che, come sempre, l’ha lasciata a casa in cassaforte.
„Buona sera commissario, stia sempre attento. È così che si può cadere in un’imboscata con noncuranza”.
La signorina Uccello gli dà un altro colpo leggero alla schiena, e lui ha la sensazione che due vertebre si siano appena rotte. „Grazie, signorina, lo terrò a mente, lo prometto. C’è il questore?”
„Sì, certo, entri, la sta aspettando.”
Moretti subito, senza voltarsi di nuovo, scompare rapidamente.
„Commissario Moretti, che bello vederla. Ha attraversato a piedi il Gran Sasso o ha beccato la signorina Uccello?”
Il Questore guarda l’ispettore per intero e vedendolo più o meno integro sorride e dice: „No, non credo: in quest’ultimo caso, sarebbe conciato peggio. Moretti, a che punto sono le indagini sul suo primo caso di omicidio?”
„Ci siamo. Le tracce lasciate dagli pneumatici sono state rilevate e la ricerca del pick-up è già in corso”.
„Mario, posso chiamarla Mario?” Moretti annuisce educatamente.
„Sa, l’ho assunta su raccomandazione personale del Ministro dell’Interno. Penso che un uomo come lei, che si è diplomato alla scuola di polizia quattro volte come il migliore dell’anno e con il massimo dei voti, è anche un uomo con un futuro nella nostra Questura. Sarò onesto con lei in privato: porti il caso a una conclusione positiva il prima possibile, e poi avrò un nuovo incarico per lei. Il lavoro qui in Questura per me da solo è semplicemente troppo oneroso.”
Lavoro... troppo? Moretti cerca di visualizzare nella sua mente il lavoro che svolge quotidianamente il questore e in realtà non riesce a vedere quasi nessun lavoro.
„Moretti, mi sta ascoltando? Voglio offrirle l’opportunità di assumerla qui per il posto vacante di Vice Questore, per darmi un po’ il cambio. Ovviamente la sosterrò personalmente, riceverà ogni aiuto immaginabile e ovviamente una brava segretaria, scelta anche da me personalmente.”
Moretti avverte come un campanello d’allarme nella sua mente! Migliaia di pensieri confusi si accalcano nel suo cervello. „Questo persuasore sottile vuole davvero affibbiarmi il mostro dalla sua anticamera sul groppone!?” Un sudore freddo scende sulla sua fronte, lo stomaco gli si contrae alle dimensioni di un pisello.
„Grazie, signor questore, ma credo che dovrei davvero imparare il lavoro prima fuori e poi, molto più tardi, qualificarmi per una posizione di tale responsabilità.”
„Oh sciocchezze, di che stupidaggini parla! Lasci che me ne occupi io. Inoltre, pensi al sergente Peroni: ho in programma per lui una promozione a Ispettore se ci darà qualche buon risultato. Ma quelli di Roma non approveranno sicuramente di un sergente e un commissario contemporaneamente. Quindi lei potrebbe essere promosso in un secondo momento, o meglio, sarà promosso dopo poco a mio vice!”.
Nel dire la parola vice, Brolio allarga le braccia come a formare un ampio cerchio, quasi come se volesse dirigere un’orchestra.
Moretti si sente messo all’angolo dal questore e pensa che sia meglio non dire altro adesso; meglio rimandare la questione ad un momento più tranquillo per pensare meglio a come uscirne fuori da questa faccenda. Lavorare qui in Questura, accanto a quell’arpia della signorina Uccello… non se ne parla proprio.
All’improvviso si sente come un crepitio e un tonfo provenire dal basso attraverso la finestra aperta dell’ufficio.
Il questore e Moretti vanno alla finestra per vedere cosa succede. Nel cortile sottostante, due meccanici e Peroni tirano giù la Punto dal carro attrezzi. Brolio guarda prima la Punto e poi si rivolge a Moretti.
„Devo preoccuparmi per questo, Moretti?”
„I colleghi della... - Moretti vorrebbe dire „Polizia Municipale”, ma poi pensa che la colpa dell’accaduto sia essenzialmente sua e di Peroni – no, signor questore, nulla di preoccupante. Solo un errore dovuto alla forte velocità per cercare di acciuffare il colpevole, ma… va tutto bene. Non ne dubiti signor questore, è tutto sotto controllo. Ce la farò ad acciuffarlo.”
„Certo che ce la farà, commissario Moretti.”
Dopo questa risposta quasi paterna di Brolio arriva uno stridio spietato dal centralino telefonico alla scrivania.
„Questore, al telefono c’è il dottor Ravelli, dice che è urgente!”
„Come? Sì, certo, per favore passatemelo. Grazie, signorina Uccello.”
Brolio risponde al telefono ma non riesce nemmeno a dire „pronto” che il dottor Ravelli sta già urlando istericamente. Dall’espressione cupa di Brolio, Moretti si rende conto che questa non è una buona notizia. Il dottor Ravelli è un cacciatore amico di Brolio.
„Grazie… sì… certo… adesso è guerra!” e sbatte il telefono sul gancio.
„Sono tornati, quei bracconieri. Ma ora è finita, per sempre, lo giuro. Questi criminali, ora fanno a pezzi la selvaggina direttamente nel bosco, prima di portarla via, noncuranti, come se nessuno potesse fargli nulla!”
Brolio si rivolge a Moretti, ma questi è già sgattaiolato via dall’ufficio, e così il questore non riesce a informarlo che il dottor Ravelli ha incrociato un furgone rosso lì nel bosco.
Moretti è fortunato, la signorina Uccello non è alla sua scrivania. Prima di attraversare l’anticamera si gira velocemente in tutte le direzioni, per non cadere di nuovo in un’imboscata. La schiena gli fa ancora male per il colpo ricevuto prima. Prende gli occhiali da sole dal vaso di fiori e corre lungo il corridoio fischiettando.
Quando arriva all’ufficio centrale, fa richiesta degli effetti personali ritrovati su Roberto Trulli. Tira fuori le chiavi dell’appartamento e va da Peroni in cortile.
„Dai Enzo, andiamo a dare un’occhiata all’appartamento del morto.”
Capitolo 5
Mentre cammina, chiama il meccanico e gli chiede quando potrebbe essere pronta l’auto. Il meccanico fa una smorfia. Moretti si limita a salutarlo e porta Peroni in strada in direzione del centro. Sulla strada per l’appartamento del Trulli, si passa davanti al „Bar Italia”. Moretti e Peroni decidono di prendere un caffè in piedi e uno di quei deliziosi dolci fatti in casa. Nessuno dei due dice una parola, si godono il caffè. Peroni guarda gli ospiti e si stupisce di non conoscere nessuno; Moretti sfoglia le pagine del „Centro” senza cercare niente di particolare.
„Dai Enzo, andiamo.”
Moretti vuole pagare, ma il titolare dietro al bancone gli dice „Ciao” e gli fa segno che possono andare.
Poco dopo arrivano all’appartamento. È arredato in uno stile molto sobrio ed è molto ben tenuto. Moretti e Peroni danno una rapida occhiata a tutte le stanze, chiudono due finestre aperte ed escono dall’appartamento. Peroni chiude la porta e Moretti gli chiede in modo quasi disinteressato: „Enzo, da quanto tempo fai il sergente?”
„Perché vuoi saperlo?”
„No niente, così.”
Entrambi scendono le scale senza una parola, poi suona l’inno nazionale e la tromba delle scale si riempie di suoni.
„Pronto, sì, è qui.”
Peroni passa il telefono a Moretti.
„Ah,