La Signorina. Gerolamo 1854-1910 Rovetta. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Gerolamo 1854-1910 Rovetta
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066070748
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       Gerolamo Rovetta

      La Signorina

      Romanzo

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066070748

       PARTE PRIMA LULÙ

       I. Segantini e Favretto.

       II. Il terribile seccatore.

       III. Lulù!... Lu...lù...

       IV. ?.....

       V. La signora Carlotta.

       VI. Dalla bella Suzann.

       VII. Papà!....

       PARTE SECONDA STEFANIA

       I. I consigli dell'amico.

       II. La signora Eugenia.

       III. La contessa.

       IV. La Fáni innamorata.

       PARTE TERZA IL SECONDO IMPERO

       I. La festa di Lulù.

       II. La vita nuova.

       III. Tornano a fiorir le rose.

       IV. I fiori secchi.

       V. — ... ho finito di fare a mio modo!... —

       PARTE QUARTA LA SIGNORINA

       I. La casa vecchia.

       II. Malinconia.

       III. La villa Roero.

       IV. Il culto delle memorie.

       V. Il Nino Moro.

       VI. Gelosie.

       VII. La mammetta.

       VIII. ... Sempre Lulù.

       LULÙ

       Indice

       Segantini e Favretto.

       Indice

      Francesco Roero, dietro l'uscio socchiuso del suo piccolo appartamento a terreno di via Principe Amedeo aspetta ansioso, in palpiti, da quasi un'ora:

      — Nemmeno oggi?.... Che anche oggi abbia detto di sì, per calmarmi, per lusingarmi, per mandarmi via?... Che non venga proprio nemmeno oggi?

      Aspetta ancora un bel pezzo, sempre ritto, immobile, colla fronte appoggiata a un de' battenti, l'orecchio teso, trattenendo il respiro, aspettando, sperando udire da un momento all'altro un fruscio di vesti particolare, un noto tic-tac di passettini veloci.

       — No! Niente!... Anche stavolta me l'ha data ad intendere! — Strappa l'orologio, con ira, dal taschino della sottoveste e si scosta dall'uscio per vedere l'ora al chiaro, in mezzo all'anticamera già illuminata discretamente da una lampada rosea.

      — Le sei!... Son quasi le sei e mi aveva promesso di venir subito, dopo le cinque!... Non vien più! Ormai è sicurissimo, non vien più! Le sei!... È già scuro!... È già notte! — Pestando i piedi e borbottando furioso tra denti: — Uff!... Maledettissima civetta!

      La civetta maledettissima, tanto amata alle cinque, tanto odiata alle sei è «la Fáni» come la chiamano semplicemente le signore del bel mondo e anche, fra di loro, in confidenza, gli amici più intimi e più martirizzati.

      Fáni, Stefania. La baronessa Stefania d'Eichelbourg, negli Arcolei. Padre tedesco; madre milanese. Concepita nella Selva Nera e nata in Piano d'Erba. Però, nell'incrocio, tutti i caratteri più spiccati e più opposti delle due razze. Bionda e nervosa; sentimentale, voce languida e salute di ferro. Alta, forte, spalle magnifiche e piedini sottili, maravigliosi. Una carnagione infantile, dalle tenue sfumature rosee più delicate e attorno al labbruzzo tumidetto e mobile, l'espressione virile, il disegno dorato dei piccoli baffettini.

      Sono quasi tre mesi, tre lunghi mesi, dai primi di novembre, appena la Fáni è tornata dalla campagna, a quella sera dell'ultimo di gennaio, che il povero Roero, innamorato e disperato, prega, supplica, minaccia per ottenere una visita... la prima visita.

      — Che male c'è?... Che pericolo c'è?... Vorrei tanto mostrarvi i miei quadri: quello del Segantini e l'altro del Favretto! Venite! Venite!... Vieni! Voglio! Fate prima una visita alla De Angelis, che è vicinissima a casa mia, poi... è un lampo! Scappate dentro, non ci son scale, il primo uscio del ripiano a sinistra. Chi potrà vedervi? Chi potrà mai saperlo?... Nessuno; giuro!... Nessuno!

      — Ma poi, anche se... dicessi di sì?

      — Sì! sì! sì! sì!

      — Perchè? Sapete che... deve esser sempre così. Dunque?... È un capriccio inutile, da egoista cattivo! Sapete che ho tanta paura; sapete che sono tanto nervosa, sapete che dopo mi sentirei male, e insistete tanto senza poi... nessuno scopo. Perchè? Perchè?

       — Perchè... ve l'ho detto! Voglio mostrarvi i miei quadri!

      — Di sera?... Vedere i quadri di sera? Al buio?

      — Si accendono i lumi... E