I divoratori. Annie Vivanti. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Annie Vivanti
Издательство: Public Domain
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Жанр произведения: Любовно-фантастические романы
Год издания: 0
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si rabbuiò. Con aria grave si picchiò leggermente le dita sul petto:

      – Ho paura… sai…

      – Cosa?… cosa?… – e Valeria si sentì impallidire.

      – Ma!… secondo me, è tisica, – disse Nino.

      Valeria sobbalzò, strappando la sua mano dalla stretta di lui.

      « Tisica! » Il cuore le si fermò, poi riprese a battere a precipizio, scuotendole e martellandole il petto. « Tisica! » La terribile parola le rievocò fulminea la memoria di Tom e il passato di lacrime e di morte. Sì, Edith tossiva! E' vero! tossiva. Ma in Inghilterra tutti tossono. Edith, la piccola Edith dai capelli biondi e dalle guancie di rosa? No! Non era vero, non poteva essere vero! Edith, così cara! così buona con lei; che s'era fatta apposta l'orribile pettinatura della Germania del Nord… Edith, la migliore amica di Nancy… Ah! Nancy!… il pensiero di Valeria, a un tratto, come preda inseguita, precipitò follemente per altre vie: Nancy! Nancy! Mio Dio! Nancy era con Edith. Era sempre con Edith! Sempre!… ridendo, discorrendo, chine sullo stesso libro, con le faccia vicine. Dio! Dio! Anche adesso… erano insieme… forse s'erano baciate…

      – Devo andare a casa subito, – ansò Valeria, col viso livido e sfatto.

      Nino la teneva stretta.

      – Ma perchè, amor mio? Cos'hai?

      – Oh Dio! La mia creatura! – singhiozzò Valeria.

      E nel suo cuore Nancy era tornata la creatura piccola, il « béby » che bisognava salvare, salvare ad ogni costo! come l'aveva salvata da Tom, ora bisognava salvarla da Edith! Allontanarla, portarla via!

      Era per lei, per la bambina, che Valeria era corsa traverso questi stessi campi una mattina, anni fa, barcollando e incespicando nella sua fretta d'arrivare a casa – lasciando dietro di sè ciò che forse era l'amore, perchè la bambina non piangesse, perchè la bambina non avesse fame!

      Ed oggi, come allora, Valeria corse traverso i campi, barcollando e incespicando nella sua fretta, lasciando dietro a sè ciò che forse era l'amore. La bambina! Bisognava salvare la bambina!… E se fosse già tardi? Se Nancy già avesse respirato la morte? Se fosse già tocca dal contagio? Se Nancy, anche lei, dovesse tra poco cominciare a tossire, a schiarirsi la gola, a sudare di notte! e farsi misurare la temperatura due volte al giorno… e poi, infine… Mio Dio! vederla un giorno coi pugni stretti, con gli occhi dilatati, e la bocca, la piccola bocca piena di sangue!… Valeria strinse le mani contro le tempia, gemendo forte come una creatura ferita, mentre correva barcollando traverso i prati in fiore.

      Giunse finalmente al cancello, e corse giù per il giardino. Ed ecco Nancy! Ecco la piccola Nancy solitaria e felice in piedi sull'altalena, cantando, coi ricci al vento.

      – Oh mamma! – chiamò subito Nancy facendo un po' di broncio; – è venuta Fräulein poco fa a portarmi via Edith. E mi ha detto di non muovermi di qui. Che sia arrivato qualcuno? Forse il poeta di Londra? Credi che sia il poeta per me?

      – Non so, cara, – balbettò Valeria, senza voce e col cuore martellante; e abbracciò le gambettine nere ritte sull'altalena, e appoggiò la tempia pulsante sul grembiulino della piccola. – Dio, tenetemela sana e salva! – mormorò.

      – Fàtti in là, mamma, e guarda come vado in alto! – disse Nancy.

      E Valeria si mosse per lasciar posto all'altalena. In quel momento vide Fräulein affacciarsi alla finestra del salotto e farle cenno colla mano di venire.

      – Vado in casa un momento, tesoro. Non spingerti troppo in su, – pregò Valeria, e si affrettò ad entrare.

      Quando aprì l'uscio del salotto, le si fermò il cuore.

      La signora Avory giaceva sul sofà, con le labbra livide e gli occhi smarriti. Fräulein le stava vicino, tenendo una boccetta di sali, mentre Edith, piangente, in ginocchio davanti alla madre, le chiedeva:

      – Mamma! mamma! ti senti meglio?

      In un angolo il nonno e lo zio Giacomo guardavano, tristi ed allarmati.

      – Che cos'è stato? – esclamò Valeria.

      Edith singhiozzò:

      – Non so… è svenuta… era qui col nonno…

      La madre si rizzò a sedere e guardò Edith. Subito gli occhi le si inondarono di pianto: cinse il collo di Edith e le sue lacrime piovvero su lei.

      – Mamma, mamma, perchè piangi? – chiedeva Edith.

      Ma sua madre non rispondeva. Valeria pianse con lei. E anche Edith piangeva, senza sapere perchè.

      Sola in giardino, Nancy cantava, lanciata sull'altalena, coi ricci al vento. Quand'ecco il ricordo dei poeti tedeschi le tornò nel cuore, e il loro incantesimo la vinse.

      Die linden Lüfte sind erwacht

      Sie säuseln und wehen Tag und Nacht

      Sie kommen von allen Enden…

      I poeti le bisbigliavano le parole maliarde all'orecchio. Traverso gli alberi foscheggianti in fondo al prato si vedeva una striscia d'oro, là dove il tramonto si accendeva in cielo.

      Die Welt wird schöner mit jedem Tag

      Man weiss nicht was noch werden mag,

      Das Blühen will nicht enden!…

      Nancy si lasciò scivolare giù dall'altalena. I poeti sussurravano ed urgevano… Fräulein nelle sue lezioni di ieri le aveva insegnato un fatto meraviglioso: aveva detto che il mondo era una stella: una stella rotonda, oscillante nell'azzurro, con tante altre stelle tutto all'ingiro. Sì, sopra alla terra ed anche giù, sotto, in tutta l'aria celeste intorno al mondo galleggiavano le stelle! Ma dunque, se si andava all'orlo del mondo, proprio fino all'orlo, là dove la curva della terra comincia a scendere, si poteva certo, sporgendosi un poco (e aggrappandosi forse a un albero per non cadere) guardar giù nel cielo e veder le altre stelle, sospese sotto di sè!

      Subito Nancy sentì che bisognava che ella andasse fino all'orlo del mondo a guardar giù. L'orlo del mondo! Si vedeva anche di qui. Doveva essere dietro a quegli alberi scuri, al di là delle cascine del Mulino, proprio là dove il sole era caduto, lasciando una striscia d'orizzonte incendiato.

      Fu così che Nancy uscì dal suo giardino, per andare fino all'orlo del mondo.

      Quando la signora Avory, teneramente sorretta dalle figlie, venne a sedere in giardino, e che le ebbero messo uno sgabellino sotto ai piedi, e un guanciale dietro le spalle, e dell'acqua di Colonia sulla fronte, Edith disse:

      – Dov'è Nancy?

      – Già, – disse Valeria, – dov'è Nancy?

      Fräulein andò chiamando per il giardino e per la casa. Valeria andò, chiamando, per la casa ed il giardino. Edith corse di sopra e guardò in tutte le stanze; poi guardò in solaio, e poi ancora nelle stanze e ancora in giardino, e nel boschetto, e nella serra. Nino, appena entrò, fu mandato in paese a domandare se mai Nancy vi fosse stata, ma Nancy non c'era, e nessuno l'aveva veduta. Lo zio Giacomo col garzone della scuderia se n'andò in una direzione, e Jim Brown nell'altra. Nino prese per i campi verso la stazione: lo si udiva chiamare e fischiare per miglia d'intorno. E Florence corse giù pel sentiero della Cappelletta, che conduce a Fern Glen.

      Valeria, torcendosi le mani, le corse dietro, lasciando detto ad Edith che restasse a casa a badare alla mamma e al nonno.

      Ma Edith si era messo il cappello, e diceva alla signora Avory:

      – Torno subito, mamma cara! Sta qui buona, e chiama la Fräulein, che badi a te, e al nonno.

      Ma sua madre non volle saperne di lasciarla uscire sola. No, no! andrebbe anche lei. E se ne uscirono frettolose verso Bakers' End, dicendo a Fräulein di stare in casa e di badare al nonno.

      Ma Fräulein, che aveva recentemente letto « Misunderstood », fu presa da un orribile presentimento riguardo al lago del vecchio Castello di Bery. Ed uscì anche lei, in gran fretta, fermandosi solo un attimo per dire alla cuoca che badasse di ritardare