ISBN: 9788835413035
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
Breve biografia
Gerardo D’Orrico nato a Cosenza il sei marzo 1976. Compiuti gli studi di maturità scolastica ho frequentato le università di Arcavacata e di Bologna ma senza conseguire la laurea, ho una buona conoscenza informatica e di alcuni strumenti musicali. La mia gioventù è stata tra la residenza di Luzzi e Cosenza per gli studi o nella città natale di mia mamma Villapiana sul mare. Ho fatto moltissimi viaggi in l’Italia e qualcuno all’estero, dopo il servizio militare ho aiutato mio padre con il suo lavoro e mi sono dedicato alla scrittura in prosa oltre a proseguire la mia passione per l’informatica e la programmazione software, ho creato e gestisco il sito-web Beneinst.it, dove ognuno potrà inserire gratuitamente le proprie pagine di diario in lettere, poesie, disegni, quadri o foto. Vivo a Luzzi dove tra le altre occupazioni e la ricerca per l’arte tecnologica, continuo con la scrittura, la revisione o la pubblicazione dei miei testi, fino a ora ho scritto quattro libri in forma di diari: 1. Il bene e il male, memorie 2. Un soffitto di cenere 3. Siamo già noi tra dieci minuti e 4. Dillo tu te stesso.
Foto di gioventù
Prefazione
Questo diario è il terzo libro scritto da me, un’esplorazione degli ambienti cittadini ed extraurbani per osservare gli umani e gli oggetti moderni. Rappresentazioni in forma filosofica o matematica per riuscire a trovare la giusta quantità di moto, le prove che il bene è un più alto sentimento, senz’altro rispetto a un male, la giusta ripetizione di sempre le stesse cose per confermare, che qui non si può dire il falso e tanto meno realizzarlo. Una certa praticità associabile a un manuale sui diritti socio - politico, poi le diverse forme d’uscita da un moderno malsano o nella incorporeità dell’essere.
Il divenire delle proprie esperienze, dei propri sogni nelle loro realtà senza problemi di base, a conferma di un’evidenza umana d’insieme, infine il trasferimento di materiale sociale e antropico tanto contestato in questi anni dopo il duemila. Il periodo delle ventuno lettere contenute raggiunge da dicembre 2008 a luglio 2010. Buona lettura,
Gerardo D’Orrico
1. Le tue camere oscure
31.12.2008
Vano il tentativo di far capire verbo o azione, chi o l’altro studio che d’aperto ci porta verso il delinquente più inquietante ehm, la divina possibilità del non credere o di non essere e parlare. Un giorno di festa sarà anche il prossimo, la realtà sempre quella ci siamo spostati per sentire ch’è vera, ma sei nel male… eppure sembrava così difficile ancora per un po’ e si ripete con consuetudine un caso, lo devi accettare o meglio devi costruirti una legge, una soluzione su orrori quotidiani in forme o atti costretti in quel modo. Quei stramaledetti guai fanno della nostra vita una dolcezza, lì vediamo bene in avanti ma, di ladri qui nessuno ne ha mai parlato, chi lo fa per primo a dire cosa viviamo oggi e ch’esiste. Migliaia di norme da rispettare, regole senza mai dire che quell’errore non fa parte della vita, il tuo impegno verso gli altri sarà la tua presenza anche in tua assenza. Errori, commissioni, porti navali, aree terrestri… vista o precisione, si pensa di un falso la vita o fallace e cosa si dice qui, andrà in un pacchetto software o di qualcos’altro più tardi.
Quel che non so mi spiegassero in due righe giusto per tacere, non devono prenderci in giro sono persone quelle cose, dei diversi singoli che creano la differenza in un tuo vuoto, ogni cosa ch’esiste diventa da zero in poi o qui chi governa è il male… quasi soffoco di nuovo ci denunceranno ah, e non hanno mai fatto nulla, non ricaveranno niente di che, invece viviamo assuefatti o annoiati che dopo sarà come prima… non si è solo in questa particolare occasione, di cosa volevi dirmi dopo ne parliamo. Mi sembra un’ombra sul mondo nessuna necessità, o solo l’assenza totale di tutto, dove e quando andare, partire per lasciare un malsano, tutte le cose vietate sono buone ma, la verità resta una strada senza errori, dopo tutto non c’è altro male, oppure ci vogliono portare a una parte dove non esistiamo, dove non ci siamo come idea o come persona, a esempio un campo aperto dove non c’è nessuno, e lì ucciderci per sempre. In verità: tu sei qui, nessuno è partito perché mancavi tu, il falso diventa come una doccia fredda, mentre saranno cinquecento libri da leggere per sapere.
Qui uno scambio di persona è normale, stare qui è solo un’imprecazione, sarà l’aria che respiriamo ma nessuno fa niente, sembrava la solita canzone invece era l’esistenza intera, che tristezza cosa creato dall’indifferenza della tragedia, anche chi vince viene cancellato per errore ed è tutto sbagliato, per uscire da qui servirà chiamare la legge, non è un sogno o l’altro ma una tragedia di altri nella propria vita. Chi si lamenta che ‘l futuro sarà uguale al passato o all’esistenza di un altro, cento punti a tutti i non morti, serve distinguere poi una spiegazione c’è sempre su come siamo vivi, cosa facciamo siccome lo stiamo facendo e l’opposto, a volte solo un movimento e sorgono le litiche, di questi tempi moderni sì, ma che odorano di secoli fa, veri come la cecità che portiamo per dire ancora di più… ecco una realtà unica e tutto ‘l mondo cambiato, persone, misure invece non diventa passato ma presente l’avvenire, le parole hanno un sapore costante di rinnovo, come una rinascita sotto un segno nuovo. Rinnovo, rinnovarsi e anti morte in vita, affari pericolosi dicono o meglio sarebbe dire: altri rubano, ladri di cose belle che sono sempre state e saranno quelle giuste, mentre altri non ne sanno niente delle cose impossibili. La staticità di un movimento crea un risorgimento interiore, nessuno ci denuncerà sarà solo la troppa paura di quel programma che nessuno ha risolto, cambiato… finita la musica ora dove vai da solo, ci saranno cose che luccicano altre d’oro.
Dopo il pranzo dovrò ripartire, andrò dove non esiste più questo luogo, il ricordo sarà una chiave d’accesso, infondo se si vuol perdere pure una chiave come quella per entrare a casa, non ci rimane quasi niente. Hai ancora di quei fiori d’arancio in questa guerra senza confini: da ieri ancora oggi persiste non vuole finire, continua com’è ricorrente la vita o proseguire per un falso, che a chiamarlo si sente già meglio e siamo ancora qui io, tu e di chi sarà fantasia esserci.
Cerchi delle soluzioni in questo sistema umano sono infinite o sotto un milione, in questo periodo ch’è il mondo sarà cambiato o finito ma che in fine è soltanto un altro, un altro giorno arriva di nuovo la luce e siamo solo molti più quante cose non sono state fatte anche quest’anno, dalle pieghe di un passato sembra volerci una laurea per capire il proprio tempo, per lamentarci o giudicare c’è sempre spazio, ma cosa si voleva dov’è, cosa esiste in realtà. Il mio sogno resta la vita sempre, ci sarà gioia dove uno Stato è installato, dove questi problemi non esistono più?! Il presente non diventa il passato, il fango sulla retorica, cosa avremo tra dieci minuti prima, mezz’ora prima o il giorno prima da ora.
Un’armonia di voci, le parole che ci conquistano, uno straordinario interesse a prima colazione, uno strano a dir poco universo mi avvolge per proseguire la giornata, farcito e abbellito per un’identità incognita che ognuno sceglie se brutta o cattiva. Chi vuol parlare dev’essere aiutato, chi libera per pochi dice che quel discorso resta sbagliato, nel sarcasmo della tragedia chi parla sarà la soluzione o una base non ovvia, un completamento di un’altra opera che deve essere finita, non fraudolenta di una scomparsa in vita o illegale e legale. Illuminati… io resto a casa con pochi amici e i familiari, non fotocopie di vita o parole in altre situazioni, sai che cosa già passato a volte non torna, certo qualcuno si offende forse ma ingiuriarsi non va bene, quindi è sempre stato meglio da soli in universi paralleli tutti terreni, semplici e imbrogliati.
Non si deve permettere la realtà di una conoscenza sbagliata, malsana in quantità, non può creare opere concrete per esser chiari, se non anche in forma d’impostori nel passato, ricordi di quei pensieri negativi, vedrai oggi che complicazione se il problema viene inserito di nuovo, sembra d’esser nati ieri dove viviamo, restare nel passato è un’altra cosa, tra l’altro saranno pure affari della nostra compagnia, tipo il matematico pensiero di cosa si voleva presentare in futuro invece era un passato