Personale sanitario in tempi di pandemia. Una prospettiva psicologica
“Personale Sanitario ai tempi di pandemia, una prospettiva psicologica”
Scritto da Juan Moisés de la Serna
Tradotto da Patrizia Barrera
1ª edizione: maggio 2020
© Juan Moisés de la Serna, 2020
© Edizioni Tektime, 2020
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Distribuito da Tektime
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Prologo
In seguito al successo del libro intitolato “Aspetti psicologici nei tempi della pandemia”, in cui vengono affrontati temi relativi all’impatto del virus COVID-19 sulla vita dei cittadini dal punto di vista psicologico, e sulla base dell’espressa richiesta da parte dei lettori di un testo incentrato sul personale sanitario, ho deciso di scrivere questo libro.
L’obiettivo è quello di offrire informazioni aggiornate sugli aspetti psicologici di quello che è stato descritto come il primo fronte di battaglia contro l’avanzata del COVID-19 dal punto di vista della psicologia scientifica, con precisi riferimenti alle ultime pubblicazioni a riguardo alla fine del libro.
Una visione rigorosa e aggiornata sui contributi della scienza della psicologia espressa in modo accessibile a tutti, con l’obiettivo di aiutare a comprendere l’impatto emotivo di questa situazione nell’ambito del personale sanitario, nonché le sue conseguenze presenti e future.
Ringraziamenti
Malgrado possa sembrare una banalità, parlare di personale sanitario equivale a puntare l’attenzione su quelle persone che sono responsabili della salute pubblica, fisica e mentale, sulla base dei vari ruoli e specializzazioni in ambito sanitario nei diversi paesi. In primo luogo operando una distinzione negli ospedali tra personale medico e paramedico, ovvero separando medici, infermieri e inservienti dal personale di gestione e di amministrazione, nonché da quello di supporto come custodi, guardie di sicurezza e personale addetto alla pulizia, tutti parimenti importanti per il buon funzionamento di un centro sanitario più o meno grande.
Il distinguo precedente non è accessorio ma di importanza primaria perché, sebbene il testo si concentri sul personale sanitario in tempi di pandemia, non bisogna dimenticare che esso può svolgere il suo lavoro grazie a tutta l’equipe umana che lo sostiene e che collabora con esso, persone spesso “invisibili” ai pazienti e alle loro famiglie ma, come già detto, preziose. (@UNICEF_CLM, 2020) (vedi Figura 1).
Infermieri, Medici, Ausiliari, Inservienti…Un grande applauso dal mondo intero per tutto il personale sanitario. GRAZIE!
CAPITOLO 1. CONTESTUALIZZANDO
Prima di approfondire l’impatto psicologico ed emotivo del COVID-19 sul personale sanitario, dobbiamo contestualizzare questo lavoro nell’ambito di una pandemia che colpisce a livello globale e senza precedenti nella storia moderna, mettendo a dura prova il sistema sanitario e creando stress nella popolazione.
Pur notando le disastrose conseguenze in Cina, dove l’epidemia è iniziata, i Governi hanno cominciato a prendere misure a riguardo solo alla comparsa dei primi casi nel proprio territorio. Uno stato di cose che è iniziato appena pochi mesi fa e che ha coinvolto sempre più Paesi, con i primi casi importati da cittadini provenienti dalle zone colpite che, involontariamente, hanno diffuso poi il contagio in tutto il mondo.
Una situazione critica nei confronti della quale i governi hanno adottato misure diverse ma, in tutti i casi, la lotta contro il virus è stata condotta dal personale sanitario anche a rischio della propria vita, per curare i pazienti che si trovavano in situazioni di emergenza.
La Sanità in ambito Europeo
Il personale sanitario può essere distinto in base alla categoria indicata in ciascun paese, ad esempio tra personale medico e infermieristico, professionisti che svolgono funzioni complementari ma la cui percentuale rispetto alla popolazione varia a seconda del paese Europeo da cui si sta parlando.
Pertanto, e nel caso specifico della Spagna, questo è superiore alla media Europea in termini di numero di professionisti medici che lavorano nel settore sanitario, una media che nel 2019 era di 3,6 per 1.000 abitanti; mentre nel caso degli infermieri la Spagna è inferiore alla media, la cui percentuale nel 2019 a livello europeo era dell‘8,5 per 1.000 abitanti.
La Grecia, l’Austria e il Portogallo sono i paesi con il più alto rapporto di medici-pazienti nell’Unione europea, mentre quelli con il rapporto più basso sono la Polonia, la Romania e l’Inghilterra.
Per quanto riguarda la comunità infermieristica, la Norvegia, l’Islanda e la Finlandia sonoi tra i paesi Europei con un rapporto più elevato per 1.000 abitanti, mentre quelli con il rapporto più basso nell’Unione europea sono la Grecia, la Bulgaria e la Lituania.
Pertanto, la Spagna si piazza nel quadrante con più medici e meno infermieri rispetto alla media Europea
Foto 2. Personale Sanitario in Europa
Per offrire un quadro realistico della situazione è bene chiarire che nel caso specifico della Spagna, dove viene registrato un rapporto inferiore degli infermieri rispetto alla media Europea, che ciò non è dovuto alla mancanza di personale, ma piuttosto che nel conteggio non vengono considerati gli assistenti infermieristici, nonostante il fatto che in altri paesi Europei le loro funzioni siano equiparate a quelle degli infermieri.
Parimenti, si specifica che nel caso della Grecia e del Portogallo, viene conteggiato il numero di medici autorizzati ad esercitare e non solo quelli che lavorano nei centri sanitari, quindi la loro percentuale è superiore alla media Europea.
Con questo primo approccio, vogliamo offrire una panoramica generale del personale sanitario presente nei vari Paesi, e in particolare in Spagna, prima della comparsa di COVID-19, un aspetto che è rilevante in termini di risorse umane deputate a combattere l’avanzata del morbo; un panorama che, come vedremo, è cambiato rapidamente in termini di disponibilità e requisiti dei nuovi professionisti. Ciò riflette le enormi differenze esistenti tra i paesi dell’Unione europea, il che in linea di massimma potrebbe rappresentare un carico di lavoro maggiore o minore che tale personale dovrà sopportare: quindi, più alto è il numero di medici e infermieri ogni 100.000 abitanti, più facile risulterà l’assistenza alla popolazione, poiché si potrà contare su più risorse umane. O, almeno questo era il modo di pensare prima del palesarsi di alcuni eventi che, nel giro di poche settimane, hanno radicalmente cambiato la realtà del personale sanitario.
Ma prima di passare ai commenti ci sono anche altri indicatori da tenere in considerazione per conoscere la “forza” del sistema sanitario di ciascun paese, ad esempio il numero di letti ospedalieri disponibili. Nel 2014 la media dell’Unione Europeo era di 372 posti letto per 100.000 abitanti; la Spagna era inferiore alla media, con 242 letti (Eurostat, 2020) (vedi figura 3).
Foto 3 Posti letto disponibili ogni 100.000 abitanti
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