Sarà stata la espressione spontanea del mio animo di buon credente al pensiero di quella cosa divina che si chiama la Provvidenza. (Con le braccia in atto ascetico e gli sguardi rivolti di nuovo al cielo) Voi lo sapete che io sono un…
Un orangutango.
Un orangutango?!
Precisamente! Sotto la veste del santone, in voi si nasconde il bruto, signor mio!
Si nasconde il bruto in me?!
O che vorreste dire che si nasconde in me?
Non oserei.
Perchè non lo pensate.
Perchè non lo penso.
Ecco. (Pausa.) (Un po' turbato e nervoso) Volete un Cognac?
Io no: mai!
Un Whisky?
Niente, niente.
Io, sì. (Versa in un gran bicchiere il Whisky e l'acqua di soda.)
In verità, almeno di mattina, dovreste astenervene anche voi. Questi liquori vi bruciano.
Visto che mi piacciono, lasciate che mi brucino. (Beve avidamente mezzo bicchiere di Whisky. – Dal portasigari, cava un altro avana e lo accende. Poi, con un lievissimo tremito nella voce:) Dunque… dove eravamo rimasti?
Al bruto.
Sicuro: al bruto. (Pausa. – La sua fisonomia muta, atteggiandosi a una curiosa ed amara intimità.) Ditemi un po': quante volte avete cercato di raccogliere le briciole cadute dalla mia mensa?
Signor Cesare!
Credete che io ve ne rimproveri?
Ma… mi maraviglio!
Sono gl'incerti di ogni intelligente segretario come voi.
Mi addolorate parlandomi così.
(sempre più intimo) Ora, per esempio, ci sarebbe una briciola abbastanza preziosa; ma… vi prego di rinunziarci, perchè… è molto attaccaticcia. Se si attacca a voi, mi parrà di non essermene ben liberato io.
Questa sarebbe, diciamo così, la liquidazione?
Appunto. Io liquido la Gigetta.
Ah?
Alquanto matura, ma… ancora…
Senza dubbio.
E mi pare onesto il metterla in libertà prima che le rughe la costringano al riposo.
Una certa libertà glie l'avete già concessa da un pezzo…
Naturale! Benchè ne fossi stato innamoratissimo in illo tempore, sono circa otto anni che non ho con lei che qualche rapporto… di condiscendenza. Ella avrebbe avuto tutto l'agio di fare il comodo suo.
Lo ha fatto? Lo ha fatto?
No, povera diavola! Avendo ottenuto da me… un singolare favore… un favore che, modestia a parte, nessun altro uomo le avrebbe reso, ella mi si è mostrata sempre riconoscente e devota fino alla esagerazione. Ed è proprio per questo che non ho mai saputo avere l'energia di troncare completamente.
Ma poi, diciamo così, tutto a un tratto…
Tutto a un tratto, non so come, sono stato vinto… dal bisogno urgente di non avere più nulla di comune con lei.
Benissimo. (Breve pausa.) Glielo avete detto?
E no. Glielo dovete dire voi.
Io?!
Vi munirò di una letterina per avvertirla che vi ho incaricato di compiere una delicata missione, e voi ve la caverete… con due parole.
Temo che non le basteranno.
Io vi prego sul serio di essere laconico ed esauriente.
Ma, in conclusione, mi ci mandate con le mani vuote?!
Vi affiderò, beninteso, la piccola somma che le ho destinata. Sarà una buon'uscita ragionevole. In fondo, io non avrei nessun obbligo verso di lei. Quando l'ho conosciuta, non era che una cosuccia di second'ordine. Ha vissuto per dieci anni come una gran signora… Non ha di che lamentarsi. Adesso, il mio pourboir le permetterà di non aver troppa fretta, e di questo io sarò molto contento. Le donne di quel genere, caro don Candido, se hanno troppa fretta, si discreditano, e allora… non c'è rimedio: sempre più giù, sempre più giù, irreparabilmente.
(con gli occhi afflitti e pietosi) Eh!.. non ne parliamo!
Sì, meglio non parlarne, perchè la cosa non è allegra. Suol dirsi che la prostituzione sia la vendetta delle donne contro gli uomini; ma è molto difficile che esse medesime non restino miseramente vittime della loro vendetta. (Rannuvolandosi)… E anche l'uomo più cinico ne è talvolta… conturbato! (Si alza)… Vado a scrivere la lettera e a prendere il danaro. (Esce dal fondo.)
(resta seduto tutto compunto.)
(Entra Nellina dalla porta a destra, e si avanza lenta, molle, quasi sciatta, tutta intenta a fumare una sigaretta. La fuma con evidente inesperienza, tenendola fra le labbra strette e protese e soffiandovi dentro. – Don Candido, che ha le spalle verso la porta da cui Nellina è entrata, non si accorge di lei. – Ella, abituata alla presenza di lui, non gli bada neppure. Un po' di fumo le va in gola. Tossisce. Don Candido si volta.)
Oh, siete voi, Nellina?
(come se non avesse udito, continua ad occuparsi soltanto della sua sigaretta.)
(con maraviglia) Fumate?!
(seccamente) Sì.
Se vi vede il signor Cesare!..
Me le ha date lui le sigarette.
(con una smorfia furba) Ottimamente. (Abbassa gli sguardi a terra, riunisce le mani sul petto, e la guarda di sottecchi.)
Ohè!.. Perchè mi guardate?
Ma io… non guardo che il pavimento. (Fissa gli sguardi sul pavimento per mostrare di aver detto il vero.)
No. Mi stavate guardando con lo sguardo di sbieco.
Vi giuro che v'ingannate.
Uhm! Non è la prima volta che vi ho sorpreso a guardarmi in un certo modo.
(come scandalizzato) Ma, dico: per chi mi prendete?
(freddamente astiosa) Per una robaccia.