“Sembri il tipo che una volta sposato diventa un marito fedele per sempre. Peccato non esserci conosciuti prima, visto che dopo tutto sei anche un bel ragazzo: ma stai sicuro che da parte mia farò di tutto per rimediare.”
In quel momento mi sentivo quasi d’accordo con lei, che era un vero peccato non averla conosciuta prima.
La vita matrimoniale era molto bella e diversa da quella da scapolo. Tante nuove soddisfazioni e meno problemi, nuovi anch’essi.
Uno di questi poteva essere la Roscia. Continuai ad intravvederla di rado per i corridoi così come accadeva prima, ma stavolta, invece di seguirla con gli occhi, cercavo di evitare il suo sguardo sempre ammiccante e malizioso. Solo quando la incontravo insieme a mia moglie, la qual cosa stranamente succedeva ormai sempre più spesso, non potevo fare a meno di salutarla.
Poi un giorno non riuscii a schivare un incontro a tu per tu con lei, da soli in ascensore. Entrò proprio mentre le porte si stavano chiudendo, così all’improvviso che non potei scappare. Quando le porte furono chiuse, iniziò sorridente:
“Eccolo qua un marito modello, a quel che dicono. Io sono fermamente convinta che tu saresti anche il padre ideale che qualunque donna vorrebbe avere per i suoi figli.”
Mi chiedevo dove volesse arrivare.
L’ascensore sembrava impiegare più tempo del previsto. Avevo già maturato la sensazione che la Roscia fosse una specie di strega, per cui mi sembrava possibile che fosse anche riuscita a fermare il tempo.
“Però bisogna essere più aperti nei confronti degli altri. In fondo oggigiorno avere un’amante non è più un fatto così disdicevole.”
Accompagnò il suo “Ti consiglio di farci un pensierino” con un occhiolino ammiccante e con un gesto con cui faceva scivolare la spallina in modo alquanto sexy.
Solo allora realizzai che con l’altra mano stava ancora tenendo schiacciato il tasto di blocco dell’ascensore. Reagii bruscamente e con decisione, forse più al raggiro che alla provocazione, puntando alla pulsantiera. “Se questo ascensore non riparte subito e se non la finisci con le tue ciance, dovrò suonare l’allarme.”
Lei intimorita si risistemò e tornò seria, facendo riaprire la porta dell’ascensore a destinazione.
Io uscii deciso, facendomi largo sul pianerottolo tra altri colleghi in attesa, che mi parvero sorpresi.
Cominciai a preoccuparmi della familiarità che Giuditta stava prendendo con la Roscia. Pensavo che questa fosse un’altra subdola astuzia di strega per arrivare a me e rovinarmi il matrimonio.
“Tu sai che nomea si è fatta la Roscia in ufficio per attività extra-lavorative, vero? Io ho paura che frequentarla troppo potrebbe farti prendere qualche brutta abitudine, o potrebbe nuocere alla nostra reputazione”, dissi a mia moglie.
Lei mi rassicurò con un bacio affettuoso. “Non temere, non prenderò nessuna delle brutte abitudini a cui alludi. Di me ti puoi fidare, stai tranquillo.”
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