“Luke, mi dispiace molto.”
“Grazie. È dura. Avevamo molti problemi, e adesso questo.”
Lo fissava direttamente negli occhi. “Se può essere di qualche aiuto, ti capisco. I miei genitori sono morti quando ero giovane. Mio marito sembra essere uscito dal nostro matrimonio, ed è diventato un recluso. Non gliene faccio neanche una colpa. Chi ne vorrebbe mai ancora, di ciò che gli hanno fatto passare? Però si è preso le mie ragazze. Lo so com’è sentirsi soli – immagino che sia questo che sto dicendo.”
Luke rimase sorpreso dal fatto che si fosse aperta così con lui. Gli fece capire quanto si fidasse di lui, e gli fece venire ancor più voglia di aiutarla.
“Okay,” disse Luke. “Allora dimmi perché è così importante.”
“C’è stata una violazione dei dati al dipartimento dell’energia. Nessuno ne conosce la portata ancora, se è stato un incidente o una cosa pianificata. Nessuno sa niente. Però molte informazioni sono sparite, inclusi migliaia di codici nucleari datati. Nessuno può neanche dire se la cosa abbia importanza – funzionerebbero ancora? Ci vorrà del tempo per risolvere la cosa, ma nel frattempo l’ultima cosa che possiamo permetterci è perdere un’arma nucleare.”
Luke si posò allo schienale della sedia. Sarebbe andato. Con un po’ di fortuna, sarebbe andato laggiù, avrebbe sbattuto l’una contro l’altra un paio di teste, stretto i protocolli di sicurezza, e sarebbe stato di ritorno in un paio di giorni. Con l’occhio della mente, vide Gunner nel giardino sul retro a fare qualche canestro.
Da solo.
“Okay,” disse Luke. “Mi servirà la mia squadra. Ed Newsam, Mark Swann. E mi manca un membro. Mi serve un agente addetto alle informazioni per rimpiazzare Trudy Wellington. Qualcuno di bravo.”
Susan annuì e lasciò andare un sorriso di gratitudine.
“Tutto ciò che ti serve.”
CAPITOLO OTTO
17:15 (ora legale orientale)
I cieli sopra l’oceano Atlantico
“Siamo pronti, ragazzi?”
Il Learjet a sei posti sfrecciava a nordest attraverso il cielo del pomeriggio. Il jet era blu con il sigillo dei servizi segreti sul fianco. Dietro, il sole cominciava a tramontare. Luke guardò fuori dal finestrino, a oriente. Era già buio davanti a loro – era tardo autunno, e le giornate si stavano accorciando. Sotto, lontano, l’oceano era vasto, infinito e verde profondo.
Luke usava il suo tipico gergo per caricarsi, ma era una semplice ripetizione meccanica. Non la sentiva. Era sveglio da troppo tempo. Aveva troppo peso addosso. E aveva accettato un lavoro che probabilmente non avrebbe dovuto accettare.
Lui e la sua squadra usavano i quattro posti passeggero anteriori come zona riunione. Avevano sistemato i bagagli, e le attrezzature, nei sedili sul fondo.
Sul sedile dall’altra parte del corridoio rispetto a lui sedeva il grosso Ed Newsam, in pantaloni cargo cachi, t-shirt dalle maniche lunghe e giacca leggera. Si buttò gli occhiali da sole sul naso, contro il sole che si diffondeva dal suo finestrino. Quando era rilassato, come sembrava essere in quel momento, tutta la tensione muscolare lasciava il corpo forzuto e super atletico di Ed. Era come una gomma piatta stesa sul sedile. Ed era alla armi e tattiche, e Luke raramente aveva incontrato un uomo più qualificato – lo stesso Ed era l’arma più devastante che si potesse chiedere.
A sinistra di Luke e di fronte a lui, c’era Mark Swann. Era alto e magro, con lunghi capelli biondo rossiccio raccolti in una coda di cavallo e costosi occhiali dalla montatura nera rettangolare – Calvin Klein. Allungava le lunghe gambe nel corridoio. Indossava un vecchio paio di jeans sbiaditi e un paio di grossi stivali neri da combattimento Dr. Martens. Gli stivali fecero sorridere Luke – quell’uomo non aveva mai visto un solo minuto di combattimento vero in vita sua, non che Luke lo volesse. Swann era dei sistemi informatici – uno spiritoso ex hacker che era stato beccato e che era entrato nel governo per evitare una lunga condanna in prigione.
Swann e Newsam erano tornati dal Grand Canyon un paio di giorni prima – dicevano che non era lo stesso senza Luke e Gunner.
“A fare da babysitter a delle testate nucleari obsolete?” disse adesso Swann. “Immagino di essere pronto.”
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