«Ne teneva 18 quando vene Diletta.» Gli trema la voce, non può farci nulla... «Quase 14 de diferencia! Ricordi la cerimònia? Stavo louco, loco, ehm, pazzo, e sto ancora così!»
«Bello però.»
«Bicicleta, esposa, filhos. Estas são as três razões da minha vida!»
Questa affermazione non lo sorprende. Conosce il senso: “La bicicletta, la moglie, i figli. Sono queste le tre ragioni della mia vita!”. Un marchio di fabbrica, ripetuto come un mantra prima di ogni gara o allenamento.
Sospira, comprendendo che non gli darà alcuna anticipazione sulle intenzioni del fondatore e presidente della loro squadra. Sa quanto stia lavorando duramente per il prossimo Gran Giro e quanto quello sport sia ancora centrale nella sua esistenza. No, non si immagina affermare: «Lui ha deciso che non correrai più per noi!» Pensa alla giovane moglie, eletta Miss Uruguay l'anno in cui si erano incontrati e subito sposati, che da circa un anno e mezzo ha legalmente in mano tutto: case, conti, terreni. Come un padre Max Procopio ha tentato di farlo ragionare, sentendosi rispondere che senza Elisabeth Paceco Garziglia, tutto il resto non avrebbe avuto senso. Dunque? Una rivoluzione per l'ordine costitutivo della sua esistenza: bicicletta, moglie e figli? Il nuovo ordine è adesso: la moglie, la bici e i figli, oppure moglie, figli e infine bicicletta? No mai, ché bici e relative corse l'hanno portato a conoscere e sposare una donna tanto bella e ambita. Quei figli senza lei men che meno sarebbero venuti e allora no, nessuna rivoluzione. Solo l'evidenza che le case, i terreni, i titoli e tutto il denaro possibile non fanno parte, per così dire, del suo sistema solare interno: Sole, Terra, Vita... Già, il Sole come bicicletta, la Terra come moglie e infine la Vita come i loro splendidi bambini.
3. Tercio de muleta.
Per adeguare il ritmo nelle salite, questa mattina il Toro di Montevideo ha in programma la tabella numero 43 del diario di allenamento personale. Da principio eseguirà un riscaldamento di 15 minuti con rapporto corto a 90 giri al minuto (rpm). Poi 15 km di strada pianeggiante da percorrere con andatura costante, 80 rpm, frequenza cardiaca massima 75% e ancora 6 salite da 2 km a velocità costante medio alta, frequenza cardiaca massima 85% con scatto negli ultimi 200 metri, usando un rapporto lungo. A seguire altri 15 km di strada in piano, con andatura costante 85 rpm e 75% di frequenza cardiaca massima. Finirà con il defaticamento: 15 minuti di rapporto corto a 90 rpm. Dopo anni di preparazioni mirate a raggiungere la forma psicofisica ideale nell'esatta data stabilita, si sente in controllo di una macchina da corsa a trazione umana perfetta. In lui capacità fisica, mentale e tecnica coesistono in equilibrio. C'è metodo, applicazione, spirito di sacrificio e abnegazione negli allenamenti, nell'alimentazione, nel mantenimento di uno stile di vita sano e appropriato e molto altro ancora. Un dettaglio trascura di proposito: l'età anagrafica a discapito di quella biologica, due lustri indietro a sentir lui.
Entrato nell'anticamera degli spogliatoi, dietro a un muro in cartongesso, tra le altre, riconosce la voce calda e appassionata di Gianni Sardena, astro nascente del Team Astrale. Si tratta del suo secondo anno lì e già lo additano quale possibile rivelazione del prossimo Gran Giro d'Europa.
«Ricordate belli, date i cambi come stabilito e nel finale le mie scintille!»
«Ah, ah, ah, ah! Non prendere fuoco dietro quando accendi i razzi!» fanno eco gli altri, divertiti.
Marcelo ricorda di avere visto in bacheca il loro programma. Hanno una simulazione di fuga con strappo a tutta negli ultimi 2000 metri, dopo 80 km complessivi. Guzzi, South, Giansante e Papis, manca solo il capitano Evilthoon, ma per il resto si parla dei 5 migliori elementi sotto contratto.
«Si sa niente del Toro?» chiede Mirko Giansante. «Gli hanno già spezzato le corna?»
Udendoli resta immobile, puntato in direzione di quelle voci come una parabola verso un satellite delle telecomunicazioni.
«Forse», risponde mesto Leon Papis, anch'egli intento nella vestizione, «ora sono tutti dal presidente, nella sala grande.»
«Andava anche Thomas!» esclama Davide Guzzi, ricordando d'averci parlato nel parcheggio. «Lo fanno secco oggi, pesante!»
Senza bisogno di sentire altro, si lancia fuori! In breve irrompe nella sala riunioni, inutilmente inseguito da due segretarie.
«Qué es esta historia?»
È palese abbia luogo qualcosa d'importante. Attorno al tavolo lungo, cristallo e acciaio, l'anziano fondatore dell'omonimo Team Astrale, il vicepresidente Santo Maioli, i responsabili delle aree di Amministrazione, Logistica, Marketing e HR, il capitano della squadra e naturalmente il direttore tecnico sportivo.
«Entri e sieda, caro» gli fa eco il presidente, somigliante a uno Shih Tzu ben pettinato, ma parlante vista la voce flautata. «L'avremmo chiamata noi, ma è lo stesso, vero Giorgio?»
Scuro in volto, il vicepresidente annuisce.
«Gli anni passano e si discute del suo futuro, caro» riprende a dire, armonico, mentre fa ampi cenni affinché l'ultimo arrivato gli sieda a fianco. «Spiegavo che, curati a dovere, anche gli alberi meno giovani portano buoni frutti.»
Fatta eccezione per Lanfranco Astrale, Max Procopio e un vecchio magazziniere peruviano, gli altri sono entrati in società dopo di lui. Marcelo ammira quell'uomo garbato e moralmente impeccabile, ma al pensiero d'essere anch'egli prossimo a un fisiologico avvicendamento, sente ardersi nel petto il fuoco d'una guerra termonucleare. La sua angoscia è spiegata dai problemi degli ultimi tempi con la moglie. Per quanto si sia dimostrato più longevo della totalità dei colleghi suoi coetanei, Elisabeth rifiuta l'idea stessa del suo pensionamento sportivo. Semplicemente non è pronta. Amici e parenti devono provare ancora invidia per la sposa fortunata di un professionista del ciclismo mondiale. Vuol sentirsi in primo piano, coinvolta dal turbinio delle corse, dalle notizie riportate in TV o alla radio. Adora, poi, la diretta delle gare, quando il suo Toro, in testa al gruppo, si tira dietro il resto del bestiame. Non le importa del finale, quando gli altri hanno la meglio, poiché lui le ha spiegato cosa nascondono le quinte di quel teatro sportivo. Sì, conosce e accetta le regole del gioco. Tutte eccezion fatta per quella che sentenzierà la fine del suo divertimento!
«Dicevo che ci ha garantito un lavoro prezioso» prosegue il presidente. «Non ha mai vinto, ma ha portato avanti il gruppo, favorendo i successi dei nostri capitani.»
«Obrigado senhor.»
«Forse sottovaluta l'importanza di tanti anni di sacrifici, ma non tema: la vogliamo preservare. Lei è un simbolo e la qualità del suo lavoro non va dispersa.»
«Grazie señor presidente.»
«Dunque, perché rischiare l'immagine di splendido gregario nel prossimo Giro d'Europa? Se dovesse fallire il bellissimo Toro dell'Uruguay ne uscirebbe infangato, addirittura morto!»
Come eccepire? Marcelo china il capo.
«Stiamo valutando d'offrirle un ruolo nella dirigenza. Non è da tutti e dovrebbe saperlo che ne ha visti passare tanti, caro.»
Come contraddire quella logica schiacciante? In che modo considerare tutto ciò un insulto insopportabile, invece che un premio, un riconoscimento, una gran fortuna, quale in effetti è?
Valmontedo mostra il capo chino, proprio come avviene nel Tercio de Muleta di una corrida. Qui il toro, posto in condizioni d'inferiorità, viene costretto a tenere la testa abbassata, affinché il torero possa conficcargli la spada tra le scapole, fino a poterne raggiungere il cuore. Tuttavia la legge taurina prevede un tempo limitato entro il quale questi debba assestare il colpo conclusivo. Oltre, lo squillo di una tromba lo avvisa di essere in ritardo e di affrettarsi. Proseguendo, infatti, al risuonare dell'ultimo avviso avrà fallito il proprio compito e uscirà tra i fischi del pubblico.
Proprio