Gerolamo Rovetta
L'idolo
Pubblicato da Good Press, 2020
EAN 4064066069735
Indice
IV. Di sopra, in casa Dionisy.
V. All'hôtel della «Bella Venezia».
VI. Dopo due settimane al club.
VII. Durante il concerto, in casa Dionisy.
IX. La signorina Emma e Carlo Borghetti mentre gli invitati si affollano nel «buffet.»
XIII. I fiaschi di Nino Sebastiani.
XIV. Giordano Mari alla signorina Emma Dionisy.
XVIII. Il trionfo del nobile Barbarani.
I. Il principio della fine della luna di miele.
II. Il ciclo delle conferenze.
VII. La lettera di donna Fanny.
VIII. « A la peau d'Espagne. »
XII. Ugo Foscolo e il signor Tancredi.
XIII. I consigli del buon Dottore.
XV. In Duomo, alla messa delle dieci e mezzo.
PARTE PRIMA.
I. La Conferenza.
A Milano: nella «gran sala» del Circolo artistico-letterario.
Un salone qualunque, abbastanza armonico, ornato di bandiere nazionali e di fantasia.
Giordano Mari, illustre pensatore e storico elegante: parla molto e scrive poco, per cui la sua fama è in continuo aumento. Bell'uomo: barba bionda, corta; capelli bruni, lucenti, ondulati; ciuffo alla moderna. Età, forse, quarantacinque anni, che all'occhio superficiale, e dopo le cure e la cura della toeletta, possono anche sembrare, forse, trentacinque. Diritto in piedi, sul palco elevato, accanto al tavolino, colla solita bottiglia e il solito bicchier d'acqua dal fondo arrugginito, parla da tre quarti d'ora sui Precursori della Rivoluzione.
Quando il conferenziere china lo sguardo per rivolgere il discorso alle signore — tutto un parterre fitto fitto di bei visetti intenti, rallegrato dalla vivezza dei papaveri, per la gran moda dei cappellini rossi — egli sorride sfoggiando la lucentezza candida dei denti, e modula la voce penetrante con inflessioni morbide, quasi tenere. Poi, quando rivolge il capo, e un apposito periodo, ai giovani letterati, agli artisti del pensiero che spiccano qua e là, infissi alle pareti, colla testolina ben pettinata, i solini alti, marmorei e l'uggia classica spirante sui labbruzzi anemici, votati alla sigaretta, la sua parola si fa più lenta, la voce più fredda, la frase più acuta; mentre tuona come un poderoso baritono dell'eloquenza quando scaglia un nome, un'apostrofe o dedica una volatina agli artisti della forma, agli scultori ed ai pittori che lo stanno a sentire raggruppati sull'uscio in fondo alla sala, con le facce sudate — con più o meno barba — spiranti un'attonita maraviglia:
— Cribbio, che polmoni!... Che Tamagno!
Giordano Mari (continuando)... Ecco dunque, o signori, sopra la pleiade dei pensatori che apersero la via ai tempi nuovi e abbatterono l'antico edificio della tirannide, ecco elevarsi quattro grandi figure d'uomini e di scrittori, i maestri dell'idea nuova, i critici della storia universale: