Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2. Bertini Giuseppe. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Bertini Giuseppe
Издательство: Public Domain
Серия:
Жанр произведения: Зарубежная классика
Год издания: 0
isbn: http://www.gutenberg.org/ebooks/40818
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Giasone del Cavalli è la prima dove si trovi alla fine di alcune scene, la parola Aria in fronte dei pezzi staccati, ne' quali signoreggiavano sì il canto, come gl'istromenti, e che prima di lui, le opere erano interamente formate di un serio recitativo, cui sostenevano gl'istrumenti ed alcuna volta interrompevano”. Presso Baglioni, cose notabili della città di Venezia, trovansi eziandio due passaggi, in cui l'autore rende giustizia ai gran talenti del Cavalli. Il primo, p. 206, dice così: “Per le sue dilettevoli composizioni fu chiamato alla corte di Francia, alla corte di Baviera, dove diede gran saggi della sua virtù”. Il secondo alla pag. 208, è come siegue: “Francesco Cavalli veramente in Italia non ha pari, e per isquisitezza del suo canto e per valore del suono dell'organo, e per le rare di lui composizioni, le quali in stampa fanno fede del di lui valore”. La lista delle costui opere finisce all'anno 1666, ma troviamo che Giovan Fil. Krieger l'incontrò ancor vivente in Venezia nel 1672, e profittò delle sue lezioni per perfezionarsi nella sua arte. (V. Flor. della poes. e della mus., e Marpurg Beytræge, t. II.)

      Caylus (Anna-Claudio-Fil. conte di), nato nel 1692 e morto a Parigi nel 1765, celebre viaggiatore ed antiquario. Dopo lunghi viaggi in Costantinopoli ed alle rovine di Troja tornò in Francia nel 1717, e andò due volte in Londra. Divenuto sedentario, non fu nel suo riposo perciò meno attivo, occupossi della musica, del disegno e della pittura. In più di quaranta dissertazioni lette da lui all'Accademia le arti e le lettere danno uno scambievole soccorso allo scrittore; tra gli scritti da lui pubblicati alcuni ve n'ha sulla Musica degli Antichi, sul quale argomento aveva a lui diretta un'eruditissima lettera il suo amico l'ab. d'Arnaud. Il suo epitafio composto da Diderot è singolare: Ci-gît un antiquaire, acariâtre et brusque: – Oh! qu'il est bien logé dans cette crache etrusque: “Quì giace un antiquario un pò ritroso e brusco: – Oh quanto ei bene alloggia in quel vecchio vaso etrusco.”

      Caza (Francesco), uno de' letterati italiani del quindicesimo secolo che co' loro scritti diedero opera al rinnovamento della musica. Egli è autore di un Trattato sul Canto figurato: fan di lui menzione l'Arteaga (tom. 1, p. 196) e 'l Bettinelli (Risorgim. d'Ital. tom. II, p. 157, not. 6.)

      Celio Aureliano, antico medico Africano, secondo il Reinesio, fioriva verso il quinto secolo dell'era volgare. Nei suoi cinque libri Tardarum passionum, ossia delle malattie croniche tratta egli dell'applicazione della musica alla medicina come antichissima, e riferisce che Pitagora si fu il primo, che l'abbia impiegata apertamente per guarire le malattie. Egli inoltre dice di avere osservati i buoni effetti della musica nell'ischiade, e che quando si cantava o suonava sopra le parti dolorose, saltellavano palpitando, e si allentavano e si ammollivano a misura che svanivano i dolori. (V. Lichtenthal p. 62, e Fabric. Bibl. lat. t. 2, L. IV, c. 12.)

      Celestino, maestro di concerto nella cappella del duca di Meklenbourg Schwerin dopo il 1781, era uno de' più grandi violinisti de' nostri giorni. Wolf nel suo viaggio parlando di lui, dice così: “Per giudicare del carattere di un pezzo di musica non gli abbisogna che un solo colpo d'occhio su lo spartito; egli suona con precisione in tutti i tuoni con la più pura intonazione.” Nel 1770 viveva in Roma, dove Burney il conobbe come sonatore principale degli a solo in quella patria della musica. Vi sono di lui de' pezzi per il canto manoscritti, ed oltre a ciò si sono pubblicati a Berlino nel 1786 due trio per violini e violoncello di sua composizione.

      Cerf de la Vieuville (Gio. Lorenzo), guardasigilli del parlamento di Normandia, nato a Rouen morì ivi nel 1717 nel fiore de' suoi giorni che si abbreviò, per quanto si crede, coll'eccessivo travaglio. Di lui si ha una Comparazione tra la musica italiana e la musica francese contro il parallelo degli Italiani e de' Francesi, in 12º. Lo stile dell'opera di Cerf, sparso di aneddoti sul dramma francese, è vivissimo, e l'autore fa ogni sforzo per veder di sostenere l'onor della patria, con ardor non minore di quello siasi mostrato di poi in contrario dal cel. Rousseau, che anch'egli preferisce di gran lunga la musica italiana. L'abbate Raguenet era quegli che aveva attaccata la musica francese, ed esaltata l'italiana; e a dir vero, bisogna esser privi di orecchio ed avere sconcertati i sensi per non convenir seco di parere e di gusto. Ciò non ostante il Cerf volle sostenere il suo paradosso armonico, e pubblicò in difesa del medesimo altri due libri. Il medico André, che allora era associato al Giornale degli Eruditi pose in ridicolo questi due libri dopo aver parlato con molta lode di quello dell'abb. Raguenet. Cerf, piccato al vivo, rispose con un opuscolo intitolato: l'Arte di screditare ciò che non s'intende, ovvero, il Medico Musico; libricciuolo pieno di tutta l'acrimonia, che ne promette il titolo stesso. Diceva Fontenelle, che se alcuno per estrema vivacità e sensibilità aveva meritato il nome di pazzo perfetto, e di pazzo di testa e di cuore, questi era la Vieuville. Ma siccome la follia esclude la ragione e non l'ingegno, le Cerf ne aveva molto, ed anzi tanto che non aveva poi senso comune.

      Cerone (Pietro), autore classico di musica, come lo chiama il Requeno, avvengacchè per isbaglio lo dica di sua nazione, cioè Spagnuolo, forse perchè in tal linguaggio scrisse costui la sua opera (V. Saggi tom. II, pag. 388.) Egli era di Bergamo, e fioriva sulla fine del 16º secolo e su i principj del seguente. La musica era allora caricata dalle tante difficili inezie, che poteva paragonarsi agli anagrammi, ai logogrifi, agli acrostici, alle paranomasie e simili scioccherie, ch'erano in voga presso a' poeti dell'antiscorso secolo: queste e più altre fantasie chiamavansi enimmi del canto con vocabolo assai bene adatto. Chi volesse sapere più alla distesa a quali strani ghiribizzi si conducevano in que' tempi i musici, vegga il libro XXII, della dottissima benchè prolissa opera di Pietro Cerone, intitolata: El Melopeo y Maestro, Tractado de musica theorica y pratica, Napoles 1613, in fol., nella quale saggiamente intraprende egli la riforma di quel gotico contrappunto, onde meritamente ha ritratti gli elogj dell'Arteaga, del Martini, del Choron, del Requeno e di quanti altri hanno scritto sulla storia dell'arte. Egli è anche autore delle Regole per il canto fermo, Napoli 1609.

      Cerreto (Scipione), napoletano, è l'autore di un'opera intitolata: Della pratica musica vocale e stromentale. Napoli 1601 in 4º. Questo è un pregevole libro: vi si trovano de' contrappunti molto ben fatti. Zacconi li ha riferiti nella sua Pratica di musica, seconda parte.

      Cerutti (Giacinto), abbate romano, pubblicò in Roma nel 1776, una nuova edizione corretta e più leggibile del Gabinetto armonico di Bonanni sotto il titolo di Descrizione degli stromenti armonici di ogni genere del padre Bonanni, ornata con 240 rami, in 4º. Quest'opera contiene molte dottissime ricerche su gl'istromenti antichi, per il gabinetto che se ne formò nel secolo 17º presso al collegio romano. (V. Forkel)

      Cesti (Marc-Antonio), francescano di Arezzo, maestro di cappella dell'Imperatore Ferdinando III, era discepolo di Giacomo Carissimi. Egli contribuì molto ai progressi del teatro drammatico in Italia, riformando la monotona salmodia, che allora vi regnava, e trasportando e adattando al teatro le cantate inventate dal suo maestro per la chiesa. Cavalli, che travagliava in quella medesima epoca (1650) insieme con lui per le opere in Venezia, ebbe ancora parte a questo miglioramento: V. Cavalli. Le opere che Cesti ha date al teatro di Venezia, sono: Orontea 1649; Cesare amante, 1651; la Dori, 1663: quest'ultima ebbe il più grande successo, ed ebbe moltissime repliche non che in Venezia, ma eziandio in tutte le altre gran città dell'Italia; Tito, 1666; La schiava fortunata, 1667, da prima in Vienna, e quindi a Venezia nel 1674, (Ziani ebbe parte in questa composizione); Argene, 1668; Genserico, 1669; e nello stesso anno, Argia. Egli dee avere composto in oltre la musica del Pastor fido di Guarini. Il numero delle cantate ch'egli ha posto in musica, è infinitamente più grande. Questo si è quello che l'abbate d'Oliva, allievo di Cesti, uomo dotto ed eccellente compositore, che viveva nel 1700, affermò al maestro di cappella Giovanni-Valerio Meder. Lo stesso abbate ne citava principalmente una che cominciava da queste parole: O cara libertà che mi ti toglie? Adami, nelle Osservazioni, dice che Cesti era nato in Firenze, e che Papa Alessandro VII lo aveva ricevuto nel 1660, come tenore nella cappella pontificia.

      Chabanon (Mr. de), nato in America nel 1730, e morto in Parigi nel 1792, letterato di pregio, dell'Accademia delle iscrizioni, era in oltre buon musico, buon poeta, ed autore di più opere sulla musica. Nel 1765, scrisse l'Elogio di Mr. Rameau, a Parigi in 8º. L'autore sa gustare da conoscitore, e far gustare agli ignoranti stessi le bellezze di quest'arte magica: quest'opera, che onora veramente l'autore e l'oggetto delle di lui lodi, unisce