood con le star del cinema) non fosse stata accompagnata da alcuni inconvenienti fin da subito. La mia foto appare dappertutto a New York già da alcune settimane, per fare pubblicità allo spettacolo che si terrà al famoso Lincoln Center, quindi non posso mettere piede fuori di casa senza essere riconosciuta, senza firmare autografi e, ciò che mi spaventa di più, senza ricevere lettere un po' inquietanti. Cerco di non farci caso, ma la frequenza di queste lettere inizia a minare il mio morale. Tuttavia, non ho il tempo di soffermarmi a pensare a lungo.
“Caitlyn, tocca a te. La tua scena da sola nella foresta.”
Pronta. Gran jeté per ritrovarmi al centro della scena, entrechat, passo di bourré, manège, poi piroetta fouetté. Nella danza classica, è tutta una questione di ritmo, precisione, finezza e muscoli. Il mio corpo è veloce senza il minimo sforzo: ciò scatena la gelosie di molte ballerine sempre a dieta stretta, ma mi permette di essere in assoluta armonia con la musica che mi trasporta in un altro mondo, un mondo limpido nel quale posso danzare senza ostacoli. E' inutile che io cerchi di chiudere la mia anima ai pensieri parassiti che mi assalgono, impossibile erigere muri tra i miei sentimenti e la mia espressione artistica, perché sono sempre stati strettamente legati. Ancora prima di compiere l'ultimo salto, so di non essere stata all'altezza. Lo sento nel più profondo di me stessa ed i volti delle altre ballerine della troupe me lo confermano: sembrano talmente soddisfatte di vedermi fallire! Il mondo della danza è pieno di squali, tanto quanto Wall Street. Aspettano tutte la prima occasione che permetta loro di prendere il mio posto e di guadagnarsi la notorietà. Agatha è la più crudele di tutte, è la mia concorrente più feroce, senza pietà. Ogni pretesto è buono per mettermi in cattiva luce. Ce l'ha con me da quando sono entrata nell'American Ballet. Prima del mio arrivo, era lei la più grande speranza della compagnia, poi sono arrivata io, con la mia aria innocente e la mia ignoranza della competizione, e lei è passata in secondo piano, la mia sostituta in caso di incidente, ma purtroppo per lei non ci sono mai incidenti. Agatha ha otto anni più di me. Questi sono i suoi ultimi anni sulla scena ed è diventata sempre più acida, col passare del tempo. Suppongo che volesse finire la sua carriera in modo trionfale e che si renda conto che sono io la causa del suo insuccesso. Sono nei fiore dei miei anni, mentre a lei restano al massimo dieci anni di danza. Qualsiasi cosa lei faccia, io sarò sempre lì e le ruberò il posto che lei pensa le appartenga di diritto, e tutti i suoi soldi non le serviranno a niente. Agatha è la discendente di una grande famiglia di aristocratici che possiede numerose proprietà nelle zone più chic di Manhattan. Ha creduto per molto tempo che il suo nome le avrebbe aperto tutte le porte, che sarebbe bastato posare qualche banconota sul tavolo per fare aprire anche le serrature più recalcitranti. Il mio arrivo ha messo fine alle sue illusioni, e lei non vuole accettarlo. E' arrivata fino al punto di propormi una somma notevole perché io mi ritiri dalla scena. Evidentemente, ha preso molto male il mio rifiuto. Io non ho alcun interesse per il denaro: a cosa serve essere ricchi, se si è infelici? Senza la danza, mi sembra di essere rinchiusa nel mio stesso corpo. Non posso proprio farne a meno, ma la mia rivale non l'ha capito e non lo capirà mai. Per lei l'unica cosa che conta è la gloria. La gloria e la celebrità. Come se quello della danza fosse un mondo dorato pieno di pailettes! Invece è soprattutto un mondo fatto di sudore e di dura fatica.
“Caitlyn, si direbbe che tu non sia al meglio della forma, vero? Posso sostituirti, se hai la testa da un'altra parte. Il pubblico non perderà niente per questo scambio, posso assicurartelo, e dobbiamo pensare ai nostri fans innanzitutto.”
Come se io potessi accettare! Piuttosto preferisco passarle davanti, senza neanche degnarla di uno sguardo. Ciò che la mette ancora più in collera di uno scontro verbale, è che la si ignori, ed io l'ho capito molto presto.
“Sei solo una ragazzina. Il primo ruolo mi spetta di diritto e lo avrò.”
Sicuramente, nei suoi sogni! In verità, il posto è mio e non sono affatto disposta a cederlo. E' giunto il momento che se ne faccia una ragione.
Il giorno della prima è finalmente arrivato. Malgrado l'aumento di lettere molto spiacevoli nei miei confronti, sono riuscita a riprendermi cercando di fare il maggior vuoto possibile nella mia mente e facendo uscire attraverso la danza tutte le emozioni che tenevo nascoste. Ciò non è stato del tutto privo di difficoltà, perché le lettere sono diventate sempre più minacciose, man mano che si avvicina lo spettacolo e l'ultima, con la data di oggi, non è arrivata in teatro come le altre, ma direttamente a casa mia, nel mio santuario, nel mio rifugio, che quindi mi è apparso meno sicuro e confortevole. Di conseguenza, il coreografo ha trovato le mie espressioni un po' troppo aggressive, durante l'ultima prova, e mi ha chiesto di rendere i tratti del mio viso più dolci possibile grazie al trucco per questa sera, ma nell'insieme è soddisfatto della mia performance.
Mia nonna è qui, lo so, sento il suo sguardo su di me. Non ha avuto il tempo di passare a trovarmi nel camerino prima dell'inizio della rappresentazione, ma io so sempre quando lei è qui. Mi sento subito molto calma, ed è ciò di cui ho un gran bisogno. Come tutto il resto, il rumore e la folla sono dei fattori difficili da sopportare. Per fortuna la sala è immersa nell'oscurità e il pubblico è silenzioso, concentrato sulla musica e sui ballerini che si muovono con fluidità sulla scena, raccontando una delle più belle fiabe per bambini. Faccio il mio ingresso con qualche piroetta sulle punte, poi chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalla musica. Sento la vibrazione