Si sporse verso di lui, cercando di farlo calmare. «Va tutto bene, Shinbe. Sono qui.». Nell’istante in cui Kyoko gli accarezzò il viso, lui si rianimò.
La sua mente smise di lavorare e il suo controllo andò in fumo. La afferrò per le spalle e rotolò finché non fu sopra di lei. Sotto di sé aveva tutto quello che aveva sempre desiderato… Kyoko. Senza pensare, si fiondò sulle sue labbra in modo possessivo, scacciando ogni altra cosa dalla mente. Aveva tenuto a freno quei sentimenti troppo a lungo.
Shinbe, prima, aveva già capito che stava per perdere il controllo. Da qualche parte nel profondo della sua mente, s’insinuò il dubbio che lei odorasse di alcol. Si scostò appena e la guardò, cercando di capire se fosse vero. Osservò il suo viso, i suoi occhi e le sue guance rosse, e si chiese con chi si fosse ubriacata.
Kyoko sapeva che non stava accadendo davvero, non stava fissando gli occhi color ametista del bellissimo Shinbe. E lui non la stava fissando come se la desiderasse. Cercò di ragionare e concluse che, probabilmente, era sdraiata sull’erba con la testa ancora appoggiata alla statua della fanciulla. E, da qualche parte in quel sogno, poteva persino sentire Hyakuhei che rideva di lei.
Avrebbe giurato di essersi addormentata ai piedi della statua. Probabilmente stava sognando e la sua mente ubriaca aveva scelto Shinbe invece di Toya.
Kyoko scosse la testa, sentendosi stordita, e sospirò: «Che sogni assurdi.», continuando a fissare gli occhi ardenti di Shinbe. Le labbra le solleticavano ancora per l’impeto di quel bacio.
Shinbe si chinò per baciarla di nuovo, aveva sentito abbastanza. Kyoko pensava che stesse sognando e lui sperava solo che avesse ragione. Ma, in ogni caso, non era in grado di fermarsi e non ci sarebbe riuscito neanche provando. Le leccò le labbra e lei le schiuse con un lieve gemito… che lo fece eccitare ancora di più.
Shinbe iniziò a sudare nel tentativo di trattenersi mentre il suo sangue di guardiano affiorava in superficie. Non aveva alcuna fretta e approfondì il bacio, infondendo in lei tutto il suo calore. Aveva sempre desiderato baciarla così, da una vita.
I muscoli delle sue braccia erano tesi mentre si reggeva sopra di lei, torturando le sue labbra. Le sue mani erano impazienti mentre iniziava a toglierle i vestiti. Nel giro di pochi istanti, Kyoko era stesa sotto di lui, completamente nuda. Non aveva opposto alcuna resistenza mentre lui la spogliava. Perché avrebbe dovuto? Era un sogno… no?
Shinbe trattenne il respiro mentre la guardava, lei era la sua sacerdotessa… il suo segreto… il suo amore. Strofinò il proprio corpo sul suo, amava la sensazione di quella pelle setosa che intensificava il suo dolore e il suo desiderio di fare l’amore con lei.
“Dev’essere per forza un sogno.” pensò, cercando di autoconvincersi.
Abbassò la testa e le strofinò il naso sul collo, baciando e leccando la pelle per assaporarla. Le dimostrò quanto la amava mentre scendeva più in basso. Quella sarebbe stata l’unica volta in cui avrebbe visto e assaporato tutto di lei. Un’ondata di calore lo travolse quando lei s’inarcò e gemette nel momento in cui lui le prese un seno in bocca, leccandolo e accendendo il suo corpo.
Si sentì ancora più soddisfatto quando Kyoko iniziò a contorcersi mentre la baciava fino all’ombelico. I suoi muscoli guizzarono quando lei lo strinse, cercando di farlo avvicinare. Shinbe si sentiva quasi in paradiso, circondato dalla sua essenza. Risalì lentamente e si mise sopra di lei.
S’insinuò tra le sue gambe e sussultò quando il calore della sua apertura avvolse la pulsante estremità del proprio membro rigonfio. Voleva che lei lo guardasse mentre la penetrava, anche se era un sogno.
«Apri gli occhi.» le sussurrò. La sua voce era ipnotica, pura seduzione e, non appena Kyoko aprì quegli incredibili occhi color smeraldo, Shinbe si spinse in lei, affondando rapidamente nel suo calore per risparmiarle il dolore della sua prima volta. Gli sfuggì un gemito angoscioso quando sentì il suo legame di sangue spezzarsi.
La sua umidità lo risucchiò con forza, attirandolo ancora di più. Se non fosse stato per il suo autocontrollo, in quel momento Shinbe sarebbe esploso. Strinse i denti nel tentativo di restare fermo, respirando a fatica mentre la guardava girare la testa a destra e a sinistra, con la bocca aperta come per gridare. Si fiondò subito sulle sue labbra prima che quel grido potesse sfuggire.
Quando lei si calmò, si scostò. Le diede una spinta lenta ma forte e profonda, e fu ricompensato quando lei sollevò i fianchi mentre la sua passione si accendeva. Assaporò i suoi gemiti di estasi, sapendo che sarebbero diventati un ricordo a lui molto caro. Sopraffatto dalla sensazione di essere avvolto da lei, si lasciò andare. Voleva possederla con tutto se stesso, senza trattenersi.
Intrecciando le dita tra le sue, le bloccò le mani sopra la testa, sulla morbida coperta. Poi si raddrizzò per ammirare la sua espressione passionale mentre intraprendeva un ritmo che li portò subito oltre il limite. Le spinte profonde e rapide si trasformarono in spinte forti e lente prima di fermarsi dentro di lei, per poi ritrarsi rapidamente e penetrarla di nuovo con forza.
Shinbe la sentì raggiungere l’orgasmo molte volte, con gli spasmi che le scuotevano il corpo e che lo risucchiavano ancora di più. Il corpo di Shinbe brillava al chiaro di luna per il sudore causato dal tentativo di resistere. Si sentiva morire e alla fine cedette, sapendo che lei aveva quasi raggiunto di nuovo il limite e continuando a spingere con forza.
Arrivati entrambi al culmine, le diede un’ultima spinta, più profonda che poté, e rimase dentro di lei, piegando la testa all’indietro. Il verso che gli sfuggì non era né umano né immortale, era un misto di dolore e piacere mentre il suo seme caldo la inondava… in profondità e al ritmo del suo battito cardiaco.
Dopo aver ritrovato l’equilibrio, Shinbe guardò Kyoko, che gli rivolse un sorriso colmo di passione con quelle labbra arrossate e poi chiuse gli occhi.
Sentendo il proprio cuore spezzarsi per ciò che aveva appena fatto, Shinbe abbassò le labbra sulle sue e le sussurrò la verità: «Ti amo.».
Più tardi, nel cuore della notte, Shinbe si svegliò e vide Kyoko vestita, che dormiva accanto a lui sulla coperta.
Non volendo svegliarla e non volendo affrontare i propri peccati, la prese in braccio con delicatezza e la portò all’accampamento dove dormivano gli altri.
La adagiò accanto a Suki, dove dormiva sempre, e andò a stendersi di fronte, sentendosi terrorizzato e felice come non mai. Se doveva morire dopo poche d’ore, allora sarebbe morto felice.
Shinbe chiuse gli occhi e si chiese che cosa sarebbe stato peggio… che Kyoko ricordasse l’accaduto o no. Sapeva che non avrebbe mai amato un’altra donna, bisognava avere un cuore per farlo e lui non ce l’aveva… l’aveva già donato a lei. Glielo aveva donato fin dal primo giorno in cui l’aveva vista.
Se al mattino non fosse stato ucciso dai pugnali di Toya, allora sarebbe rimasto al proprio posto, continuando ad amarla segretamente e a sperare che lei non se ne accorgesse.
Capitolo 2 “Il terrore del mattino”
Shinbe si svegliò di soprassalto quando sentì l’urlo di Toya. Tutti i muscoli del suo corpo guizzarono al pensiero di diventare uno spiedino sui pugnali gemelli. La curiosità gli fece aprire lentamente gli occhi per vedere cosa stava succedendo.
«Sta’ zitto!» gridò Kyoko, alzando una mano per lanciare l’incantesimo addomesticante, poi si prese la testa tra le mani per il dolore lancinante.
«Che ti prende?» ringhiò Toya guardandola.
«Ooh.» gemette lei rannicchiandosi, «Shhh.» aggiunse, sperando che lui recepisse il messaggio.
Shinbe sospirò, molto probabilmente Kyoko aveva i postumi della sbornia e Toya non le era di aiuto. Era contento che lei gli avesse lanciato l’incantesimo, anche