di nuovo su un albero, dopo l'esperienza delle formiche non pensavo che mi sarei addormentato, poiché le formiche erano le stesse, sul terreno come sugli alberi, ma mi andava ancora meno di venire catturato, mentre dormivo, dalle canaglie degli spari. Come la prima notte, cercai un albero adatto e quando lo trovai, cercai di salire sul ramo prescelto con l'aiuto di un rampicante. Non appena gli misi la mano sopra dovetti ritirarla perché sentii una puntura acuta. Il rampicante era spinoso. Mi massaggiai il palmo della mano e cercai un altro albero dove arrampicarmi. Quando lo trovai mi arrampicai con molta attenzione e mi preparai a passare un'altra notte in quell'inferno. Mi tolsi le scarpe e le calze e pregai per che fossero asciutte al mattino, anche se ne dubitavo, dato che l'aria era quasi permanentemente umida. Avevo i piedi rugosi e di un verde brunastro chiaro. Li asciugai come meglio potei, ma la sensazione di disagio persistette comunque. Provai a scaldarmi, ma non c'era modo di riuscirci né con la coperta né sfregandomi il corpo. Le punture delle zanzare e delle formiche mi tormentavano incessantemente, ma non c'era nulla che potessi fare. L'unica cosa che alleviava quel tormento era mettere il fango bagnato sul mio corpo per evitare le punture, in quei momenti il costante prurito si era trasformato in una sensazione confortante che non sapevo descrivere. Provavo un dolore costante e non localizzato alle gambe come alla schiena. Il braccio destro era addormentato per la stanchezza dovuta al simulare colpi di macete con il bastone per tutto il giorno.
Ero così esausto che mi addormentai subito. Il mio ultimo pensiero fu la speranza che, al mio risveglio, ci sarebbe stata ad aspettarmi una colazione con una grande ciotola di latte e miele e un paio di toast con abbondante burro e marmellata di fragole o more.