Come già sâera accennato, gli gnostici antichi non definiscono sé stessi come tali, bensì come pneumatici o, è lo stesso, spirituali; infatti, la parola Gnosticismo identifica solo convenzionalmente, presso gli studiosi, un insieme di dottrine e pratiche esoteriche dâuna certa qual omogeneità : vengono definiti gnostici quei gruppi filosofico-religiosi antichi che hanno a base del loro pensiero i concetti del dualismo tra bene e male; degli spiriti intermediari tra Dio e uomo e di esseri, diversi da Dio, plasmatori del mondo materiale, considerato malefico; di animo quale scintilla divina imprigionata nella materia; che ritengono necessario conoscere secondo una via soprattutto mistica per liberare lâanimo e condurlo alla luce divina; che contemplano un essere soprannaturale salvifico, rivelatore della vera conoscenza, anche se nello Gnosticismo precristiano si tratta a volte dâauto-illuminazione derivante dalla scintilla divina, dal pneuma stesso presente negli gnostici, i quali accolgono lâastrologia come componente del sapere. Si tratta di sette che praticano riti esoterici, così come tengono segreto lâelenco e ritengono limitato il numero di coloro che, dotati di pneuma, la rivelazione gnostica possono ricevere. Parte di quelle persone crede alla reincarnazione secondo Orfismo e Pitagorismo; non coloro che hanno a base lâEgitto; infatti per gli Egizi antichi non ci sono reincarnazioni e inoltre, secondo il generale sentire semita e poi giudeocristiano, quanto risorge è il corpo; è proprio per questo che gli egiziani lo mummificano.
Si noti che la gnosi, la conoscenza per illuminazione, per gli aderenti allo Gnosticismo antico ha come oggetto il cosiddetto Sé ontologico, considerato da loro reale e consustanziale alla realtà divina stessa: un Sé che gli gnostici ritengono precisamente la vera realtà , meramente spirituale, dellâessere umano imprigionata qui nella materia, un Sé che non è semplicemente presente nellâuomo spirituale ma corrisponde al suo unico e vero io, anche se gli è necessaria lâilluminazione per scoprire quella coincidenza e liberarsi dalla soggezione alla materia, per tornare finalmente allo spirituale pleroma. Lo Gnosticismo esprime e tenta dâopporsi allâangoscia esistenziale del suo tempo, cercando una personale soluzione, al di fuori di istituzioni e confessioni religiose.
Così capita di nuovo oggigiorno in quel fenomeno spirituale che si può chiamare neognosticismo, pure per il quale è fatto caratterizzante la conoscenza per illuminazione avente come oggetto il Sé ontologico.
Dunque conoscere vuol dire per gli gnostici antichi risvegliarsi da una situazione di oblio e di schiavitù alla materia prendendo coscienza del proprio vero essere, del citato Sé ontologico e ciò, se da una parte è premessa alla Salvezza, dallâaltra genera grave tristezza nellâangoscia di liberarsi dai vincoli e tornare alla Patria divina. Si legge nel âVangelo della Verità â che il processo di scoperta comincia con lâindividuale, solitaria esperienza dellâangoscia insita nella stessa situazione umana.
Cosa caratterizzerebbe lo Gnosticismo? Il dualismo? No, esso non è infatti caratteristica del solo Gnosticismo e va tenuto oltretutto presente che, allâinterno della concezione dualista, ci sono differenze non secondarie tra lo Gnosticismo pagano e quello giudeo. Gnosticismo è un termine che non ha una precisa definizione scientifica. Ci sono studiosi che chiamano gnostiche sette come quella essena (su cui torneremo) che presentano solo una parte dei concetti elencati. Altri includono nello Gnosticismo addirittura la più antica religione iranica, il Mazdeismo che ha come base lâidea dâun dio del bene e dâun dio del male fra loro in lotta e, quindi, è apparentemente dualista anche se, come sâera detto, si tratta di fondo dâun monoteismo.
Due caratteri distinguono sempre gli gnostici, lâesoterismo e la dissimulazione, ma da soli non bastano a contraddistinguerli.
In questo saggio si userà la parola Gnosticismo per dottrine che presentano almeno alcune delle sue caratteristiche principali; non nel caso si tratti di pratiche spiritistiche, dellâidea singolare, più o meno paranoide, di essere un eletto, del credo nella reincarnazione e nellâastrologia. Altrimenti si deborderebbe troppo.
Gnosticismo cristiano, nemico del Cristianesimo
Nella sua forma cristianeggiante lo Gnosticismo fu un formidabile nemico del Cristianesimo, un avversario che, una volta entrato nelle fila della Chiesa, non solo si affinò di molto ma ritenne dâessere il vero Cristianesimo e rischiò di eliminarne, almeno presso i credenti colti, i fondamenti evangelici, cioè la realtà fisica della risurrezione di Gesú e lâimperativo di Cristo di farsi piccoli nellâamore per gli altri, sostituendoli con quello dellâilluminazione degli eletti da parte di un Cristo che avrebbe portato, e a loro soli, la vera sapienza salvifica; un Cristo che a loro sentire non sarebbe morto, perchè privo di corpo, e sarebbe tornato semplicemente al Cielo col suo spirito al termine della permanenza in terra; e proprio per questo gli gnostici cristiani non accettavano il martirio, ricevendone dalla Chiesa lâaccusa di vigliaccheria.
à da considerare lâidea11 che nel periodo precristiano e in quello del proto Cristianesimo, i più antichi elementi dello Gnosticismo fossero non solo piuttosto disomogenei ma non ancor fusi e che dottrine ben organizzate si raggiungessero solo nel II secolo d.C. Câè chi ha precisamente affermato12 che lâidentificazione tra le figure del redentore gnostico e del Figlio dellâUomo sia uno sviluppo dello Gnosticismo cristiano. Per certi studiosi del secolo XX però, primo Rudolf Bultmann, era stato il Cristianesimo a derivare dallo Gnosticismo. Ci sono ancor oggi, da cattedre universitarie di Storia comparata delle religioni, ricercatori che sospettano la stessa cosa. Era, di fondo, la tesi di positivisti del XIX secolo, anche se non si riferivano espressamente allo Gnosticismo, ma in generale alle categorie della filosofia e della mitologia greche e delle teosofie orientali. Per il fondatore del positivismo Auguste Comte, era stato Paolo, nato a Tarso nellâambiente giudaico ellenista della diaspora e che conosceva altrettanto bene il greco e lâebraico, a creare il Cristianesimo13 , richiamando un oscuro personaggio nazareno, Gesú, assai diverso dalla persona risultante dalle Lettere paoline, figura da Paolo definita del Cristo-Messia-Dio (lâUnto-Dio) tradendo, oltretutto, la tradizionale figura del messia atteso dai giudei, il quale avrebbe dovuto sì essere dotato di grandi carismi e governare un millenario regno di pace, ma essere solo uomo: Paolo, sempre secondo il Comte, aveva creato la nuova religione connotandola di pensiero e di miti ellenici. Si trattava però di ipotesi non sostenute da documenti, ché il punto di riferimento era per il Comte e per gli altri critici positivisti il Nuovo testamento di cui rifiutavano quale invenzione quanto non corrispondeva alle loro tesi. Individuavano nella dispersione del popolo ebraico la condizione oggettiva del notevole e relativamente celere sviluppo del primo Cristianesimo14 : qualunque nuovo movimento religioso fosse nato fra i giudei della diaspora, dicevano, avrebbe avuto notevole probabilità di diffusione grazie alla medesima, dato che in moltissimi centri del bacino del Mediterraneo, soprattutto in Egitto, nellâAsia Minore, in Italia, câerano comunità ebraiche che ogni tanto visitavano Gerusalemme ed erano in contatto epistolare con altri