Una Mano Sul Cuore. Shanae Johnson. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Shanae Johnson
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Серия:
Жанр произведения: Вестерны
Год издания: 0
isbn: 9788835431817
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che gli aveva comprato il mese scorso? Il ragazzo si voltò verso di lei con uno sguardo cauto. I tipi intorno a lui iniziarono a ridacchiare.

      "Sono solo uscito con i miei amici," disse.

      "Bene, è ora di venire a fare i compiti."

      I ragazzi ridacchiarono ancora di più.

      "Vai con la tua bella sorellina, ometto. Quando finisci i compiti, ho del lavoro vero per te."

      Eva rivolse al teppista un'occhiata tagliente. Tuttavia, gli Occhi Cattivi funzionavano solo con i consanguinei.

      Carlos si allontanò con lei. Eva era consapevole di averlo messo in imbarazzo, ma era meglio che quei tipi pensassero che fosse un cocco di mamma, o della sorella. Era pronta a rovinargli la reputazione, se ciò significava salvarlo dalla strada.

      "Bighellonare in strada non ti porterà da nessuna parte," disse Eva quando ebbero attraversato la strada.

      "La scuola invece sì? Guarda dove ha portato te." Carlos alzò le mani per indicare il quartiere. Tutto quello che Eva riusciva a vedere erano sfumature diverse di marrone, dagli edifici fino alla sporcizia sulla strada e a quella sui volti dei ragazzini.

      "Tutto questo cambierà presto," disse Eva. "Una laurea è un mezzo per uscire da qui. Vedrai."

      Il problema era che ci sarebbero voluti almeno due anni per dimostrargli la veridicità del suo ragionamento. Sperava solo di avere così tanto tempo a disposizione, per provare la propria teoria. Nel frattempo, non avrebbe permesso che le strade reclamassero il suo fratellino.

      Capitolo Tre

      Fran posteggiò il furgone davanti a casa. Si trattava di una villetta con quattro camere da letto, nascosta in un angolo della proprietà. Si era stabilito lì quando era arrivato un anno prima. Era stato il primo a farlo, dopo che erano stati tutti congedati. Aveva creduto che avrebbero vissuto tutti lì, ma visto che gli uomini che arrivavano al ranch stavano ancora soffrendo, ciascuno di loro cercava il proprio spazio.

      Dylan aveva scelto il cottage con due camere accanto a quello di Fran. Reed, Sean e Xavier si erano stabiliti ciascuno in una delle casette a schiera alla fine della strada.

      Fran alzò gli occhi a guardare il posto che chiamava casa da un anno. Era confortevole, ma troppo grande per lui. Pensava che uno degli altri ragazzi si sarebbe trasferito lì, quando avesse trovato una moglie. Diamine, forse avrebbero persino messo su famiglia e riempito le stanze.

      Quello era l'ennesimo sogno che Fran non avrebbe visto realizzarsi. Non riusciva a immaginare di mettere al mondo un figlio, non quando lui non sarebbe stato nei paraggi per occuparsene, per vederlo crescere, lasciando la moglie sola con tutte quelle responsabilità. Non era fatto così.

      Presto avrebbe dovuto iniziare a fare i bagagli. Ma non subito. Quel giorno doveva solo controllare gli altri ragazzi e assicurarsi che fossero sulla via di un matrimonio che avrebbe assicurato loro la permanenza al ranch.

      La porta della casa di Dylan si aprì. Latrati e guaiti si riversarono fuori dalla soglia, prima di qualsiasi umano. La prima a varcarla fu Star, una Carlina alla quale mancavano strisce di pelle sulla schiena. La cagnolina aveva la tendenza a camminare di lato, come se non volesse che gli altri vedessero le sue imperfezioni.

      La seguiva alle calcagna Stevie, un Rottweiler parzialmente cieco con un bel pelo blu-grigiastro. Il cane teneva il naso vicino a Star per farsi guidare.

      Sugar, il Golden Retriever, uscì lentamente dalla porta. Tirò su la testa, quando percepì la presenza di Fran, che si rianimò alla vista del cane. Uomo e cane si diressero l'uno verso l'altro. A giudicare dal suo aspetto esteriore, Sugar sembrava un animale sano, ma il Retriever aveva il diabete che, qualche volta, lo rallentava.

      Fran si chinò e gli diede una bella strofinata alla testa. I due si erano affezionati l'uno all'altro nelle poche settimane che i cani avevano passato lì. Il diabete nei cani era molto duro, ma non era la fine del mondo. Maggie, la moglie di Dylan, si occupava di tutti quegli animali feriti. Osservandola, i soldati avevano capito che le loro cicatrici non erano ostacoli per l'amore.

      "Sei tornato."

      Fran alzò gli occhi e vide Dylan che scendeva dalle scale della veranda di casa sua. Teneva in braccio un cane: Spin, un Irish Terrier, che aveva perso le zampe posteriori qualche settimana prima. Dylan mise giù la bestiola e attaccò una specie di sedia a rotelle alla sua parte posteriore.

      Mentre Dylan si raddrizzava, Fran riuscì a scorgere la gamba protesica dell'uomo. Era una visione insolita. Di solito Dylan la copriva con pantaloni lunghi, per nascondere l'invalidità. Tuttavia, dopo essersi sposato ed essere stato accettato per quello che era, aveva iniziato a indossare pantaloni corti e militari, lasciando che la protesi risplendesse.

      "Com'è andata?" chiese Dylan. "Cos'ha detto il dottore?"

      Prima che Fran potesse rispondere, Maggie sporse la testa fuori dalla porta. Tutti i cani si girarono verso di lei, scodinzolando e con le lingue a penzoloni. Anche Dylan si voltò verso di lei. Non gli cadde la lingua fuori dalla bocca, ma il suo sorriso si allargò.

      "Tesoro, non dimenticare la medicina di Sugar, quando vai in città."

      Dylan prese la moglie tra le braccia, dandole un bacio sullo spazio tra la guancia e il naso. Maggie sorrise in quell'abbraccio, poi girò la testa e il suo sguardo si posò su Fran.

      Lui aveva intenzione di girarsi dall'altra parte, ma i suoi occhi assorbirono l'affetto che probabilmente non avrebbe mai trovato per se stesso.

      "Fran, sei tornato," disse Maggie. "Cos'ha detto il dottore? C'è qualche cambiamento?"

      Quella era l'altra ragione per la quale Fran non poteva avere una relazione. Maggie non era nemmeno la sua compagna, eppure aveva la speranza negli occhi. La speranza che lui potesse essere miracolosamente curato. Era molto improbabile che potesse accadere. Era già fortunato ad essere vivo...

      Fran scosse la testa e si aggrappò alla loro compassione e alla loro benevolenza.

      "Mi hanno dato una dritta su degli specialisti," disse Dylan. "Andremo a fare una visita."

      "Io continuerò a pregare per te," disse Maggie. "Non ci arrenderemo."

      Sugar si strusciò contro il fianco di Fran. Lui si chinò e dedicò le proprie attenzioni al cane, mentre il suo amico continuava a cercare inutilmente di salvargli la vita.

      "Nel frattempo," disse Dylan, "devi metterti alla ricerca di una moglie. Il tempo sta per scadere, se vogliamo restare tutti quanti al ranch."

      Fran non si prese il disturbo di discutere. Dylan gli era superiore di grado e non avrebbe avuto problemi a dare ordini. Anche se quello non era il genere di ordine al quale Fran si sarebbe sentito costretto a obbedire. Quindi si limitò ad annuire e deviò la conversazione.

      "Reed ha detto che la sua ricerca di donne tramite un'applicazione per appuntamenti stava avendo successo," disse.

      "È un'idea folle," disse Dylan. "Ma a mali estremi, estremi rimedi. Giusto?"

      "Vi raggiungo più tardi, ragazzi." Fran si girò per andarsene e Sugar lo seguì alle calcagna. Fran si rivolse di nuovo a Maggie. "Va bene se viene con me?"

      "Certo," disse Maggie sorridendo. "Solo non farlo agitare troppo. E controlla che non mangi qualcosa che non dovrebbe."

      "So come funziona," disse Fran per rassicurare la proprietaria del cane.

      Lui e Sugar si avviarono lungo il sentiero. Il ranch si estendeva davanti a loro. Fran vide Xavier in groppa a uno dei cavalli per la terapia. Quegli animali aiutavano a rinforzare gli arti perduti, ma sentirsi in groppa a un cavallo bastava a restituire a un uomo una sensazione di potere. Il giorno dopo era quello in cui Fran montava. Avrebbe voluto andare più veloce del trotto, ma nelle sue condizioni doveva essere cauto.

      Invece di dedicarsi all'equitazione, Fran trascorreva un sacco di tempo nei giardini. Lavorare la terra era un buon esercizio per il corpo, ma anche per la mente.