La regina dei Caraibi. Emilio Salgari. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Emilio Salgari
Издательство: Public Domain
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Жанр произведения: Зарубежная классика
Год издания: 0
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con tre o quattro bordate ben aggiustate possono demattare la nostra nave e sfondarci i fianchi.»

      «Possiamo evitare queste bordate.»

      «In quale modo, signore?»

      «Preparando un brulotto. Non vi è alcuna nave in porto?»

      «Sì, vi è una barcaccia ancorata presso l’isolotto. Gli spagnuoli l’hanno abbandonata subito dopo che noi abbiamo gettato l’ancora.»

      «È armata?»

      «Con due cannoni e porta due alberi.»

      «È carica?»

      «No, capitano.»

      «Abbiamo delle materie infiammabili a bordo, è vero?»

      «Non manchiamo nè di zolfo, nè di pece, nè di granate.»

      «Allora date ordine che si prepari un buon brulotto. Se il colpo ci riesce, vedremo qualche fregata in fiamme. Intanto lasciatemi riposare sino alle due»

      Morgan, Carmaux ed il medico uscirono, mentre il Corsaro tornava a coricarsi. Prima di chiudere gli occhi cercò la giovane indiana e la vide rannicchiata in un angolo della cabina.

      «Cosa fai, fanciulla mia?» le chiese con voce dolce.

      «Veglio su di te, mio signore.»

      «Coricati su di uno di quei sofà e cerca di riposare. Fra alcune ore qui pioveranno palle e granate e le fiamme dei cannoni faranno troppo chiaro pei tuoi occhi. Dormi, buona fanciulla e sogna la tua vendetta.»

      «Me la darai, mio signore?» chiese la giovanetta, alzandosi di scatto, cogli sguardi sfavillanti.

      «Te lo prometto, Yara.»

      «Grazie, mio signore: la mia anima ed il mio sangue ti appartengono.»

      Il Corsaro le sorrise e si rovesciò sui guanciali, chiudendo gli occhi.

      Mentre il ferito riposava, Morgan era salito sul ponte per preparare il terribile colpo di testa che doveva dare ai filibustieri o la libertà o la morte.

      Quell’uomo, che godeva l’intiera fiducia del fiero scorridore del mare, era uno dei più valenti lupi di mare che contasse allora la filibusteria, un uomo che doveva più tardi diventare il più celebre fra tutti i filibustieri, colla famosa spedizione di Panama e con quelle, non meno audaci, di Maracaibo e di Porto Cabello. Era meno alto del Corsaro, anzi si poteva dire che era al disotto della statura media, ma in cambio era membruto e dotato di una forza eccezionale e d’un colpo d’occhio di aquila.

      Aveva già date molte prove di valore sotto il comando di filibustieri celebri, quali Montbar, nominato lo Sterminatore, Michele il Basco, l’Olonese ed il Corsaro Verde, fratello del Nero, e godeva perciò una fiducia immensa anche fra i marinai della Folgore, che l’avevano già potuto apprezzare in numerosi abbordaggi.

      Appena salito in coperta, aveva ordinato ad un drappello di marinai di prendere a rimorchio la barcaccia designata a servire di brulotto e di condurla presso la Folgore.

      Non si trattava veramente d’una barcaccia, bensì d’una caravella destinata al piccolo cabotaggio, già molto vecchia e quasi impotente a sostenere l’urto delle poderose ondate del Golfo del Messico. Come tutte le navi di quella specie, portava due altissimi alberi a vele quadre ed aveva il castello di prora ed il cassero assai elevati, sicchè di notte si poteva benissimo scambiarla per una grossa nave e fors’anche per la Folgore istessa. Il suo proprietario già l’aveva fatta scaricare al primo apparire dei filibustieri, per tema che il contenuto cadesse nelle mani di quei rapaci scorridori del mare, però a bordo era rimasta ancora una notevole quantità di tronchi di campeggio, legno adoperato per fare certe tinture molto pregiate anche in quell’epoca.

      «Questo legname ci servirà a meraviglia,» aveva detto Morgan, il quale si era subito recato a bordo della caravella.

      Chiamò Carmaux ed il mastro d’equipaggio e diede loro alcuni ordini, aggiungendo:

      «Sopratutto fate presto e bene. L’illusione deve essere perfetta.»

      «Lasciate fare a noi,» aveva risposto Carmaux. «Non mancheranno nemmeno i cannoni.»

      Un momento dopo trenta marinai si calavano sul ponte della caravella, già stata ormeggiata a tribordo della Folgore.

      Sotto la direzione di Carmaux e del mastro si misero subito al lavoro.

      Innanzi a tutto coi tronchi di campeggio inalzarono presso il timone una robusta barricata per coprire il pilota, poi cogli altri, segati a certe lunghezze, improvvisarono dei fantocci che collocarono lungo le murate, come uomini pronti a slanciarsi all’abbordaggio e dei cannoni che misero sul castello di prora e sul cassero. Si capisce che quei pezzi d’artiglieria non dovevano servire che di spauracchio, componendosi puramente di tronchi d’albero appoggiati alle murate.

      Ciò fatto, i marinai ammucchiarono sul boccaporto maestro alcuni barili di polvere, della pece, del catrame, dello zolfo e una cinquantina di granate disperdendone anche a prora ed a poppa, quindi bagnarono con resina e spirito le murate affinchè prendessero fuoco più facilmente.

      «Per bacco!» esclamò Carmaux, stropicciandosi le mani. «Questo brulotto arderà come un ceppo di pino.»

      «È una vera polveriera galleggiante,» disse Wan Stiller, che non aveva lasciato l’amico un solo momento.

      «Ora piantiamo delle torce sui bordi e accendiamo i grandi fanali del cassero,» disse Carmaux.

      «E spiegheremo a poppa il grande stendardo dei signori di Ventimiglia e di Valpenta.

      «Quello è necessario, amico Stiller.»

      «Credi tu che le fregate cadranno nel laccio?»

      «Ne sono certissimo,» rispose Carmaux. «Vedrai che cercheranno di abbordarci.»

      «Chi guiderà il brulotto?»

      «Noi con tre o quattro camerati.»

      «Avete finito?» chiese in quel momento Morgan, curvandosi sopra il bordo della Folgore.

      «Tutto è pronto, signore,» rispose Carmaux.

      «Sono già le tre.»

      «Fate imbarcare i nostri uomini, luogotenente.»

      «E tu?»

      «Reclamo l’onore di guidare il brulotto. Lasciatemi Wan Stiller, Moko e altri quattro uomini.»

      «Tenetevi pronti a bracciare le vele. Il vento soffia da terra e vi spingerà subito addosso alle fregate.»

      «Non attendo che i vostri ordini per tagliare gli ormeggi.»

      Quando Morgan salì sul ponte di comando della Folgore, il Corsaro Nero si era di nuovo coricato su due grandi cuscini di seta che erano stati stesi sopra un tappeto persiano. Yara, la giovane indiana, non ostante il divieto del Corsaro, aveva pure lasciata la cabina, decisa a sfidare la morte a fianco del suo signore.

      «Tutto è pronto, capitano» disse Morgan.

      Il Corsaro Nero si alzò a sedere e guardò verso l’uscita della baia.

      La notte non era tanto oscura, quantunque la luna fosse tramontata da qualche ora, perchè si potevano discernere distintamente le due fregate. Sotto i tropici e sotto l’equatore, le notti hanno una trasparenza straordinaria. La luce proiettata dagli astri basta per scorgere un oggetto qualsiasi, anche minuto, ad una distanza notevole, quasi incredibile.

      Le due grosse navi non avevano lasciati i loro ancoraggi e le loro masse spiccavano distintamente sulla linea dell’orizzonte. Il flusso però le aveva un po’ ravvicinate, lasciando a babordo ed a tribordo uno spazio sufficiente perchè una nave potesse manovrare liberamente.

      «Passeremo senza troppo soffrire il fuoco di quei trentadue cannoni,» disse il Corsaro. «Tutti gli uomini a posto di combattimento.»

      «Ci sono di già, signore.»

      «Un uomo di fiducia al comando del brulotto.»

      «Vi è Carmaux.»

      «Un valoroso: sta bene,» rispose il Corsaro. «Direte a lui che appena