Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. Карло Коллоди. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Карло Коллоди
Издательство: "Издательство АСТ"
Серия: Легко читаем по-итальянски
Жанр произведения: Сказки
Год издания: 2015
isbn: 978-5-17-088909-9
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torna a casa, e dà al burattino la colazione che il pover’uomo aveva portata per sé

      Il povero Pinocchio, che aveva sempre gli occhi fra il sonno, non s’era ancora avvisto dei piedi che gli si erano tutti bruciati: per cui appena sentì la voce di suo padre, schizzò giù dallo sgabello per correre a tirare il paletto; ma invece, dopo due o tre traballoni, cadde di picchio tutto lungo disteso sul pavimento.

      – Aprimi! – intanto gridava Geppetto.

      – Babbo mio, non posso – rispondeva il burattino piangendo.

      – Perché non puoi?

      – Perché mi hanno mangiato i piedi.

      – E chi te li ha mangiati?

      – Il gatto – disse Pinocchio, vedendo il gatto che colle zampe davanti si divertiva a far ballare alcuni trucioli di legno.

      – Aprimi, ti dico! – ripetè Geppetto – se no, quando vengo in casa, il gatto te lo do io!

      – Non posso star ritto, credetelo. Oh! povero me! povero me, che mi toccherà a camminare coi ginocchi per tutta la vita!..

      Geppetto arrampicatosi su per il muro, entrò in casa dalla finestra.

      Quando vide il suo Pinocchio sdraiato in terra e rimasto senza piedi davvero, allora sentì intenerirsi; e presolo subito in collo, si dette a baciarlo e a fargli mille moine, e gli disse singhiozzando:

      – Pinocchiuccio mio! Com’è che ti sei bruciato i piedi?

      – Non lo so, babbo, ma credetelo che è stata una notte d’inferno. Tonava, e io avevo una gran fame, e allora il Grillo-parlante mi disse: “Ti sta bene: sei stato cattivo, e te lo meriti” e io gli dissi: “Bada, Grillo!..” e lui mi disse: “Tu sei un burattino e hai la testa di legno” e io gli tirai un manico di martello, e lui morì, ma la colpa fu sua, perché io non volevo ammazzarlo, prova ne sia che messi un tegamino sulla brace accesa del caldano, ma il pulcino scappò fuori e disse: “Arrivedella… e tanti saluti a casa.” E la fame cresceva sempre, motivo per cui quel vecchino col berretto da notte, affacciandosi alla finestra mi disse: “Fatti sotto e para il cappello” e io con quella catinellata d’acqua sul capo, perché il chiedere un po’ di pane non è vergogna, non è vero? me ne tornai subito a casa, e perché avevo sempre una gran fame, messi i piedi sul caldano per rasciugarmi, e voi siete tornato, e me li sono trovati bruciati, e intanto la fame l’ho sempre e i piedi non li ho più!

      E il povero Pinocchio cominciò a piangere e a berciare.

      Geppetto tirò fuori di tasca tre pere, e porgendogliele, disse:

      – Queste tre pere erano la mia colazione: ma io te le do volentieri. Mangiale, e buon pro ti faccia[26].

      – Se volete che le mangi, fatemi il piacere di sbucciarle.

      – Sbucciarle? – replicò Geppetto meravigliato. – Non avrei mai creduto, ragazzo mio, che tu fossi così schizzinoso di palato. Male! In questo mondo, fin da bambini, bisogna avvezzarsi abboccati e a saper mangiar di tutto, perché non si sa mai quel che ci può capitare. I casi son tanti!..

      – Voi direte bene – soggiunse Pinocchio – ma io non mangerò mai una frutta, che non sia sbucciata. Le bucce non le posso soffrire.

      E quel buon uomo di Geppetto, cavato fuori un coltellino, e sbucciò le tre pere, e pose tutte le bucce sopra un angolo della tavola.

      Quando Pinocchio in due bocconi ebbe mangiata la prima pera, fece l’atto di buttar via il torsolo: ma Geppetto gli trattenne il braccio, dicendogli:

      – Non lo buttar via: tutto in questo mondo può far comodo[27].

      – Ma io il torsolo non lo mangio davvero!.. – gridò il burattino.

      – Chi lo sa! I casi son tanti!.. – ripetè Geppetto.

      Fatto sta che i tre torsoli, invece di esser gettati fuori dalla finestra, vennero posati sull’angolo della tavola in compagnia delle bucce.

      Mangiate le tre pere, Pinocchio fece un lunghissimo sbadiglio e disse:

      – Ho dell’altra fame!

      – Ma io, ragazzo mio, non ho più nulla da darti.

      – Proprio nulla, nulla?

      – Ci avrei soltanto queste bucce e questi torsoli di pera.

      – Pazienza![28] – disse Pinocchio, – se non c’è altro, mangerò una buccia.

      E cominciò a masticare. Da principio storse un po’ la bocca: ma poi una dietro l’altra, spolverò in un soffio[29] tutte le bucce: e dopo le bucce anche i torsoli, e quand’ebbe finito di mangiare ogni cosa, si batté tutto contento le mani sul corpo, e disse gongolando:

      – Ora sì che sto bene!

      – Vedi dunque – osservò Geppetto – che avevo ragione io quando ti dicevo che non bisogna avvezzarsi troppo delicati di palato. Caro mio, non si sa mai quel che ci può capitare in questo mondo. I casi son tanti!!..

      8. Geppetto rifece i piedi a Pinocchio, e vende la propria casacca per comprargli l’Abbecedario

      Il burattino, appena che si fu levata la fame, cominciò subito a piangere, perché voleva un paio di piedi nuovi.

      Ma Geppetto, per punirlo della monelleria fatta, lo lasciò piangere e disperarsi per una mezza giornata: poi gli disse:

      – E perché dovrei rifarti i piedi? Forse per vederti scappar di nuovo da casa tua?

      – Vi prometto – disse il burattino – che da oggi in poi[30] sarò buono…

      – Tutti i ragazzi – replicò Geppetto – quando vogliono ottenere qualcosa, dicono così.

      – Vi prometto che anderò a scuola, studierò e mi farò onore…

      – Tutti i ragazzi, quando vogliono ottenere qualcosa, ripetono la medesima storia.

      – Ma io non sono come gli altri ragazzi! Io sono più buono di tutti. Vi prometto, babbo, che imparerò un’arte, e che sarò la consolazione e il bastone della vostra vecchiaia.

      Geppetto che aveva gli occhi pieni di pianto e il cuore grosso dalla passione nel vedere il suo povero Pinocchio in quello stato compassionevole, non rispose altre parole: ma, presi in mano gli arnesi del mestiere e due pezzetti di legno stagionato, si pose a lavorare di grandissimo impegno.

      E in meno d’un’ora, i piedi erano fatti: due piedini svelti e asciutti.

      Allora Geppetto disse al burattino:

      – Chiudi gli occhi e dormi!

      E Pinocchio chiuse gli occhi e fece finta di dormire. E nel tempo che si fingeva addormentato, Geppetto con un po’ di colla sciolta in un guscio d’uovo gli appiccicò i due piedi al loro posto, e glieli appiccicò così bene, che non si vedeva nemmeno il segno dell’attaccatura.

      Appena il burattino si accorse di avere i piedi, saltò giù dalla tavola dove stava disteso.

      – Per ricompensarvi di quanto avete fatto per me – disse Pinocchio al suo babbo – voglio subito andare a scuola.

      – Bravo ragazzo.

      – Ma per andare a scuola ho bisogno d’un po’ di vestito.

      Geppetto, che era povero e non aveva in tasca nemmeno un centesimo, gli fece allora un vestito di carta fiorita, un paio di scarpe di scorza d’albero e un berretto di midolla di pane.

      Pinocchio corse subito a specchiarsi in una catinella piena d’acqua e rimase così contento di sé, che disse:

      – Paio proprio un signore!

      – Davvero, – replicò


<p>26</p>

buon pro ti faccia – на здоровье

<p>27</p>

può far comodo – может пригодиться

<p>28</p>

Pazienza! – ничего не поделаешь

<p>29</p>

in un soffio – в один миг

<p>30</p>

da oggi in poi – с сегодняшнего дня