ATTO UNICO
Un salottino modesto. Ambiente semplice. In fondo, due usci, quello per cui si entra venendo dalla porta di scala e quello – nascosto dietro una pesante portiera – della camera da letto. A sinistra, un altro uscio; a destra, un quarto uscio, e un caminetto con su un orologio e due candelieri senza candele. Una scrivania 1 con foglietti, buste, calamaio, penne, carta asciugante, ecc. Un divano, una tavola rotonda, altre poche suppellettili, e, sulla tavola, un vassoio di metallo con entro qualche giornale.
SCENA I
(Quando s'alza la tela, Teresa, tutta curva, compunta e come annichilita, con le braccia incrociate, siede sopra una seggiola messa apposta accanto all'uscio della camera da letto.)
(biascica orazioni; e non alza la voce che per pronunziare in un sospiro le prime e le ultime parole della preghiera:) Requiem aeternam dona ei, Domine; et lux perpetua luceat ei. Requiescat in pace. Amen. – … Requiem aeternam dona ei, Domine. Et lux perpetua luceat ei… Requiescat in pace. Amen – … Requiem aeternam dona ei, Domine. Et lux perpetua, luceat ei…
(di dentro) Venite appresso a me…
(tra sè) Finalmente!.. Requiescat in pace. Amen.
(ancora di dentro) Oh, povera signora mia! Povera signora mia! (Entra, zelante, con in mano due candele, seguita dal Pretore, dal Cancelliere, dal Medico, dal Delegato) Entrate, entrate qua… Venite appresso a me…
(si alza per andarsene, prudentemente.)
Grazie, donna Teresa. (Posa le candele sul tavolino.)
Eh! Il Signore la benedica! (E, mogia mogia, camminando lenta, se ne va, sempre brontolando:) Requiem aeternam…
(a Francesca) Chi è?
Non ci badate: è la mamma del portinaio.
Dov'è la suicida?
Signor Pretore, io non ne so niente com'è successo! Io non ne so niente!
(infastidito) Vi domando: dov'è la suicida?
Non c'è nessun altro in casa… E ch'io possa perdere la vista degli occhi se…
Dov'è la morta, insomma? Come debbo dire?
Ah? La morta? Sta là dentro: nella camera da letto.
Ora cominciamo a intenderci!
E queste candele sono proprio per lei. Il Crocifisso ce l'ho già messo. (Con un sospiro) Che ve ne pare, eccellenza? (Dandosi da fare per ficcare le due candele nei candelieri) Il Signore se la sarà ricevuta?
E lo volete sapere da me! (al Medico) Dottore, giacchè ho avuto il piacere d'acchiapparvi subito, procediamo immediatamente alle formalità. Avrete quindi la cortesia di constatare il decesso e di dare uno sguardo alla suicida per assodare la causa della morte. Non si sa mai!..
Sì, sì, vedrò io di che si tratta. Già, francamente, come medico, veh!, la conoscevo un po' questa signora. Buona donna, ma così strana! Per dire la parola alla moda: così nevrotica!.. Forse, il marito… un uomo pregevole, dicono, ma francamente… Basta! (A Francesca) Di': era malata la tua padrona?
Stava meglio di me, eccellenza. Non è morta di malattia; è morta col veleno!
Questo l'ho capito: me l'hai già ripetuto cento volte!
E allora?
Va, che sei una sciocca! Francamente! (Al Pretore) Vi precedo. (Esce per la porta della camera da letto.)
(al Delegato) Voi, signor Delegato, fatemi il favore d'evitare che la casa sia ingombra di curiosi.
(con sussiego) Non dubitate. (Va all'uscio comune e parla in tono di comando:) Ehi! Guardia Finzi!.. Attento alla porta di scala, voi! Se viene gente indiscreta, mandatela al diavolo. Qua non c'è nulla da vedere. Non stiamo a teatro, qua. (Al Pretore) I parenti li facciamo entrare?
S'intende.
I reporters dei giornali?
Ma no! Ma no!
(alla guardia) Giornalisti, niente!
(al cancelliere) E voi, Cancelliere, tenetevi pronto.
(si è già seduto alla scrivania, ha cavato dalle saccocce i suoi grandi fogli di carta, un calamaietto tascabile e una penna, che s'è messa sùbito sull'orecchio, e si dispone a scrivere.) Pronto.
(ha ficcate le due candele nei candelieri e le ha posate, provvisoriamente, sulla tavola. Ed ora con un fiammifero ne accende una.)
(a Francesca) A voi… Lasciate stare le candele, adesso. Date retta a me. Nome, cognome e paternità.
Francesca Attanasio fu Giuseppe.
(scrivendo) Di anni?
Quarantatrè.
(guardandola) Ma che quarantatrè!
Mettetene quarantaquattro.
Ne metto sessanta, io!
Be', non ci perdiamo in chiacchiere. (A Francesca) Dove siete nata e dove abitate?
In casa dei miei padroni abito, e sono nata… un poco qua, un poco là…
Via, sarete nata a Napoli.
Come comanda vostra eccellenza.
Per istrada, m'avete detto, mi pare…
(pazientemente, tira a sè Francesca) Per istrada m'avete detto, mi pare, che il marito, il signor Palmieri, è in viaggio…
Da tanto tempo!
… E che doveva arrivare in questi giorni.
Credo. Qualche volta il padrone ha detto una cosa e ne ha fatta un'altra, ed è arrivato all'impensata per fare una bella sorpresa alla signora…
(annotando distrattamente) «Per fare una bella sorpresa alla signora».
Avete detto anche, se non mi sbaglio, che stamane essa vi ha ordinato d'andare a consegnare due lettere.
Nossignore: una lettera.
(annotando) «… una lettera».
A chi?
Alla figlia sua, che è in collegio. Io l'ho data al guardaportone del collegio perchè era